Più che i motori a benzina, quelli sotto accusa sarebbero i Diesel, ancor più dopo lo scandalo Dieselgate del 2015. Da quegli anni però la tecnologia ha fatto passi da gigante e, nonostante il clima d’incertezza a cui si aggiunge l’ibrido - elettrico che non decolla, sicuramente i motori a combustione interna ci faranno compagnia per tanto tempo ancora…
Sulla base della formulazione dei dati ACI, con le nuove norme il numero delle vetture dei cittadini milanesi che non potranno più circolare in quest’area salirà a ben 150.000 circa. Senza considerare le auto provenienti da chi abita fuori Milano. Naturalmente, come Milano, anche altre città versano in simili condizioni.
I Diesel banditi dalle città? Anche no…
Rimanendo però sull’esempio del capoluogo lombardo, gli effetti dell’area B iniziano a ripercuotersi anche sul mercato dell’usato (e quindi della riparazione), considerando che nei primi 6 mesi del 2019 solo il 7,8% dei passaggi di proprietà di auto usate (1993) effettuati a Milano ha riguardato le classi previste dalla zona a traffico limitato, per un calo del 43,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.Invece sono aumentati i passaggi di proprietà di vetture benzina e Diesel (+6,8%) Euro 5 e 6. Più in generale, uscendo per un attimo fuori da Milano e considerando le stesse classi ambientali, le città capoluogo di regione più virtuose sono risultate Trento e Aosta, dove tali auto pesano solo per il 4,7 e il 4,9% del circolante.
Diversamente, le cosiddette auto inquinanti pesano per il 43,1% a Napoli, il 39,7% a Campobasso e il 38,6% a Potenza, praticamente quindi le meno virtuose.
Quanto appena descritto non è altro che un’istantanea della situazione attuale relativa ai cosiddetti motori inquinanti, che però non delinea una situazione così marcata. Infatti, se i vecchi motori delle auto Diesel restano ad alte emissioni di CO2 e inquinanti, i nuovi modelli sembrano inquinare addirittura meno di un equivalente a benzina.
Insomma, sembra proprio che, nonostante gli attuali momenti di incertezza e di vani (per ora) tentativi di elettrificazione, che non incontrano il gradimento sperato, ma per i quali le case auto sono costrette a investire, con il Diesel dovremo conviverci ancora per un bel po’.
Ambientalisti, Diesel e case auto
Da tempo additati come gli inquinatori per eccellenza dagli ambientalisti più sfegatati, si richiede a gran voce addirittura di penalizzare le motorizzazioni a gasolio eliminando gli incentivi fiscali su questo tipo di carburante, presenti in diverse nazioni europee, che lo rendono alla pompa più economico della benzina, fino a eliminare del tutto la circolazione dei Diesel in città.Per esempio, il gruppo ambientalista Transport&Enviroment ha segnalato che sulle strade europee circolano ancora 51 milioni di auto Diesel Euro 5 ed Euro 6, proprio quelle coinvolte nello scandalo Dieselgate (la scoperta avvenuta nel 2015 sugli inquinanti emessi da auto Diesel Volkswagen e di altre marche truccati da alterazioni software) e che nel 2018 quelle auto sulle strade europee sono aumentate del 12%.
A livello europeo, prima per numero di Diesel sospetti sarebbe la Germania con 9,9 milioni di esemplari, seguita da Francia con 9,8 milioni, UK con 8,5 milioni e Italia con 6,6 milioni.
Un quarto di queste auto sarebbero proprio Volkswagen, la marca più implicata nel Dieselgate.
Dopo lo scoppio dello scandalo, le case auto hanno naturalmente cercato di rimediare aggiornando i software, ma secondo Transport&Enviroment questa misura, consentita dalla Comunità Europea per non mandare a gambe per aria l’industria automobilistica, non sarebbe sufficiente a riportare quelle auto a rispettare le norme vigenti, ma servirebbero kit di abbattimento degli inquinanti da 3.000 euro per veicolo.
Come magra consolazione, in Germania le case auto hanno creato un fondo di 250 milioni di euro per incentivare il trasporto pubblico e la rinuncia alle auto nelle città tedesche, mentre in Italia il nuovo governo si sta muovendo nella direzione di tagliare gli sconti fiscali sui Diesel (vedere Box “Dieselisti” tartassati).
Intanto però, la presidente di “Cittadini per l’aria onlus” ricorda come “l’Italia continui a essere, di anno in anno, in testa alla classifica europea dell’impatto da NOx con una cifra spaventosa: 20.500 morti premature. Quindi è indispensabile che il governo ottenga un’assunzione di responsabilità da parte delle case automobilistiche, istituendo un fondo analogo a quello ottenuto dalla Germania a supporto delle città, mentre i sindaci devono attivare al più presto sistemi di divieto all’ingresso per i Diesel in città, in modo da proteggere la salute dei cittadini dall’impatto terribile dei fumi emessi da questi veicoli velenosi”.
