Ogni volta che l'automobilista pigia il pedale del freno, mette in funzione il sistema più importante dell'auto, quello che gli permette di guidare in tranquillità. Nel comparto frenante qualità è sinonimo di anche sicurezza e nessuno può prescinderne. Le aziende dell'Aftermarket devono però ogni giorno dimostrare la validità dei loro prodotti.
Immaginando un veicolo scomposto nei suoi vari sistemi strutturali, possiamo affermare che il sistema frenante è forse quello che negli anni sta conoscendo le migliori trasformazioni. Abbiamo assistito infatti ad una perfetta integrazione delle preesistenti funzioni meccaniche della frenata, con nuove funzioni a gestione elettronica. Il risultato è indubbiamente che in caso di frenata improvvisa, anche a velocità elevate (e spesso superiori a quelle consentite dal Codice) il veicolo mantiene un comportamento molto più sicuroa rispetto al passato, prevenendo situazioni da incidente mortale.Le cause di una frenata inefficiente
Perché il sistema frenante svolga effettivamente le sue funzioni in maniera ottimale, è necessario non solo che le sue componenti siano in perfetta efficienza, ma bisogna che anche altri elementi strutturali del veicolo lo siano. In particolare i più evidenti sono gli ammortizzatori ed i pneumatici, ma c'è dell'altro. Proviamo ad elencare una serie di concause per una frenata poco efficiente ed incompleta. ammortizzatori non efficienti possono causare mancanza di contatto tra pneumatico e strada e quindi compromettere la trasmissione della coppia frenante a terra, soprattutto in presenza di fondo stradale irregolare; pneumatici consumati non consentono l'aderenza ottimale con la strada e, quindi, la trasmissione della coppia frenante a terra; cuffie lacerate dei giunti omocinetici possono essere causa di perdita di lubrificante e successivo imbrattamento delle superfici di lavoro del disco; la conseguenza è la diminuzione del coefficiente d'attrito tra disco e pastiglia e dell'efficienza del freno; cuscinetti deteriorati hanno una rigidità inferiore consentendo, in presenza di carichi laterali sul pneumatico (per esempio in curva), uno spostamento laterale del disco con arretramento delle pastiglie e conseguente aumento della corsa pedale alla successiva frenata; mancanza di depressione nel servofreno può essere causata dalla rottura del tubo di collegamento tra il servofreno e il collettore di aspirazione, oppure dalla scarsa efficienza della pompa del vuoto (per i motori diesel); la conseguenza è un aumento notevole del carico sul pedale; uno scorretto bilanciamento degli assali anteriore e posteriore può generare situazioni di super lavoro ad uno dei due impianti; una scarsa qualità del liquido freni può far insorgere un fenomeno di "vapour lock" con conseguente allungamento della corsa del pedale del freno; coppie di serraggio dei dadi ruota non controllate con chiave dinamometria possono indurre deformazioni geometriche al disco freno, con comparsa di vibrazioni e pulsazioni in frenata; un gioco eccessivo dei mozzi delle ruote o delle testine dello sterzo, accompagnato da uno squilibrio delle ruote provocano vibrazioni dello sterzo, che il guidatore percepisce a livello del volante. A tutti questi elementi strutturali bisogna anche aggiungere il comportamento di guida dell'automobilista, perché ad esempio, frenate lunghe e dolci ad alta velocità, possono causare fenomeni di "fading", cioè di diminuzione dell'efficacia della frenata, compromettendo nel tempo i dischi freno.
Cause d'usura precoce
Vi sono poi altri componenti di un auto che se mal funzionanti provocano un'usura precoce degli elementi del sistema frenante. Cerchi ruota e copri ruota che non garantiscono una corretta ventilazione dell'impianto frenante, soprattutto dopo il montaggio di un nuovo kit di freni, possono compromettere in modo determinante il buon funzionamento e l'efficacia dell'impianto stesso. Gli ammortizzatori scarichi inducono il correttore a ripartire la frenata in modo differente, spostando leggermente la pressione verso le ruote posteriori, accelerando l'usura dei freni. Cuscinetti deteriorati consentono uno strisciamento continuo delle pastiglie contro il disco, usurandolo in modo anomalo. Un evento relativamente raro è la rottura del riparo del disco, che quando avviene però, lascia che il lato interno del disco si imbratti con gli spruzzi provocati dall'altro pneumatico, accelerando l'usura sia del pastiglie che del disco. Ma la causa principale di un'usura precoce dei freni sono di origine meccanica, come il grippaggio parziale di un pistoncino idraulico o di un perno di scorrimento pinza, che costringe le pastiglie a rimanere a contatto con i dischi.
