Continua l’impegno di Adiconsum al fianco delle officine indipendenti e a vantaggio degli automobilisti per diffondere le informazioni necessarie a rendere la legge Monti uno strumento operativo e non rimanere pura teoria.
Adiconsum, nella persona del responsabile settore auto Raffaele Caracciolo, ha recentemente tenuto un seminario, organizzato dal Consorzio Artigiano di Torino, dedicato alla pratica attuazione del regolamento europeo 1400 (BER), in particolare per quanto riguarda la manutenzione del veicolo nuovo durante il periodo di garanzia. Presenti oltre 350 officine indipendenti, che stanno cercando di informarsi e “fare proprio” questo regolamento, per riuscire finalmente a godere dei benefici e dei vantaggi che offre.Non è la prima volta che cerchiamo dalle pagine di questa rivista di far luce e chiarire alcuni concetti base delle norme in questione (BER e garanzia) e la loro traduzione nella pratica quotidiana, ma riteniamo che sia ancora fortemente necessario riprendere e ribadire alcuni passaggi, a tutto vantaggio degli operatori indipendenti.
Garanzia: cosa cambia
La garanzia legale di conformità (decreto legge n.24 del 02/02/2002), che copre per due anni il bene (nel nostro caso il veicolo) acquistato, è diventata un dovere del venditore nei confronti dell’acquirente, mentre prima era un dovere del costruttore auto. Ciò significa che in caso di difetti direttamente riconducibili alla fabbricazione del veicolo o dei suoi componenti, chi ne risponde è il concessionario auto (che a sua volta potrà rivalersi poi sulla casa auto, grazie alla garanzia di buon funzionamento, contrattualmente dovuta dal costruttore al venditore). L’automobilista, invece, è responsabile del “corretto uso” del bene, il che significa l’obbligo di effettuare regolari tagliandi in base alle prescrizioni della casa auto.
È qui che entra in gioco la legge Monti, che offre al cliente finale la possibilità di scegliere fra il rivolgersi a un’officina autorizzata o a una indipendente per i normali tagliandi. Per far sì che la garanzia di buon funzionamento resti valida, è necessario che il meccanico indipendente segua procedure ben precise durante il tagliando, senza tralasciare nulla di quanto prescritto e previsto dalla casa costruttrice. Non basta controllare l’usura delle pastiglie, i filtri, il livello dell’olio e via discorrendo: è necessario conoscere le procedure di intervento, conoscere i codici dei prodotti e i loro equivalenti, sapere quali sono i lubrificanti prescritti e le loro caratteristiche, sapere quali sono i valori di riferimento per le ispezioni e i controlli da eseguire e infine essere in grado di fornire un elenco completo dei lavori effettuati così da poterli certificare.
Chi è l’officina qualificata
Sappiamo tutti molto bene che l’automobilista medio sceglie l’officina in base a due parametri: il primo è il valore dell’auto (quanto più l’auto è considerata un bene prezioso, tanto più chi ci mette mano deve essere un operatore qualificato, che “merita” di poterla toccare); il secondo è la fiducia che si ha nel meccanico. In entrambi i casi, dunque, l’interlocutore ideale per il proprietario della vettura può essere tanto l’officina autorizzata, perché percepita come più preparata, più professionale e dunque più affidabile, quanto invece il meccanico indipendente, quello con l’officina sotto casa, che ha tutta la nostra fiducia perché lo conosciamo da anni, perché sappiamo che “ne capisce”, perché è sempre disponibile e solo a lui affideremmo un bene prezioso come la nostra auto. Il business della manutenzione, che rappresenta per tutti un volume d’affari di grande valore, è dunque alla portata di chiunque voglia attrezzarsi per accaparrarsene una fetta.
Se partiamo da questo presupposto, è evidente che non basta essere professionalmente competenti per guadagnarsi la fiducia dell’automobilista, ma è anche vero che un’officina che si può definire “qualificata” in base alla legge Monti deve possedere alcune caratteristiche fondamentali. Un’officina indipendente, infatti, deve eseguire i lavori a “regola d’arte”, il che significa disporre delle informazioni tecniche che le case auto devono rendere disponibili, utilizzare attrezzature diagnostiche aggiornate e strumenti di lavoro adeguati e specifici, garantire la trasparenza delle operazioni e delle procedure prescritte dalle case auto certificando il lavoro effettuato e, infine, utilizzare ricambi originali o di qualità equivalente dichiarata.
Certo che per gli autorizzati tutto ciò è più facile, perché fa parte del “pacchetto” di affiliazione, ma anche loro devono stare attenti a non “sgarrare”, perchè potrebbero vedersi togliere il mandato. D’altro canto, una piccola officina indipendente può davvero fare fatica ad attenersi a tutte queste procedure o a reperire le informazioni necessarie: l’affiliazione a reti di autoriparatori indipendenti può essere una soluzione valida per restare sul mercato ed essere competitivi.
Adiconsum, che ha stretto degli accordi con alcuni grandi gruppi, come i network A posto di Rhiag, Checkstar di RGZ Magneti Marelli, G-Service del gruppo Giadi, Punto Pro di EuroCME, ha messo a punto un progetto a favore degli autoriparatori indipendenti, legato alle procedure da seguire negli interventi di manutenzione ordinaria durante il periodo di garanzia, che permette all’officina di rilasciare un certificato di conformità sul lavoro eseguito.
L’estensione della garanzia
Cosa fanno, invece, le case auto per attirare e legare al proprio servizio di assistenza gli automobilisti? A parte la cura quasi maniacale dell’immagine, l’ormai noto “meccanico in guanti bianchi” proposto come modello di riferimento, l’offerta commerciale è legata all’estensione della garanzia dai due anni di legge fino anche a cinque. Poiché l’estensione è solo una formula di contratto tra venditore e acquirente, è strutturata in maniera diversa da quella legale ed è in ogni caso diversificata da casa a casa. C’è però un fattore molto importante da considerare: i principi della legge Monti valgono anche in caso di estensione; ciò significa che l’automobilista può scegliere, anche se le case auto, in genere, tendono a non chiarire questo aspetto. A livello legale, infatti, le case auto potrebbero condizionare il servizio alla esecuzione dei lavori presso le officine ufficiali solo se il prezzo di vendita comprendesse il costo dell’intera esecuzione dei tagliandi, cioè se la sostituzione dei particolari normalmente usurati, oggi a carico del consumatore, fosse compreso nella prestazione in garanzia.
E allora: chi paga?
Vogliamo qui sottolineare un aspetto importante, che spesso rappresenta un problema di gestione per le officine indipendenti. Nel caso di un intervento che va oltre la manutenzione ordinaria, quando cioè ci si trova di fronte a un difetto o un guasto per il quale può essere reclamata la copertura della garanzia, come ci si deve comportare? Per poter riparare la vettura in garanzia (cioè senza dover pagare di tasca propria) l’automobilista deve rivolgersi alla concessionaria auto. Questa non si può rifiutare di intervenire adducendo come scusa che i tagliandi di manutenzione ordinaria sono stati fatti presso un’officina non autorizzata se il riparatore ha eseguito i tagliandi in conformità a quanto prescritto. Ma soprattutto, è il concessionario stesso che deve dimostrare l’eventuale inadempienza dell’autoriparatore indipendente. In ogni caso, è chi esegue il lavoro che deve farsi carico del pagamento qualora fosse dimostrato che non ha rispettato gli standard richiesti.