Alla contrazione del mercato del nuovo non è corrisposta una pari riduzione del volume di ricambi richiesti, ma sono cresciute le importazioni. Abbiamo chiesto di offrire una chiave di lettura dell'attuale situazione di mercato al dott. Bruno Beccari della Sogefi S.p.A.
Il 2002 sarà sicuramente ricordato come un anno negativo per il settore dell'auto. Sebbene il mercato dei ricambi non dovrebbe risentire degli effetti del calo delle nuove immatricolazioni (ma semmai dovrebbe beneficiarne), questa volta "l'onda lunga" della più generale crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo ha finito per coinvolgerlo. In questi casi però non bisogna nemmeno eccedere col pessimismo, ma semmai trovare delle chiavi di lettura della situazione per reagire nel miglior dei modi; il mondo dell'auto sta vivendo cambiamenti e trasformazioni molto importanti spesso non facili da seguire e interpretare, perciò di grande aiuto possono essere le indicazioni e le analisi fatte da persone ben introdotte.Sicuramente uno dei maggiori conoscitori in Italia di questo mondo è il dottor Bruno Beccari, General Manager della divisione filtri della SOGEFI S.p.A., che vanta una lunghissima esperienza sia nel settore della fornitura per il primo equipaggiamento, sia del mercato dei ricambi. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e intervistarlo.
Dopo una prima ondata di mergers e acquisizioni tra case automobilistiche, il fenomeno si è esteso a tutto l'indotto ed oggi il numero dei componentisti fornitori delle Case si è effettivamente ridotto. Il fenomeno evidentemente è fisiologico e inevitabile, ma va considerato come un processo auspicabile? Perché?
Il processo è sicuramente auspicabile, perché molte cose sono cambiate negli ultimi anni. Un tempo consideravamo la piccola dimensione di un'azienda come una situazione per molti aspetti ottimale, poi ciò ha cominciato a diventare molto costoso ed infine anti-economico. All'origine di tutto risiede il cambiamento di tendenza da parte delle case automobilistiche che hanno affidato sempre di più la progettazione di un veicolo ai costruttori di componentistica anziché occuparsene internamente. Avere le competenze per fabbricare componenti e spesso sistemi non poteva passare che attraverso acquisizioni e mergers, le quali consentissero di assumere dimensioni adatte per questo nuovo "mestiere" e seguire i grandi costruttori nei loro progetti di sviluppo e nella loro espansione nei paesi emergenti. Senza la globalizzazione del sistema automobilistico e senza dimensioni e fatturati critici, questo non sarebbe stato possibile. In Italia la produzione di componentistica sta diminuendo (2001 su 2000: -1,1%), e la domanda interna si è ridotta (2001 su 2000: -1,3%). Esportazioni e importazioni sono entrambe cresciute (rispettivamente del 1,4% e 2,5%) con un saldo che resta attivo ma in perdita.
Dunque cala la domanda interna, ma crescono le importazioni. Come va interpretato questo dato?
La considerazione più ovvia è quella di guardare soprattutto alla variazione e ai quantitativi di produzione che ci sono stati in Italia negli ultimi cinque o sei anni. La situazione italiana è piuttosto peculiare rispetto a quella di altri Paesi produttori di auto; abbiamo un solo costruttore, il Gruppo Fiat e purtroppo per i componentisti italiani la sua produzione è diminuita passando da circa 1 milione e 800.000 veicoli del 1995 a circa 1 milione e 250.000 veicoli del 2001. Negli altri Paesi i costruttori d'auto sono più d'uno e le produzioni sono aumentate: in Spagna non ha sede alcun Quartier Generale di case automobilistiche, ma è diventato un polo produttivo che è passato dalle 500.000 auto costruite dalla Seat dieci anni fa ai 2 milioni e 500.000 auto costruite nel 2001.
Tornando alla situazione italiana, dietro ai cali produttivi della Fiat vi sono quelli delle aziende sue fornitrici per le quali 500-600.000 vetture in meno rappresentano perdite enormi. Ciò preclude in alcuni casi la possibilità di raggiungere quelle taglie critiche necessarie per continuare a fornire il primo equipaggiamento o comunque per detenere quote di mercato importanti in Aftermarket. Visto che ciò si è verificato meno in altri Paesi là molte aziende hanno potuto continuare ad investire in nuove tecnologie, migliorando i propri prodotti e ciò ha favorito le importazioni a discapito delle esportazioni in Italia. Riguardo all'Aftermarket però rimango tendenzialmente ottimista, perché i volumi in questi anni sono rimasti grossomodo costanti e in Italia vi sono molte aziende seppur di piccole dimensioni, molto dinamiche e con imprenditorialità molto alta.