Le cose sostanzialmente non cambiano se consideriamo i veicoli industriali, vi sono cioè malfunzionamenti che in maniera indiretta possono usurare e logorare le parti in movimento. L'aria utilizzata negli impianti dev'ssere pulita e deumidificata per evitare formazione di condensa, di ghiaccio e di detriti; pertanto filtri di linea, depuratori, essiccatori e tutte le valvole atte al mantenimento della pulizia del fluido devono essere efficienti. La taratura delle valvole pneumatiche inserite nei circuiti delle sospensioni o dei servizi, deve corrispondere a quella di progettazione; in caso contrario si può avere un'usura superiore al previsto delle guarnizioni dei freni o dei pneumatici.
Prodotti di qualità in Aftermarket
L'esistenza stessa del mercato del ricambio non originale, è frutto di un compromesso tra qualità e prezzo. Nell'ambito della nicchia dei ricambi per freni, qualità corrisponde anche a sicurezza di guida quindi anche per chi lavora in ambito Aftermarket la qualità è un elemento irrinunciabile per restare sul mercato. Le aziende che sono fornitrici di primo impianto, nel momento in cui si rivolgono anche all'Aftermarket possono offrire a garanzia dei loro prodotti proprio il fato di essere state prescelte da alcune Case costruttrici. Le aziende che viceversa operano esclusivamente nel mercato del ricambio devono utilizzare altre "armi" e per "scoprire" quali siano queste armi ci siamo rivolti proprio alle aziende del settore, raccogliendo alcune risposte interessanti.
Francesca Beccegato della ditta EXO, proprietaria del marchio Remsa, spiega che "a tutela del consumatore, che deve potersi rivolgere con tranquillità alle aziende che producono ricambi per l'Aftermarket, acquistando ad esempio una pastiglia più economica di quelle originali, ma equiparabile a questa in termini di qualità, è nata la normativa ECE - R 90. A partire dall'anno prossimo, cioè da quando entrerà effettivamente in vigore in Italia, rappresenterà un elemento discriminante e selettivo delle aziende operanti in tale campo. Il regolamento R 90 imporrà dei parametri qualitativi minimi e indispensabili per i componenti destinati ai freni, in modo da garantire prestazioni equiparabili ai prodotti originali. La normativa prevede l'obbligo della stampigliatura sia sul prodotto sia sulla sua confezione, del codice e numero d'omologazione".
Se dunque le aziende dell'Aftermarket che ancora non hanno adeguato le proprie strutture per l'ottenimento di questa omologazione, lo dovranno presto fare per poter continuare a vendere i propri prodotti, ci auspichiamo che una volta "in regola" queste aziende possano operare senza più ostacoli e continui raffronti da parte dei clienti verso i prodotti originali loro concorrenti. Sull'importanza della normativa citata e dell'opportunità positiva che essa rappresenta per le aziende dell'Aftermarket si è espresso anche il Signor Masi della ditta Gama: "Il materiale d'attrito è un elemento di sicurezza nell'applicazione del ricambio. La legislazione europea prevede una precisa normativa (sempre la ECE - R 90, n.d.r.) che l'Italia ha recepito con Decreto Ministeriale il 04.08.98 (vedi Gazzetta Ufficiale 31.08.98). Il ricambio non originale dovrà rispettare specifiche caratteristiche in stretta tolleranza sul prodotto originale omologato dal costruttore del veicolo. L'entrata in vigore della normativa in Italia è fissata per il marzo 2001, ma a tutt'oggi la motorizzazione italiana non è in grado di rilasciare l'omologazione in oggetto. L'ente con maggiore rappresentanza in Europa è come da tradizione il TÜV tedesco. In previsione c'è anche il coinvolgimento in un'omologazione globale anche del mercato Nordamericano, in collaborazione con il SAE. Malgrado tutto non sarà semplice salvaguardare il mercato del ricambio da attività 'pirata' su prodotti inadeguati e di dubbia provenienza.
