Salvo sorprese dell’ultim’ora, a breve sarà possibile installare filtri antiparticolato su autovetture Diesel Euro 4 in retrofit, ma tra gli addetti ai lavori c’è tanta disinformazione in merito: Notiziario Motoristico ha provato a fare luce su una situazione ancora troppo confusa.
Quando si dice metterci una toppa. Troppe le proteste scaturite dall’ultimo pasticcio all’italiana, a causa del quale le vetture Euro 4 senza filtro antiparticolato, pur godendo degli incentivi statali, sono bandite dalla circolazione da alcuni centri cittadini: ed ecco arrivare, puntuale, la classica toppa governativa sotto forma di decreto. Una toppa cucita però con eccessiva fretta e che, in attesa di ufficialità, sta creando tanta confusione tra gli addetti ai lavori.“Disposizioni concernenti l’omologazione e l’installazione di sistemi idonei alla riduzione della massa di particolato emesso da autoveicoli, dotati di motore ad accensione spontanea, appartenenti alle categorie M1 e N1”. È questo l’oggetto del tanto atteso decreto interministeriale, firmato il 5 febbraio scorso dagli ormai ex Ministri dei Trasporti Alessandro Bianchi, dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, e della Salute Livia Turco. Decreto che sta creando tanta confusione tra gli addetti ai lavori e che, ne siamo sicuri, farà parlare tanto di sé anche in futuro.
Questo decreto consente e regola l’omologazione e l’installazione in retrofit di filtri antiparticolato su quelle autovetture che, pur essendo Euro 4 e godendo quindi degli incentivi statali per il loro acquisto, rientrano paradossalmente tra le categorie di auto “bandite” dalla circolazione nei centri cittadini.
Nel momento in cui scriviamo (29 febbraio, n.d.r.), il decreto è al vaglio della Corte dei Conti, ma, salvo clamorosi ripensamenti dell’ultim’ora, entro l’estate ciò che abbiamo prospettato nelle righe precedenti sarà legge.
Finalmente, ci verrebbe da dire. Perché questo decreto rappresenta un piccolo ma importantissimo passo per la filiera della riparazione indipendente, già troppo spesso penalizzata da interventi “a gamba tesa” a livello legislativo.
Nella stesura del testo i Ministri competenti sono stati messi probabilmente alle strette dalle rimostranze dell’opinione pubblica in seguito alle recenti disposizioni anti-inquinamento che, come detto, hanno penalizzato in particolar modo i possessori di autovetture Diesel Euro 4. Lo stesso Ministro Bianchi ha espresso, immediatamente dopo la firma del decreto, “grande soddisfazione per un provvedimento che, in assenza di una normativa comunitaria di settore, precisa regole da osservare al fine della tutela della salute e dell’ambiente in particolare all’interno delle città”.
La fretta e la superficialità con cui si è arrivati alla stesura del testo in esame rischiano a questo punto di rallentare il naturale corso degli eventi, poiché la disinformazione che abbiamo riscontrato mentre preparavamo questa inchiesta è apparsa davvero approssimazione.
Quale futuro per il settore?
Il decreto, relativo all’omologazione e all’installazione di sistemi per la riduzione delle emissioni di particolato degli autoveicoli, aprirà nuovi scenari nel nostro settore: i costruttori di filtri antiparticolato sono stati colti di sorpresa da questo decreto o sono già pronti ad “aggredire” il mercato con i primi prodotti? Qual è l’esatto iter per l’omologazione dei filtri? Quali sono le tempistiche per l’effettiva entrata in vigore del decreto?
Notiziario Motoristico ha contattato (circa venti giorni dopo la firma del decreto) tutte le parti chiamate in causa: Ministero dei Trasporti, produttori di filtri antiparticolato e centri di revisione abilitati a rilasciare le omologazioni.
Ebbene, la situazione è apparsa piuttosto ingarbugliata fin da subito.
Il testo del decreto specifica che “nelle more della pubblicazione, i Centri Prove Autoveicoli sono autorizzati ad accettare eventuali domande di omologazione dei sistemi in argomento, effettuare le verifiche e prove secondo le prescrizioni fissate nello stesso decreto e procedere alla conseguente verbalizzazione. Si rammenta, tuttavia, che il certificato di omologazione del sistema potrà essere rilasciato soltanto a seguito della pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del decreto stesso. Di tale prassi dovranno essere preventivamente edotti i costruttori dei sistemi che presenteranno le richieste di omologazione durante il periodo transitorio”.