Diesel vs benzina: chi inquina di più?
In tutto ciò risulta strano però che mentre Transport&Enviroment combatte a spada tratta i Diesel “super-inquinanti”, la rivista Altroconsumo ha condotto test su strada ottenendo risultati sorprendenti.Se infatti test condotti nel 2017 confermavano la falsità dei tassi di inquinamento ufficiali, quelli del 2019 sembrano indicare che il Dieselgate sia stato ben recepito dalle case automobilistiche: “Rispetto ai test condotti due anni fa, le emissioni inquinanti dei motori Diesel infatti sono diminuite molto, proprio per consentire alle auto che hanno questo tipo di motore di superare le più stringenti prove di omologazione. La situazione tra Diesel e benzina si è quindi ribaltata: oggi un buon motore Diesel inquina meno di un equivalente a benzina”, scrivono sulla rivista.
In particolare, Altroconsumo ha svolto tre test su auto Diesel, come anche benzina ed elettriche: il Ciclo Wltp (omologazione sui rulli già previsto dai test europei), il ciclo autostradale, che permette di rilevare meglio emissioni e consumi delle auto lanciate ad alta velocità, e l’RDE, test su strada eseguito su un tragitto predefinito secondo i criteri stabiliti dalla Commissione Europea.
Di fatto, i risultati indicano che tra i 30 modelli provati, le cinque auto con le minori emissioni inquinanti siano proprio Diesel e fra le migliori dieci solo tre siano a benzina.
Si aggiunga naturalmente poi che i motori Diesel, per la loro maggiore efficienza, sono anche quelli che consumano meno (4/5 litri per 100 km contro i circa 6 litri per 100 km dei benzina).
Viene da chiedersi se il motore Diesel a questo punto sia da demonizzare in tal modo.
Sicuramente è anche vero però, come ricorda Altroconsumo, che in Italia i Diesel più avanzati siano ancora una esigua minoranza: il 64% delle auto, il 72% dei furgoni e il 66% dei camion in circolazione, sono ancora Euro 4 o più vecchi e, in questo caso, forse gli “esorcismi antidiesel” avrebbero più senso.
Alimentazioni alternative?
Il futuro? A parte l’elettrico, se si sviluppa con batterie consone, potrebbe essere sicuramente anche Diesel (e benzina naturalmente), ma alimentato da carburanti più sostenibili, come biodiesel o biometano liquidi, se non addirittura a idrogeno.Quindi, altro che la fine dei carburanti classici! Al momento le alimentazioni sia Diesel sia benzina, opportunamente “ripulite”, faranno ancora parte per tanto ancora nel nostro futuro.
“Dieselisti” tartassati
Con il “decreto Clima” potrebbero essere ridotti gli sgravi sui derivati del petrolio, come il Diesel, pronto per essere approvato dal Consiglio dei Ministri.Di fatto, potrebbero aumentare le tasse sui derivati del petrolio, diminuendo le agevolazioni su alcuni combustibili fossili. Così, i 17 milioni di italiani proprietari di auto Diesel si ritroverebbero la brutta sorpresa.
Verrebbero eliminati 19,3 miliardi di euro l’anno di sussidi, che invece dovranno essere sborsati dai cittadini. In pratica, ogni possessore italiano di auto Diesel avrebbe un aumento dei costi di carburante di circa 350 euro l’anno, in media.
Ad essere colpiti poi non sarebbero solo gli automobilisti, ma anche i pescatori poiché il decreto potrebbe eliminare anche le agevolazioni (allo stato attuale) sul carburante per navigazione. Dovrebbero essere salvi invece gli agricoltori, visto che il gasolio per uso agricolo dovrebbe mantenere le agevolazioni già previste.
Trend usato: bene gasolio al centro-sud, bene benzina al nord, male ibrido-elettrico ovunque…
Secondo l’Osservatorio Brumbrum, che ha analizzato numeri e tendenze nell’acquisto in rete di auto usate in tutte le regioni d’Italia nei primi 6 mesi del 2019, l’automobile rimane il principale mezzo di trasporto degli italiani.In particolare, al Sud il Diesel è ancora leader indiscusso: in Puglia, Basilicata e Calabria il gasolio detiene ancora il 75% del mercato: Molto bene anche in Molise, Sicilia e Sardegna.
Al Nord invece il gasolio è in netto calo, mal supportato dalle autorità locali. In Lombardia e in Piemonte la benzina tocca quota 30%, come anche in Toscana e in Trentino. Il top lo raggiunge la Liguria con quasi il 39%.
Male, anzi malissimo l’ibrido, nonostante per molti rappresenti la soluzione del futuro, con numeri intorno al singolo punto percentuale o poco più.