Complessivamente ricorrere ad un'omologazione obbligatoria per legge rappresenta la migliore soluzione a garanzia dell'utente finale, in un giusto compromesso di concorrenzialità sulle normali basi qualità-prezzo"
Saranno sempre meno le aziende italiane?
In Italia le aziende del settore freni sono un numero consistente e quasi tutte operano in larga parte anche all'estero. Tra politiche molto aggressive da parte delle Case auto a tutela dei ricambi originali, sistemi distributivi in evoluzione e numero di officine indipendenti in calo, è lecito interrogarsi sul futuro di tali aziende. Il loro destino sarà quelle delle fusioni, acquisizioni, ecc., oppure potranno continuare a lavorare in forte concorrenza ma con la possibilità di "ritagliarsi" anche in futuro una propria fetta di mercato? Naturalmente nessuno possiede risposte certe (per farlo ci vorrebbe la famosa sfera di cristallo), ma tutti guardano con interesse ai cambiamenti in atto, per non trovarsi impreparati nel momento di eventuali decisioni importanti sulla propria azienda. Anche su questo argomento abbiamo dunque raccolto alcune riflessioni interessanti da parte dei nostri intervistati.
Roberto Menotti, ditta Graf: "Il futuro è nelle concentrazioni e lo stiamo vedendo dai movimenti dei grossi gruppi del settore. Per le piccole e medie aziende sarà sempre più difficile mantenere il livello di servizio che il mercato richiede perché i costi e gli investimenti da sostenere sono sempre più onerosi. Per quanto riguarda Graf siamo molto attenti alle vicende di questo mercato in evoluzione al fine di cogliere eventuali opportunità che si possono presentare. Inoltre abbiamo avviato una serie di collaborazioni con altre aziende, anche se si tratta di progetti alle fasi iniziali".
Andrea Boni, ditta Japanparts: "In generale ci sentiamo di dire che le dinamiche del mercato nei prodotti frenanti vedono oggi una riduzione dei produttori anche se i marchi sul mercato non si stanno riducendo. In Italia abbiamo due tipi di situazioni: la prima che vede aziende con marchi molto affermati sul mercato che ricoprono oggi una posizione di leadership e che lavorano, in modesta parte, per altri marchi. Altre aziende, invece, soprattutto per il prodotto pastiglie, hanno un'immagine di marca non di primo piano e lavorano molto per altre aziende che commercializzano i loro prodotti sottoforma di altri marchi. Chiaramente, in quest'ultimo caso, crediamo che in futuro si porrà sempre di più il problema di sopravvivere come marchio, per cui sarà molto difficile ricoprire una fetta di mercato difesa già da chi, invece, avrà una grande visibilità di marchio in quella nicchia".
Nicola Gorgoglione, ditta G.G.N.: "La nostra azienda è specializzata in ricambi rigenerati per il sistema frenante di veicoli industriali e Bus. Sul mercato abbiamo ormai una buona posizione, ma bisogna saperla mantenere. In Italia non esiste un vero controllo sui prodotti in circolazione, e quei pochi che ci sono spesso non vengono fatti con serietà. La motorizzazione dovrebbe obbligare gli autotrasportatori, come avviene in Svizzera, a sottoporre a controllo l'impianto freni; dovrebbe iniziare a specificare il metodo per controllare l'impianto frenante ad aria compressa e prescriverne il controllo periodico per esempio ogni 60.000 chilometri. Solo in questo modo resterebbero sul mercato esclusivamente le aziende che hanno fatto della serietà la propria strategia commerciale".
