Auto sempre più eco-compatibili e un mercato che guarda al risparmio sono le chiavi di successo del ricambio rigenerato. Un prodotto in rapida ascesa che sembra non incontrare ostacoli se non di visibilità.
Provate a entrare in una officina in cui si rigenerano componenti meccanici o elettrici; provate a prendere in mano quell’oggetto sporco e rovinato che forse un tempo era una turbina, oppure un alternatore o una scatola guida; provate poi a ripassare per quell’officina, qualche giorno dopo, e provate a distinguere il componente da voi analizzato da uno nuovo: è quasi impossibile.Per rigenerare una parte di una vettura basta che la struttura esterna sia sostanzialmente intatta, tutto il resto può essere sostituito con pezzi nuovi: questo a patto che l’operazione convenga economicamente rispetto al ricambio completo.
La prima vittima della produzione industriale
La storia del ricambio rigenerato risale alle origini dell’automobile. Quando non esisteva la produzione in linea, e quindi la possibilità di reperire ricambi facilmente, ogni parte danneggiata, se appena era possibile, veniva riparata. Con l’avvento della produzione in linea i componenti hanno iniziato a essere prodotti in serie, ma il loro costo è stato per lungo tempo molto elevato e la rigenerazione ha rappresentato ancora una volta la scelta più conveniente. Uno dei componenti che meglio si prestava a essere ricondizionato era l’ammortizzatore: trattandosi di un semplice cilindro di metallo, olio e pompanti, con l’uso le guarnizioni cedevano e l’ammortizzatore perdeva lubrificante. Bastava perciò una semplice revisione, che consisteva nel cambio delle parti in gomma e nella ricarica dell’olio, perché tornasse come nuovo.
Oggi, con l’avvento degli ammortizzatori a gas e grazie a una produzione in grandi numeri, il costo di tale operazione supera abbondantemente quello di un ricambio nuovo e non vale più la pena rigenerarli.
Stando a questo ragionamento, si potrebbe pensare che il ricambio ricostruito sia destinato a sparire, nel giro di pochi anni, in favore solo ed esclusivamente di parti nuove. Non è così e vediamo perché.
Costi e leggi
Sono due i fattori che influenzano la domanda di ricambi rigenerati: il costo del ricambio stesso e la sempre maggiore attenzione ai problemi ambientali.
La convenienza economica di un ricambio rigenerato dipende esclusivamente dal prezzo di vendita del nuovo. Se infatti i produttori possono lavorare sulla diminuzione dei costi di produzione, ad esempio aumentando l’automatizzazione o
spostando la produzione in Paesi con manodopera più economica, i costi di rigenerazione sono relativamente fissi. Solo pochi riescono a creare poli di revisione (e tra questi le Case giocano un ruolo di primaria importanza) tali da abbattere i costi.
L’attenzione ai problemi ambientali, invece, non va confusa con una “romantica” visione di un mondo in cui tutti vogliono vivere bene e senza inquinamento. Esistono leggi e direttive (vedi box) che impongono una rapida accelerazione nel processo di riciclaggio delle vecchie autovetture. Ma se recuperare materie prime da un mezzo ormai in disuso comporta costi molto elevati, così non è se si prelevano complessivi e si provvede alla loro revisione. Vediamo quindi quali sono questi componenti e quando il rigenerato è ancora vantaggioso rispetto al nuovo.
Una famiglia numerosa
Il numero di parti rigenerabili di una vettura è veramente ampio e spazia dai componenti elettrici a quelli meccanici. Analizzando le risposte giunte in redazione dalle aziende specializzate del settore, emerge che, per lavorare in questo settore, è necessario un alto grado di specializzazione: per questo motivo chi si occupa dei componenti elettrici difficilmente rigenera anche motori e viceversa. La revisione dei componenti può, quindi, essere suddivisa in queste due principali attività.
Storicamente sono i componenti elettrici a rivestire un ruolo di primaria importanza in questo mercato, mentre, per quanto riguarda quelli meccanici, gli autoriparatori hanno sempre manifestato un certo scetticismo. Il perché è presto detto: un componente elettrico che si guasta è facilmente riparabile, non necessita di particolari tecnologie e i danni che può riportare sono difficilmente di grave entità. Un componente meccanico, viceversa, è sottoposto a notevoli sollecitazioni, tra le quali le più pericolose sono sicuramente quelle termiche, che possono alterare anche la composizione e le forme del componente originale.
Il mercato dei componenti elettrici rigenerati è, quindi, uno dei segmenti che ha maggiormente successo. Tanto per dare un’idea dei volumi che si realizzano su questi prodotti, basti pensare che un’azienda come Bosch, sulla linea di avviamento, riesce a realizzare il 40% del fatturato proprio dal ricambio rigenerato. La qualità dei ricambi elettrici rigenerati fa sì che il percorso di distribuzione sia relativamente snello; l’unica differenza consiste nella riconsegna del componente usato al momento dell’ordine. Essendo questo un ricambio molto diffuso, alcune società offrono anche servizi di fornitura precedente allo smontaggio. Tradotto in altri termini vuol dire che si può ordinare il componente rigenerato prima ancora di smontare quello da sostituire, che deve essere riconsegnato in seguito, a tutto vantaggio del cliente finale.
