Dominick Zarcone e Arnd Franz tracciano la rotta del gigante americano: facciamo il punto della situazione.
Un momento di confronto con i giornalisti delle principali testate europee è l’occasione giusta per spiegare la strategia del gruppo americano, con uno sguardo ai cambiamenti in atto nel settore e le mosse che LKQ sta mettendo in campo per il prossimo futuro.
A dare una fotografia dell’attuale situazione è Dominick Zarcone, che dal 2017 è presidente e amministratore delegato di LKQ Corporation. È lui a ripercorrere la corsa dell’azienda americana, nata “solo” nel 1998 e che oggi può contare su un fatturato di quasi 12 miliardi di dollari con un obiettivo dichiarato di diventare un “distributore leader nel mondo dei ricambi” a livello planetario.
Per arrivare a questo risultato, secondo Zarcone, sono tre i pilastri su cui far poggiare ogni progetto: i clienti, i dipendenti e la comunità. Dove per comunità si intende l’attenzione a tematiche sociali ed ecologiche, argomenti in cui LKQ crede e a cui darà sempre maggiore attenzione.
Il business del “green”
Non è infatti un caso che il presidente del gruppo, che controlla in Italia Rhiag Group, faccia notare come LKQ sia il più grande produttore di parti usate d’America, che significa innescare un ciclo virtuoso nello smaltimento delle auto a fine vita: “Oggi abbiamo 107 location in USA – continua Zarcone – che ci permettono di smaltire circa 880.000 veicoli in un’ottica di riciclo e non di rottamazione”.Il tema dell’economia circolare, in cui i ricambi usati sono al centro di una strategia di crescita, riguarda anche l’Europa, dove LKQ è attiva in Svezia con Atracco, società che si occupa proprio di questa attività. Tuttavia, i tempi non sembrano ancora maturi, spiega ancora Zarcone: “Nonostante la nostra attività ci renda i più grandi riciclatori del mondo, in Europa manca un vero e proprio mercato, perché le compagnie di assicurazione, che rappresentano il nostro principale cliente Oltreoceano, in Europa non lavorano con i ricambi usati. Negli Stati Uniti, invece, questo tipo di prodotto rappresenta circa il 40% del mercato. Eppure, pensiamo che il tema del riciclo legato all’ecologia arriverà anche qui e per questo stiamo costruendo già oggi la nostra presenza e abbiamo già oltre un milione e mezzo di ricambi usati”.
Crescita e consolidamento: le risposte all’emergenza
Ma se l’usato rappresenta un business consolidato Oltreoceano e un investimento nel Vecchio Continente, anche LKQ ha dovuto confrontarsi con una crisi legata a una pandemia senza precedenti al punto che, dichiara Zarcone, lo scorso aprile, quando la maggior parte del mondo si è fermata, in Europa il gruppo lasciava sul mercato quasi il 40% del fatturato mensile.Nonostante questo, però, l’azienda ha pensato in primo luogo ad attivare i protocolli per proteggere i dipendenti e i clienti. “LKQ ha attuato una serie di strategie, che hanno funzionato, e che ci hanno permesso di reagire. Oggi, infatti, siamo in linea con i risultati pre-pandemia, anzi, il primo trimestre del 2021 è il migliore della storia di LKQ sia da un punto di vista del fatturato sia del margine”, ha dichiarato Zarcone.
Nel breve periodo, quindi, LKQ punterà ancora a crescere attraverso un numero sempre maggiore di servizi da offrire ai clienti. Parliamo di servizi che, nelle parole di Zarcone, saranno dedicati a rendere “i nostri clienti sempre più competitivi”, perché è indubbio che la vera sfida sarà proprio nella sostenibilità di tutti gli attori della filiera.
L’Europa è ancora una terra di conquista
Ed è proprio sull’Europa che il gruppo punta per consolidare le proprie attività. Il Vecchio Continente, infatti, rappresenta la principale fonte di guadagno per LKQ con un fatturato che vale il 47% del gruppo a fronte del 40% realizzato negli Stati Uniti (il restante 13% è realizzato nel settore che LKQ chiama “specialità”, ossia accessori per pick-up, jeep e camper).L’avventura di LKQ in Europa, ricorda il CEO di LKQ Corporation, è iniziata con l’acquisizione di Euro Car Parts (ECP) in UK e “17 acquisizioni dopo siamo i più grandi distributori d’Europa”. Una crescita che, secondo Zarcone, continuerà attraverso altre acquisizioni ma, ci tiene a sottolineare, “punteremo a crescere anche organicamente”.
Come prova della capacità di crescere anche senza per forza dover acquisire, Zarcone cita il caso inglese, dove l’azienda ha permesso a Euro Car Parts di aprire moltissime nuove filiali nel corso del tempo (solo nel primo anno dall’acquisizione, ECP ha aumentato il numero di filiali di 45 unità a fronte delle 80 che aveva alla sigla della cessione). Una strategia che, affiancata alle acquisizioni, avverrà anche negli altri paesi, partendo da Francia e Spagna.
