La legge 77 sulla sostenibilità energetica vorrebbe obbligare gli autoriparatori a proporre sempre, oltre al ricambio nuovo, anche l’alternativa di rotazione. Una proposta che fa infuriare gli autoriparatori d’oltralpe, ma che fa parte dei progetti europei sull’economia circolare. Dovremo temere una proposta simile anche in Italia?
La chiamano economia circolare, cioè una economia, in cui il ciclo di vita di un prodotto continua all’infinito. Nel mondo dell’auto riparazione questo si traduce in un utilizzo massiccio di parti revisionate, ricondizionate e ricostruite.
L’economia circolare è uno degli obiettivi europei per ridurre gli sprechi, tanto che oramai, sia le stesse case auto sia i più grandi componentisti propongono ricambi di “rotazione” a fianco del nuovo.
L’obiettivo è abbattere l’inquinamento che provoca la produzione di ricambi nuovi , dando al mercato però anche una chance in più: avere comunque un prodotto di buona qualità da vendere.
Questo tipo di ricambi esiste da quando esistono le auto e da sempre rappresentano un’alternativa al ricambio nuovo. Eppure la Francia fa un passo ulteriore e, nella bozza della legge 77 sulla sostenibilità energetica vorrebbe introdurre l’obbligo per l’autoriparatore di segnalare all’automobilista sempre la scelta (legge che se confermata entrerà in vigore dal primo gennaio 2017).
L’Articolo L.121-117 prevederebbe, infatti, che " qualsiasi professionista che vende servizi di manutenzione e riparazione di autoveicoli deve permettere ai consumatori di optare per i ricambi ricondizionati provenienti dall’”economia circolare” invece delle parti nuove "
Il ricambio come i farmaci
Si tratterebbe insomma di una norma simile a quella italiana sui farmaci generici, in cui il farmacista è obbligato fornire sempre l'alternativa generica a un farmaco. Eppure la differenza è sostanziale. Intanto perché il nei farmaci si tratta esattamente dello stesso prodotto (hanno lo stesso principio attivo), mentre nei ricambi, seppure la qualità del rigenerato sia spesso ottima, si tratta di prodotti differenti.A far andare su tutte le furie l'associazione francese FNAA (Federazione nazionale degli artigiani dell’automobile) è il principio per cui la responsabilità sul lavoro eseguito rimane comunque sempre in capo all’autoriparatore, anche se il cliente sceglie un ricambio ricondizionato.
La bozza prevederebbe anche una serie di sanzioni amministrative (da tre a quindicimila euro) per chi non offre tale opportunità, ma il problema, segnala l’associazione, è che “attualmente l’offerta di ricambio rigenerato o ricondizionato copre a mala pena il 3% del totale”, per cui tutte le attività di autoriparazione rischierebbero di essere fuori legge.
Un cambio di passo
Per l’associaizone francese, infatti, l’obiettivo è condivisibile: incrementare la diffusione dei ricambi rigenerati. Quello che è sbagliato è l’approccio, anche perché ogni ricambio di “rotazione” prevederebbe la gestione del reso e un aumento esponenziale della burocrazia, ragion per cui si andrebbe incontro a una riduzione complessiva dell’efficienza.In ogni caso l’FNAA ha scritto al Ministro dell'Ecologia e dello Sviluppo Sostenibile Ségolène Royal, chiedendo di rivedere la posizione del governo e affrontare la questione con una maggiore consapevolezza.
E in Italia?
Benché non sia previsto al momento in Italia, in Europa l’economia circolare è considerata una delle priorità della Commissione. A dicembre, infatti, proprio la commissione è tornata sulla direttiva 2000/53/C riguardante il fine vita delle auto, proponendo alcune modifiche che vadano nella direzione di un maggior utilizzo delle parti ricondizionate (con anche alcune misure per la semplificazione burocratica della gestione delle carcasse). In ogni caso, l’obiettivo è quello di promuovere il riciclo delle auto, mentre ancora non è stato posto alcun obbligo alle attività di autoriparazione.Scarica il testo della lettera inviata dall'FNAA