Offrire l'intero sistema
C'è una netta tendenza in atto nel settore freni da parte dei grandi fornitori di primo impianto, quella di offrire l'intero sistema frenante (dischi e pastiglie, tubi, sospensioni, ruote, ABS, ecc.). Si tratta di una situazione venutasi a creare principalmente per due ragioni: in primo luogo perché per le Case rappresenta un vantaggio poter contare su un unico fornitore di fiducia per diversi prodotti ed in secondo luogo perché il fornitore in questo modo riduce fortemente il numero di concorrenti in grado di offrire lo stesso servizio. Naturalmente questa situazione rende ancora più dura la vita alle aziende dell'Aftermarket, che potendo offrire solo una parte dell'intero sistema risultano di fatto meno appetibili. In tal senso le alternative a disposizione non sembrano essere molte; alcune aziende riescono ad entrare "nel giro" dei grandi fornitori, che non essendo in grado a loro volta di fabbricare tutti i prodotti del sistema frenante ricercano contratti di sub-fornitura di qualità; altre devono prendere la strada della super-specializzazione, cioè la produzione monotematica di articoli estremamente tecnici e di elevata qualità che solo chi si specializza è appunto in grado di realizzare.
In pratica la situazione può essere considerata negativa o positiva a seconda del punto di vista da cui la si osserva. Abbiamo infatti sentito anche pareri favorevoli tra le aziende intervistate:
Paolo Marangoni, ditta Bertocco: "La nostra azienda è stata promotrice di questa tendenza. Questa scelta ha portato ottimi risultati in quanto permette di offrire un servizio completo alla clientela che può contare su specialisti del settore. Il continuo ingresso nel mercato di concorrenti extracontinentali e le continue evoluzioni degli stessi mercati, portano inevitabilmente le aziende ad offrire un servizio migliore e ad un rapporto qualità/prezzo conveniente per l'utilizzatore".
Marco Aprile, ditta Valeo Ricambi: "Uno dei principali obiettivi di un gruppo di distribuzione è garantire al cliente l'offerta completa dei prodotti commercializzati, riducendo il numero dei fornitori. Sul sistema frenante, oltre a garantire una maggiore penetrazione, la gestione dell'intero sistema permette di assicurare un elevato standard qualitativo, riducendo il rischio derivante dall'impiego di componenti di bassa qualità, che ne potrebbero compromettere le prestazioni dell'intero sistema".
Le scelte del meccanico e del ricambista
Quando il meccanico si reca dal ricambista i suoi criteri di scelta sugli acquisti sono riconducibili a tre comportamenti principali: cerca una marca di prodotto in particolare, guarda cosa gli offre il negoziante, oppure opta semplicemente per il prodotto meno costoso. In tutti i casi comunque l'autoriparatore cerca di rifornirsi da un ricambista di cui si fida e con cui ha ormai instaurato un rapporto amichevole. Difficilmente si recherà da un ricambista che non stima solo perché è in grado di fornirgli un prodotto di una determinata marca. Nel corso degli ultimi anni il ruolo del ricambista si è evoluto attraverso una propria organizzazione di vendita capace di promuovere condizioni specifiche direttamente presso le officine. In questo caso la scelta del meccanico è condizionata dalla tipologia di offerta proposta. I principali componentisti in questo senso hanno i mezzi per giocare un ruolo importante, supportando con iniziative mirate questo tipo di vendita. La fidelizzazione del cliente ha un'importanza crescente per ogni anello della catena distributiva: il meccanico, pur puntando sulla economicità dei prodotti che utilizza, non può permettersi di montare ricambi di scarsa qualità con il rischio di reclami da parte del cliente; il ricambista non può caldeggiare presso i suoi clienti meccanici l'acquisto di un determinato prodotto se non è certo della validità effettiva del prodotto stesso, rischiando di vedersi restituire pezzi difettosi o malfunzionanti e perdere in credibilità.
In pratica la situazione più frequente è quella di meccanici e ricambisti che lavorano come due partners in fiducia reciproca, i primi possibilmente soddisfatti dei prodotti che acquistano e i secondi sicuri che il cliente soddisfatto non ha bisogno di recarsi altrove per i suoi acquisti. In un panorama di questo tipo crediamo che avvenga una sorta di "selezione naturale" che colpisce i peggiori prodotti in circolazione: un articolo di scarsa qualità, anche se conveniente economicamente, alla lunga lascia tutti scontenti, a partire dall'automobilista e risalendo lungo tutta la filiera autoriparativa. Questo per dire che se vi sono aziende nell'ambito Aftermarket che operano nel marcato da diversi anni, vendendo sia in Italia che all'estero, evidentemente sono società sulle quali ci si può fidare e i cui prodotti si allontanano poco o niente dagli originali.