Articoli | 01 July 2008 | Autore: Giovanni Ceccaroni

Automotive Romania: la freccia dell’est che punta a occidente

L’automotive romeno è in pieno boom, grazie soprattutto a ingenti investimenti da parte di molte importanti industrie straniere.

Con l’ingresso nella NATO (2004) e quello nell’UE (2007), la Romania è stata finalmente recuperata dalle democrazie occidentali. Il 2014 è l’anno previsto per l’adozione dell’euro. Dalla caduta del comunismo nel 1989 a oggi molto è stato fatto. Attualmente il reddito procapite dei 22,2 milioni di romeni è di 11.100 dollari calcolati a parità di potere d’acquisto (ppa), contro una media mondiale di 10 mila dollari ppa. I margini di crescita sono dunque ancora elevati. La ricchezza procapite ha già superato quelle di Brasile e Turchia. La disoccupazione è di circa il 4%, ma la popolazione che vive sotto la soglia di povertà, sebbene in declino, è quasi un quarto del totale. L’età media è di 37 anni, mentre l’aspettativa di vita è di 72 anni.

Sviluppo a motore
Le secche del comunismo sono state superate, ma lo sviluppo è lontano da quello potenziale. Principale volano della crescita è il settore automotive, che sta trainando l’intera economia. Il governo lo ha capito benissimo e sta incentivando al massimo gli investimenti esteri, che possono anche contare su un costo del lavoro ancora moderato (sebbene in crescita) e sulla buona preparazione delle maestranze. Solo nel 2007 gli investimenti esteri nell’automotive hanno raggiunto 1,57 miliardi di dollari e, nel 2008, dovrebbero aumentare a 1,72 miliardi.
Nel 2007 si sono prodotte oltre 234 mila automobili. Nel 2008 l’output dovrebbe superare le 300 mila unità. Le esportazioni sono il 50% del totale. Il principale produttore è Automobile Dacia S.A. controllata da Renault con base a Pitesti. Ford ha invece rilevato l’impianto ex Daewoo di Craiova, che nel 2011 dovrebbe portare l’output a 300 mila unità, di cui il 40% destinato all’export. Altri produttori interessati a investire in Romania sono Mercedes-Benz, per impianti di assemblaggio delle Classe A e Classe B, per una capacità di 70 mila-130 mila veicoli, General Motors, per un impianto da 785 milioni di dollari, e Mitsubishi.
L’importanza crescente dell’industria automobilistica ha trasformato la Romania in un centro nevralgico di componenti e ricambi di primo piano dell’area balcanica. I produttori locali sono costituiti soprattutto da joint venture miste fra costruttori stranieri e operatori locali, che producono sia per il mercato locale sia per quello internazionale, sia per l’OEM sia per l’aftermaket. Il valore della produzione dell’automotive romeno del 2007 ammonta a 12,2 miliardi di dollari. Nel 2008 si dovrebbero raggiungere i 13,3 miliardi.

Circolante non troppo vecchio
Il settore ricambi e riparazioni può contare su un parco automobilistico di oltre 4 milioni di unità, di cui il 16% è costituito da veicoli commerciali. Nell’area di Bucarest, la penetrazione dell’auto è doppia rispetto al resto del paese. Il circolante romeno ha un’età media di 12 anni, contro gli 8 anni della media UE. Auto anziane dunque, ma non troppo. La discrepanza si ridurrà ancora grazie a una restrittiva politica fiscale nei confronti delle auto usate, specialmente quelle importate. Bucarest ha infatti imposto tasse di immatricolazione crescenti in funzione della cilindrata, dell’età dell’auto e del livello di Euro-Standard. Sono massimamente tassate le vecchie auto pre-Euro, mentre le nuove Euro 3 ed Euro 4 godono di una minore pressione fiscale. Ne consegue una netta affermazione delle auto nuove: nel 2007 il 72% delle immatricolazioni ha riguardato queste ultime, il resto auto usate importate. Il tutto a evidente vantaggio della riparazione autorizzata o di quella indipendente di alto livello. Il rinnovo del parco sarà ulteriormente accelerato dalla riduzione delle imposte dirette e dall’aumento atteso delle retribuzioni. Nel 2007 le vendite sono salite a 367 mila unità (di cui 316 mila automobili): il 65% di importazione, contro una quota del 53% del 2006. I tassi di crescita delle vendite hanno oscillato fra il 21% e il 42% fra il 2001 e il 2007. In tale arco di tempo sono stati venduti 1,4 milioni di nuovi veicoli, di cui 1,2 milioni di auto. Le vendite sono quindi molto superiori alla produzione interna, peraltro in parte orientata all’esportazione (123 mila veicoli nel 2007).