A piccole tappe, alla fine il Commissario Monti è riuscito a far passare il suo progetto di riforma della Block Exemption, con alcune modifiche ma non sostanziali. Ora tutti si domandano se per quanto riguarda la vendita delle auto le Case escogiteranno qualche sistema per aggirare gli aspetti a loro meno congeniali o se invece accetteranno il nuovo panorama e cercheranno di adeguarsi velocemente e con lealtà. Lei che opinione si è fatto?
Non credo che le case automobilistiche stiano pensando come "aggirare" la nuova normativa Monti, semmai dopo anni di discussione sull'argomento, si saranno rese conto che il Commissario Monti non era disposto ad accettare grandi compromessi. Chiaramente le Case stanno osservando la normativa definitiva per trovare delle soluzioni che siano in accordo con la normativa stessa pur difendendo le rispettive quote di mercato. Riguardo al progetto Monti, naturalmente a noi interessano soprattutto gli aspetti legati alla liberalizzazione del mercato dei ricambi d'Aftermarket. Per un azienda di Aftermarket vedere riconosciuta la qualità dei suoi prodotti alla stessa stregua di quella dei ricambi originali è un'opportunità senza precedenti. Ma quali saranno le aziende che effettivamente potranno avvantaggiarsi maggiormente di tale opportunità?
E' un'opportunità importante soprattutto perché riconosce ufficialmente degli sforzi fatti dalle aziende del primo equipaggiamento per sviluppare soluzioni nuove e prodotti puntando sulla qualità. Ciò potrò essere utilizzato in un processo di rivalorizzazione del prodotto e del ricambio. La nostra azienda per esempio, Sogefi, che fornisce il primo equipaggiamento, potrà sicuramente avere il vantaggio del riconoscimento della qualità del proprio prodotto, perché comunque attraverso la nuova normativa Monti il consumantore finale sarà portato a privilegiare sempre di più prodotti di qualità per rientrare evidentemente nelle norme di garanzia, piuttosto che andare a scegliere prodotti a prezzo più basso, ma senza garanzie.
Per concludere, visto che il mercato dell'auto sta attraversando un periodo piuttosto negativo, può darci una sua previsione per il medio e per il lungo periodo?
Ed il futuro del mercato del ricambio?
Vi sono mercati dell'auto più maturi ed altri meno. La nostra Azienda si basa sulle proiezioni che vengono fatte dagli analisti delle grandi Società di analisi delle tendenze. Tutti prevedono l'anno in corso come quello più depresso, per poi vivere nei prossimi tre anni una risalita. Sarà però una ripresa lenta e di pochi punti percentuali, cioè lontana dalle risalite verticali a cui abbiamo potuto assistere gli scorsi anni. E' questa un'analisi di tipo conservativo, cioè di mantenimento dei volumi attuali con tendenza alla crescita. E' chiaro poi che vi sono Paesi o aree geografiche dove il numero dei veicoli procapite è molto più basso di quello che abbiamo in Italia e negli Stati Uniti e dove perciò a meno di eventi imprevedibili e catastrofici (guerre, terremoti, ecc), il processo sarà di sviluppo. In Russia ad esempio, credo che il processo in atto di rafforzamento dell'economia sia innarrestabile e l'auto diventi un mezzo sempre più indispensabile; tra Russia e Ukraina si contano 230 milioni di abitanti ed una concentrazione di auto per abitante ancora molto scarsa. Ipotesi più concrete non è possibile farne, perché soprattutto in alcuni paesi lo sviluppo economico non è così facile da prevedere e interpretare nemmeno per gli economisti.
Personalmente sono ottimista e credo che assisteremo a cambiamenti legati al gusto degli automobilisti (vedi il successo dei veicoli MPV, delle monovolume, del Diesel, ecc.) ma i volumi generali resteranno interessanti.
Riguardo alla seconda parte della sua domanda, cioè il mercato dei ricambi, bisogna partire dalla constatazione generale che la qualità dei ricambi oggi in circolazione è mediamente alta, senz'altro più che in passato. Anche la qualità delle componenti auto è naturalmente aumentata, infatti gli intervalli per la manutenzione suggeriti dalle Case si sono allungati, ma le maggiori dimensioni del parco circolante e l'aumento delle percorrenze medie degli automobilisti fanno si che la richiesta per parti di ricambio resti elevata. Ripeto che almeno fino al 2005 prevedo che i volumi complessivi dell'Aftermarket restino stabili.