Ma la crescita realizzata grazie alla campagna acquisti europea ha posto LKQ di fronte a un altro problema, ovvero quello dell’integrazione delle varie aziende. Da due anni, infatti, sotto la guida di Arnd Franz, CEO di LKQ Europe, l’azienda ha visto impegnate oltre 150 persone proprio in questa attività. Un passaggio importante che tuttavia non vuole stravolgere l’immagine delle singole realtà nazionali sul mercato: “Abbiamo iniziato il processo di integrazione di LKQ Europe nel 2019 – spiega Franz – e proprio recentemente abbiamo completato una parte importante dello sviluppo con l’integrazione di molte funzioni. Ciononostante abbiamo anche la chiara intenzione di mantenere i market leader nei vari paesi, quindi il mantenimento dei singoli brand in ogni paese”. Quello di cui parla Franz è l’integrazione dei sistemi informativi, che oggi permettono alle diverse aziende di ogni paese di dialogare tra loro: un consolidamento “necessario” per poter pensare alle prossime mosse.
“Ora che abbiamo completato questa fase – prosegue Franz – possiamo concentrarci sulla crescita, che deve essere sostenibile per tutti, anche in termini di profittabilità. Per farlo accelereremo il modo di interagire con i nostri clienti in maniera visuale”. Il che significa una maggiore visibilità del marchio LKQ all’interno dei singoli brand nazionali, ma anche strumenti che permettano una maggiore comunicazione con i clienti: “Siamo abituati a dialogare quotidianamente con i nostri clienti attraverso i nostri gestionali ed e-commerce - spiega Franz -, oggi però lanciamo la prima piattaforma di formazione in 20 paesi e pensiamo che proprio attraverso quella che abbiamo chiamato LKQ Academy potremo dare un vero valore aggiunto ai nostri clienti”.
Una strategia che Zarcone reputa indispensabile, perché il nostro settore è chiamato a grandi sfide: “Le auto cambiano velocemente, con la connettività, gli ADAS, i mezzi elettrici fino alla presenza delle flotte”.
Ma l’incontro con la stampa è l’occasione anche per analizzare alcuni problemi tipici della distribuzione ricambi in Europa, a partire dalle importazioni parallele. “Oggi l’Europa rappresenta il mercato più complesso su cui operiamo – racconta Franz -, abbiamo valute differenti e mercati differenti con prezzi diversi. Nonostante per noi si tratti di un mercato unico, la competizione in atto ci pone davanti a problemi reali. Riteniamo che oggi sia fondamentale avere una visione unica sul mercato europeo, un risultato che si ottiene solo avendo una propria strategia e un proprio network”.
Batterie: la sfida del futuro
Ma se il mondo della distribuzione rappresenta, tutto sommato, il mercato “tradizionale” è sul futuro che LKQ ha già puntato le sue ambizioni. Se, infatti, la crescita di auto elettriche non sarà probabilmente rapida, come molti credono, è certo che, con il consolidarsi della tecnologia ibrida, stiano aumentando notevolmente le vetture con batterie al Litio. Per questo LKQ ha iniziato a investire nel riciclo di queste batterie perché, spiega Zarcone, “da una parte vogliamo essere green e dall’altra siamo convinti che sarà un business fondamentale per il futuro. Non bisogna dimenticare, infatti, che in un’auto, anche ibrida, il costo della batteria è quasi sempre maggiore rispetto a tutti gli altri ricambi”.La sfida dell’ibrido, ma anche dell’elettrico, porta però con sé anche alcuni quesiti intrinsechi nel modello distributivo. Molte case automobilistiche, infatti, stanno entrando nella distribuzione dei ricambi e nel servizio auto multibrand. Una tendenza che tuttavia, secondo Zarcone, “sarà difficile da mantenere per le case auto, che controllano comunque pochi marchi”.
Secondo LKQ, perciò, in futuro ci saranno sempre più sistemi distributivi ibridi con dealer e operatori indipendenti affiancati. “Specialmente gli operatori, tipo Stellantis o il gruppo Renault – prosegue Zarcone -, hanno già iniziato a pensare a una strategia ibrida. Noi crediamo che con i cambiamenti in questi network e il numero sempre minore di concessionarie fisiche (dovuto anche al fatto che i veicoli durano sempre di più, oltre alle mancate vendite del 2020 e del 2021) ci sarà una grande opportunità per gli indipendenti”.
Una tendenza che riguarderà tutto ciò che ruota attorno all’automotive secondo Zarcone, perché molti saranno costretti a “riconsiderare il proprio modello di business e questo porterà a maggiore collaborazione, meno bianco e nero e più aree di collaborazione. Non solo per la distribuzione ricambi, ma anche per le assicurazioni, per gli operatori finanziari e per le flotte: tutti coloro che hanno interessi in questo settore spingeranno per servizi multibrand. Ovviamente, poi, cosa succederà dipenderà dal mercato, ma noi siamo molto aperti e possiamo contare sulla maggiore copertura europea e stiamo investendo in maniera importante in risorse IT proprio perché pensiamo che questa ibridizzazione passerà proprio dall’integrazione dei sistemi di comunicazione”, conclude Zarcone.