Ed è qui che le cose si complicano. Gli attori protagonisti del settore ci hanno risposto in maniera diametralmente opposta tra loro, dando dimostrazione di una scarsa informazione generale e, non da ultimo, dell’evidente precipitazione con cui è stata affrontata la questione a livello legislativo, che non ha certo aiutato gli addetti ai lavori nel recepimento del decreto.
Tutto pronto per la tanto attesa svolta
In Tenneco ci fanno sapere che, pur non avendo ricevuto comunicazioni ufficiali da parte del Ministero dei Trasporti, sono pronti per la richiesta di omologazione: “Siamo un po’ perplessi per l’approssimazione con cui è stata trattata tutta la questione fin dall’inizio” afferma Alessandra Casetta, responsabile marketing Italia e Grecia di Tenneco, “ci è sembrato che si sia arrivati alla firma del decreto in maniera frettolosa, e ancora oggi (29 febbraio, n.d.r.) non c’è nessuna ufficialità riguardo alla sua entrata in vigore. Sembra, ma anche qui aspettiamo conferma, che i requisiti per l’omologazione siano molto più rigidi di quelli richiesti in altri Paesi europei. Aspettiamo fiduciosi e, intanto, non possiamo che essere soddisfatti per quella che si prospetta come una svolta nel nostro settore”.
Anche in Ansa Marmitte, gruppo Klarius, hanno accolto con soddisfazione la notizia della firma del decreto ma, come previsto, l’assenza di comunicazioni ufficiali ha reso problematico il recepimento dell’intera questione. Roberto Fabbri, area commerciale Ansa Marmitte, dichiara: “È paradossale, al momento siamo tutti fermi perché nessuno sa esattamente come muoversi; la sensazione è che l’argomento sia stato preso un po’ sottogamba, e la disinformazione generale scaturita ne è la conferma”.
Chi sembra avere le idee chiare sull’intera questione è Marco Mauri di Dekra Italia, azienda di riferimento per ciò che concerne omologazioni e revisioni: “Il ministero dei Trasporti ha emesso una circolare che è attualmente in possesso dei centri prova autoveicoli. Allo stato attuale dei fatti si può già fare domanda per l’omologazione dei prodotti, poi il singolo costruttore sceglierà se procedere autonomamente o farsi affiancare da strutture come la nostra”.
È evidente, dunque, che la strada da percorrere per arrivare a una soluzione chiara e definitiva è ancora ricca di ostacoli: altrettanto evidenti sono però anche i vantaggi di cui beneficerà tutta la filiera della distribuzione e della riparazione indipendente, per una svolta che rappresenta già un successo per tutta la categoria.
IL CASO BOLZANO
La Provincia autonoma di Bolzano, con una circolare datata 12 gennaio 2006, aveva “anticipato i tempi”, incentivando l’acquisto di autovetture con filtro antiparticolato e l’installazione del filtro in retrofit.
Da due anni, infatti, chiunque acquisti un’autovettura dotata di filtro antiparticolato può richiedere un anno di esenzione del pagamento della tassa di circolazione; l’esenzione passa da una a due annualità nel caso in cui il filtro venga installato successivamente all’acquisto.
E l’iniziativa della Provincia altoatesina sembra aver riscosso un buon successo: oltre il 70% degli autoveicoli Diesel immatricolati nei primi nove mesi del 2007 sono dotati di filtro antiparticolato di serie. Attualmente circolano in Alto Adige 18.500 autoveicoli Diesel dotati di filtro antiparticolato e rappresentano circa il 15% di tutti i veicoli Diesel immatricolati con un aumento di circa 5.000 unità dall’inizio dell’anno.
Per essere esentati dal pagamento del bollo auto, i proprietari di veicoli dotati all’origine di filtro antiparticolato, e quelli che hanno attrezzato successivamente la propria auto con questo tipo di filtro, devono fare la relativa richiesta all’Ufficio provinciale Tributi entro 60 giorni dall’acquisto dell’automobile o dall’installazione del filtro.
