Dovrebbero essere al top in fatto di qualità e affidabilità, eppure anche loro si rompono come tante altre vetture di classe inferiore, disponibili ad un prezzo senz’altro più allettante. Breve storia di una Mercedes C220 CDI rimasta a corto di “fiato”.
La qualità tedesca è diventata ormai uno status symbol nel mondo automobilistico e non solo; la rincorsa dei prezzi verso valori sempre più elevati sembra oggi non trovare una corrispondenza perfetta in termini di affidabilità da parte di marchi che, in questi ultimi anni, hanno fatto la parte del leone sul fronte dell’affidabilità e della tecnologia esasperata.E a dimostrare la fallibilità dei prodotti teutonici è proprio la C220 CDI costruita a Stoccarda, un’auto di indubbio valore tecnico ed estetico che, a dispetto del suo prezzo, ha dimostrato di possedere la medesima vulnerabilità che ormai caratterizza molte altre vetture di ultima generazione.
Motorizzata con il quattro cilindri in linea a gasolio da 2148cc questa vettura è in grado, grazie ai 150CV di potenza massima e ai 340Nm di coppia, di “filare” indisturbata a più di 210km/h, accelerando da 0 a 100km/h in un tempo di poco superiore ai 10 secondi.
Prestazioni di tutto rispetto assicurate dal sistema di iniezione diretta di tipo Common Rail e dall’impianto di sovralimentazione mediante turbocompressore azionato dai gas di scarico. Ed è proprio quest’ultimo il sistema che ha appiedato il proprietario della berlina tedesca; come noto i sistemi di sovralimentazione più completi annoverano, tra i loro principali componenti, il famigerato intercooler, noto anche come scambiatore di calore. Nel caso della C220 CDI si tratta di un elemento aria-aria, ossia di un radiatore in grado di raffreddare l’aria compressa dalla girante del compressore, utilizzando quella più fresca proveniente dall’ambiente esterno. Come simpaticamente ci hanno fatto notare presso l’officina Arosio & Cereda, un luogo dove lavorano persone di grande disponibilità e professionalità, l’intercooler della C220 CDI è “esploso”. Una dizione un po’ drammatica, un modo un po’ teatrale per sottolineare la rottura dello scambiatore e la conseguente perdita di pressione dell’impianto; quando, infatti, viene meno la tenuta ermetica del circuito di sovralimentazione, in particolare a valle del compressore, rimane automaticamente compromesso l’approvvigionamento di aria al motore.
L’operazione di sostituzione del componente difettoso, fortunatamente, non richiede un intervento impegnativo da parte dell’operatore; la vettura, infatti, una volta posizionata sul ponte viene privata del rivestimento inferiore del motore. In questo modo risulta agevole accedere agli elementi di fissaggio dello scambiatore per il quale, chiaramente, è previsto un condotto di ingresso, uno di uscita e il fissaggio del corpo alla scocca.
Per quanto riguarda il motore le immagini, in sezione piana e assonometrica, rappresentano la prima versione del propulsore 4 cilindri montato sulla classe C nel maggio del 2000. Le modifiche apportate dal costruttore in questi quattro anni sono irrilevanti ai fini dello schema di funzionamento del sistema di sovralimentazione che, come si può notare, prevede l’intercooler posizionato nella zona anteriore del vano motore, lì dove il flusso d’aria, durante il moto del veicolo, è massimo. Le due grosse bocche di ingresso e uscita la dicono lunga sulle capacità del turbocompressore montato a bordo della C220 CDI.
Il difetto presentato questo mese non va certo preso come metro di giudizio per ritenere le vetture di Stoccarda auto di bassa qualità; questo costruttore si è da sempre contraddistinto per l’eccellenza dei propri prodotti ma, come spesso accade, i problemi tecnologici legati ai processi produttivi spesso non risparmiano neanche i migliori.