Per i componenti meccanici, il discorso è invece più complesso e merita un’analisi maggiore e più approfondita. Ogni prodotto ha, infatti, un suo processo di lavorazione, che richiede macchinari e competenze specifiche. Iniziamo analizzando il cuore della vettura, ossia il motore.
Il mercato dei motori revisionati opera in prevalenza sul prodotto che viene consegnato: questo perché i costi di magazzino, viste le grosse dimensioni e la scarsa rotazione, sarebbero davvero elevati. Un’altra caratteristica dei motori è rappresentata dai clienti. Se infatti in generale per tutti i ricambi, il cliente tipo è l’autoriparatore, capita spesso nel caso dei motori che sia l’automobilista stesso a recarsi dal rettificatore. Tuttavia, secondo la FIR (associazione dei rettificatori e ricostruttori di motori italiani), il problema maggiore dei questa categoria è proprio di visibilità.
Rimanendo nei dintorni del gruppo termico, un posto di rilievo per la rigenerazione, nonostante quanto affermato in precedenza, spetta ancora ai turbocompressori. Un gruppo di sovralimentazione revisionato consente un risparmio di circa il 20% rispetto al corrispettivo nuovo, garantendo un’efficienza equivalente. Per questi componenti è necessario che la coclea e il blocco in generale siano privi di crepe o danni, cosa tra l’altro non difficile in quanto il principale problema delle turbine è il grippaggio di alberi, cuscinetti e bronzine. Per la revisione dei turbocompressori è necessario avere strumenti di precisione, in particolare per l’equilibratura dei rotori, che, viste le alte velocità, sollecitano notevolmente i cuscinetti. È poi rilevante notare come, in questo specifico settore della ricostruzione, una cospicua quota di mercato sia occupata dai prodotti destinati ai veicoli industriali. I giganti della strada sono, infatti, progettati per durare moltissimi chilometri, con il minor numero di fermi possibile. Lo scetticismo nei confronti del ricambio rigenerato ha quindi sempre influenzato l’utilizzo di questi prodotti sui veicoli industriali, ma la sempre maggiore affidabilità dei componenti ricostruiti e il costo elevato di quelli nuovi, specialmente originali, sta decretando un’inversione di tendenza.
Le altre parti di una vettura che destano grande interesse e offrono grandi volumi di ricambi sono le scatole sterzo, i semiassi e gli alberi di trasmissione. Anche le pinze freno sono oggetto di revisione: una volta sostituiti pompanti e gommini, infatti, la pinza è irriconoscibile dall’equivalente nuova.
Avanti tutta con il revisionato
Secondo le aziende da noi intervistate, fatta una sola eccezione, il mercato del ricambio rigenerato è destinato a crescere notevolmente nei prossimi anni. La richiesta di parti ricostruite è, infatti, in continua crescita in Europa, dove si stima che vengano venduti in totale 20 milioni di componenti revisionati. Secondo Valeo, questo valore è destinato a crescere fino a 30 milioni entro il 2015 e il dato sembra attendibile se si considera che in America, dove il mercato del rigenerato è più sviluppato, si vendono circa 60 milioni di pezzi l’anno. Ma chi sono i protagonisti di questo mercato?
Per comprendere la dimensione della “realtà rigenerata”, basta scorrere i nomi dei principali competitor sul mercato: Bosch, Valeo, Trw (che lancerà a breve una linea di scatole sterzo rigenerate in Italia) e molti altri i nomi noti che propongono programmi di rotazione o di rigenerazione. A questi si affiancano grossi operatori internazionali, come l’olandese Vege, che ricostruisce circa 40.000 motori l’anno, distribuiti in Italia dalla filiale Vege Italia, che si occupa della sola rotazione dei componenti. In Italia esistono anche realtà che hanno fatto del rigenerato un marchio da esportazione: un esempio è rappresentato dalla General Ricambi di Lodi, che propone ricambi rigenerati a proprio marchio e che sfrutta un’esperienza pluriennale nel settore e accordi con i principali demolitori europei per garantirsi un valido stock di magazzino.
Le Case? Un concorrente davvero ostico
È normale che un mercato dai così elevati ritmi di crescita attiri molte attenzioni. Le Case in particolar modo, non stanno alla finestra e i programmi di ricambi rigenerati stanno lentamente acquistando spazio tra le loro offerte. I prezzi di vendita sono ancora superiori a quelli del mercato indipendente, ma i costruttori stanno organizzando vere e proprie campagne di comunicazione mirate e servizi aggiuntivi. Un esempio è il caso della Volvo, che sul suo sito pubblicizza non solo l’esistenza dei propri ricambi originali rigenerati, ma afferma che, durante il processo di ripristino, il componente viene aggiornato rispetto alle versioni più recenti.
La forza del mercato indipendente è quindi quella di offrire un servizio di ricambi pronti all’uso, senza dover aspettare la rigenerazione del proprio prodotto.
E le garanzie?
Eppure per il mercato indipendente rimane un grosso problema di cui bisogna tenere conto: le garanzie. Sulle parti rigenerate è fondamentale verificare la dichiarazione di vendita, nella quale vengono specificate condizioni e durata della garanzia. Nel panorama delle aziende da noi contattate abbiamo riscontrato una certa disomogeneità nell’offerta: si passa dai sei mesi ai due anni senza limiti di chilometraggio, il che non favorisce certo la diffusione di questo prodotto.