UN DECRETO ANCHE PER I MEZZI PESANTI
L’impressione che tanti hanno avuto è che, nel regolare l’installazione in retrofit del dfp per le auto Diesel Euro 4, il Ministero dei Trasporti abbia voluto sfruttare la scia del decreto relativo ai mezzi pesanti approvato dai ministeri competenti pochi giorni prima del fatidico 5 febbraio scorso.
In quell’occasione, infatti, erano state gettate le basi per questa “rivoluzione” nel settore. Il decreto sui filtri antiparticolato in retrofit per il trasporto pesante era stato sollecitato a più riprese da tanti fronti, e, in prima linea, si era sempre schierata la città di Milano, nelle persone del sindaco Moratti e del governatore Formigoni: “Siamo pienamente soddisfatti della firma del decreto per i mezzi pesanti” aveva dichiarato in quell’occasione Edoardo Croci, Assessore all’ambiente del comune di milano “ora contiamo su questo decreto per promuovere l'installazione del filtro antiparticolato, che dà un contributo importante alla riduzione del Pm10. Ora speriamo che arrivino anche norme per consentire il montaggio aftermarket dei dfp sulle autovetture Euro 4, quelle che dovrebbero pagare 5 euro al giorno di Ecopass trascorsi i 90 giorni di esenzione”. Tale speranza è, salvo sorprese, diventata realtà.
I PARERE DI LEGAMBIENTE
Del tema “antiparticolato” si è discusso il 1 febbraio scorso in un convegno tenutosi a Milano e organizzato da Legambiente.
Questo il parere di Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente, contattato da Notiziario Motoristico all’indomani dell’approvazione del decreto sul dfp: “Se parliamo di filtro antiparticolato non possiamo non fare una premessa fondamentale. Incentivare l’acquisto di una vettura Euro 4 priva di filtro antiparticolato è, alla luce delle recenti disposizioni in materia di circolazione nei centri cittadini, un vero e proprio imbroglio. Legambiente è, da sempre, attenta a tali questioni, e ha accolto con grande soddisfazione la firma del decreto che consente l’installazione in retrofit del dfp sui mezzi pesanti, poiché le emissioni di questi veicoli rappresentano il 40-45% del totale di PM10 presente nell’aria. Discorso diverso per il montaggio in retrofit del filtro antiparticolato sulle auto, per il quale nutriamo forte perplessità: si tratta di un filtro che non ha la stessa efficacia di quello montato in primo impianto, e la sua installazione rappresenta un’ulteriore spesa per gli automobilisti; se poi si pensa che un’auto Euro 3 senza dfp inquina meno di un’auto Euro 4 con dfp montato in retrofit la situazione diventa paradossale. Noto confusione e lungaggini burocratiche snervanti, quando invece per l’applicazione degli eco-incentivi, tutti, a partire dal Ministero dei Trasporti, si sono mossi come delle schegge”.
LA PROTESTA DI ADICONSUM
Come sempre dalla parte dei cittadini, Adiconsum è intervenuta nella querelle antiparticolato con la pubblicazione di una lettera aperta, indirizzata ai sindaci di Roma e Milano.
Adiconsum, attraverso le parole del suo presidente Paolo Landi, ha dichiarato fermamente che “impedire l’utilizzo dei nuovi Diesel Euro 4 nelle giornate di blocco è una scelta sbagliata e improvvisata, poiché il dfp non riduce l’inquinamento, ma lo sposta soltanto in alcune aree della città che rischiano di diventare le discariche del particolato”. “Adiconsum appoggia pienamente tutte le iniziative atte a ridurre l’inquinamento e il traffico nelle città” ha aggiunto Landi “ma riteniamo sbagliati e non giustificati sul piano scientifico i provvedimenti presi da alcune città di impedire ai nuovi veicoli Diesel Euro 4 la circolazione nei giorni di blocco. Provvedimenti che alla fine si rivelano vessatori per i cittadini producendo solo un nuovo balzello da pagare. È inconcepibile che a un nuovo veicolo acquistato con il contributo dello Stato di 600/700 euro e rispondente alle ultime direttive UE venga poi impedito di circolare da decisioni di carattere locale. Per le famiglie l’acquisto di un nuovo veicolo rappresenta un sacrificio rilevante, reso possibile solo ricorrendo all’indebitamento. È inconcepibile che lo Stato prima incentivi l’acquisto e poi vieti di fatto di usufruirne”.