Il mondo della diagnosi sta cambiando radicalmente: complice la necessità di accedere ai dati delle case automobilistiche, il mercato vede oggi nuovi protagonisti con nuove soluzioni di teleassistenza on demand. È la fine dell’autodiagnosi come la conoscevamo?
Il mondo della diagnosi in officina sta subendo un cambiamento silenzioso ma piuttosto repentino. Per inquadrarlo qualche premessa è necessaria, soprattutto sulle problematiche che il mondo dell’autodiagnosi ha dovuto affrontare negli ultimi anni.
Lo sblocco dei sistemi di sicurezza e il Pass-Thru
Ciò che è successo, è che le case automobilistiche, aiutate anche da una legislazione che le rende responsabili dei propri prodotti, hanno, nel tempo, inserito svariati controlli per evitare la manomissione di alcuni elementi legati alla sicurezza e all’ambiente. In quest’ottica fecero l’ingresso i primi sistemi di sicurezza che, di fatto, hanno fatto sì che alcune funzioni diagnostiche degli strumenti di autodiagnosi non fossero più disponibili a produttori terzi rispetto a quelli ufficiali della casa auto.Per evitare che la concorrenza potesse essere limitata e quindi che i consumatori potessero in qualche modo essere danneggiati da questa limitazione, varie sentenze della Corte Europea, ma anche molte direttive e loro revisioni, hanno garantito l’accesso ai dati del produttore al mondo dell’autoriparazione indipendente e multimarca.
I produttori di hardware hanno quindi integrato nei loro strumenti molte applicazioni Pass-Thru, che permettono, semplificando un po’, di accedere direttamente ai dati del produttore, sia per lo spegnimento di alcune spie, sia per l’identificazione di alcuni problemi che necessitano gradi di accesso superiori alla norma.
L’assistenza da remoto
Nonostante questo, quello che tutti sapevano già da tempo è che le case auto non avrebbero mai standardizzato le proprie informazioni: non ci sono mai riusciti nella parte di catalogazione ricambi, figuriamoci nella ricerca di codici errore e diagnosi in cui ognuno utilizza architetture proprie.Proprio la mancanza di standard e la complessità di gestione del sistema ha portato alla necessità di avere dei supporti remoti. In sostanza si tratta di call center dedicati ad assistere il proprietario dello strumento di diagnosi durante le fasi di identificazione del guasto.
Una soluzione comoda per l’autoriparatore, che ha molto apprezzato questo tipo di supporto. Lo ha apprezzato a tal punto che, con il passare del tempo, sono iniziate a sorgere in Italia e all’estero nuove società specializzate esclusivamente nel supporto da remoto.
I dongle e il servizio di assistenza
La commercializzazione di un “dongle”, un piccolo strumento di diagnosi in grado di fungere da interfaccia tra la presa e il call center di supporto, è aumentata in quanto il dispositivo è notevolmente più economico di uno strumento di autodiagnosi completo.Queste nuove realtà hanno quindi iniziato a offrire un nuovo servizio di assistenza, che non prevede l’acquisto di uno strumento, ma sostanzialmente il pagamento del servizio. Perché, se si risparmia sull’attrezzatura, il costo del personale cresce a dismisura, visto che questi call center hanno spesso personale specializzato in funzione dei brand automobilistici.
Che fine farà lo strumento di diagnosi?
Questo significa forse che l’autodiagnosi, per come la conoscevamo, è destinata a sparire? Nessuno può avere la sfera di cristallo, ma secondo quasi tutti i produttori, direttamente coinvolti in questa transizione, lo strumento tradizionale non sparirà per almeno due motivi.Il primo è che lo strumento permette di essere autonomi su moltissime attività ordinarie; in secondo luogo, quasi tutti i produttori hanno immagazzinato nel tempo casistiche enormi di dati di diagnosi e con l’avvento dell’intelligenza artificiale si preannuncia una nuova generazione di strumenti in grado di predire in maniera molto più precisa quasi tutte le possibilità di malfunzionamento dell’auto.