Ricambi: produzione e commercio estero
Sono circa 500 le imprese, in gran parte piccole e medie, impegnate nella produzione di ricambi, componenti e accessori auto. Nel 2007 il loro giro d’affari è stato di 5,8 miliardi di dollari. Possono essere divise in due gruppi distinti. Gli attori “tradizionali”, nati negli anni ’70 e ’80, sopravvissuti alle privatizzazioni, che impiegano tutt’ora circa 36 mila addetti e coprono il 35% del valore totale dell’output; e gli “stranieri”, aziende a capitale misto o straniero, orientate ai nuovi prodotti, che impiegano circa 55 mila persone e coprono il 65% della produzione di settore. Queste ultime sono ormai totalmente radicate sul territorio. Nelle tabelle riportate si può facilmente verificare il livello degli investitori e degli investimenti che la ricambistica e la componentistica romena stanno vivendo nei primi anni del nuovo millennio. Investimenti che sono destinati a potenziarsi anche nei prossimi anni, trainati dall’espansione del mercato interno ed estero. A fronte di importazioni di componenti e ricambi per 1,5 miliardi di dollari nel 2007, la Romania ha esportato 2,2 miliardi. Di questi, 1,5 miliardi hanno raggiunto i paesi UE27, mentre il resto ha varcato i confini dell’Unione. Fra il 2006 e il 2007, l’import totale di ricambi e componenti è salito del 45%, mentre l’export è aumentato del 43%.

Riparazione e commercio ricambi
Secondo l’Institutul National de Statistica, il numero delle imprese globalmente impegnate nella filiera commerciale automotive oscilla attorno alle 200 mila unità. Di queste, il 93% ha fino a 9 addetti; il 6% da 10 a 49 e il resto ha oltre 50 dipendenti. Oltre 14 mila si occupano di vendita e riparazione di veicoli a motore; 55 mila sono i grossisti di attrezzature, accessori e ricambi e 131 mila i riparatori e rivenditori di ricambi e accessori. Gli addetti sono circa 860 mila su una forza lavoro nazionale di 9,35 milioni. Nella rivendita di veicoli a motore e relativa manutenzione, i dipendenti per azienda sono mediamente 6,7; per i grossisti 5,9 e per i dettaglianti 3,4. Il giro d’affari riguardante l’aftermarket (ricambi e accessori più servizi di manutenzione e riparazione) può essere valutato, in via prudenziale, in circa 4 miliardi di dollari nel 2007. Ma tale cifra potrebbe essere assai sottostimata in quanto, secondo rapporti delle autorità finanziarie romene, il settore dell’autoriparazione è una delle attività caratterizzate dal più alto tasso di illegalità fiscale, insieme a quelle di sarti, imbianchini e muratori. Assai improbabile quindi che nelle statistiche ufficiali si possa rilevare il vero volume d’affari.

Conclusioni
Le scelte del governo liberale e filo americano del presidente Basescu e del primo ministro Tariceanu stanno dando velocemente frutti. Anche la passata legislatura del social democratico Nastase non perseguiva obiettivi troppo diversi dagli attuali, caratterizzati dal doppio binario Washington-Bruxelles. Il rischio paese è a livello di qualsiasi paese UE e alta è l’affinità culturale con le nazioni latine, cosa che gli operatori italiani dovrebbero considerare. La manodopera industriale è disciplinata e preparata, caratterizzata da costi molto inferiori alla media europea. L’automotive è di gran lunga il settore industriale e commerciale più importante dell’intera economia romena. Le aziende certificate ISO 9001, 14000 e 16949 sono in rapido aumento, soprattutto a causa dell’azione dei costruttori esteri. Occorre comunque migliorare le infrastrutture, e in primo luogo le strade: solo 60 mila km asfaltati su un totale di 200 mila. Nella riparazione occorre adeguare impianti, personale e attrezzature in relazione a un parco circolante crescente e in veloce rinnovamento.

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