Bruno Vianello, fondatore e presidente Texa ci spiega i segreti di un successo internazionale, e perché oggi la vera sfida si gioca sull’informazione.
Un nuovo stabilimento in fase di realizzazione, un continuo incremento di investimenti in ricerca e sviluppo e tanta formazione per gli autoriparatori: è questo il segreto Texa per vincere la sfida della riparazione multimarca. Bruno Vianello è una persona che le cose non le manda a dire: oggi i riparatori devono essere preparati a veicoli sempre più elettronici e devono essere seguiti in questo cambio di mentalità. In questa sfida infatti le aziende di diagnostica possono fare molto e il “Vianello pensiero” su questo argomento è semplice: supporto all’officina a tutto campo. Un pensiero che si è tradotto negli anni in accordi con aziende del calibro di Google e in un servizio di formazione da far invidia alle case auto. Abbiamo incontrato il presidente Texa nell’headquarter di Monastier di Treviso per farci raccontare il mondo della riparazione dall’alto della sua esperienza nel settore.Cosa sta cambiando nel mondo della riparazione in Italia?
Il cambiamento in realtà non riguarda solamente la nostra nazione, ma è un processo più globale. Fino a non molto tempo fa l’auto era un oggetto prettamente meccanico, al massimo elettromeccanico. Poi, con l’andare del tempo, la parte principale è divenuta l’elettronica. Dalla fine degli anni ‘80 a oggi, quindi, c’è stata una vera e propria rivoluzione nel mondo della riparazione e ogni rivoluzione ha bisogno dei suoi tempi di gestione per tutta la filiera. Oggi i meccanici hanno una buona cultura sulla parte meccanica, consolidata in tanti anni; quello che serve è portare allo stesso livello anche la preparazione sull’elettronica. È necessario che il meccanico cambi mentalità, perché il cambiamento è di quelli importanti, quasi quanto quello avvenuto cento anni fa, quando si è passati dal ferraggio dei cavalli alle autovetture.
In questo panorama, qual è il ruolo dei produttori di attrezzature?
Se gli autoriparatori devono cambiare mestiere, c’è qualcuno che deve formarli. In questo senso Texa è da sempre molto attiva, anche perché il nostro progetto è nato per questo motivo: se i meccanici imparano a riparare i veicoli, allora anche per noi il business diventa importante, diciamo che conviene a tutti. Per questo riteniamo che sia fondamentale la formazione.
In questo momento di cambiamento, fino al prossimo cambio generazionale e culturale, è fondamentale insegnare a riparare le parti elettroniche dell’automobile. Inoltre, se la meccanica ha avuto parecchi anni per consolidarsi e oramai è considerata affidabile, i maggiori problemi delle vetture moderne arrivano proprio dalle parti elettroniche, più soggette a guasti che spesso determinano il fermo dei veicoli.
Le case auto blindano sempre di più i propri veicoli a interventi esterni, complicando non poco la vita del riparatore; qual è la vostra opinione in merito?
Credo che le case auto stiano “complicando” i loro prodotti perché per loro questa è una necessità per avere standard elevati. Se parliamo di oggetti come le centraline, chiunque credo concordi con il fatto che si tratta di prodotti molto evoluti e necessariamente di non semplice gestione.
Da parte mia c’è il massimo rispetto verso le case automobilistiche e i loro prodotti, ma ritengo che sarebbe controproducente la centralizzazione presso i loro concessionari della assistenza e della manutenzione.
Secondo me il meccanico indipendente è come il medico di famiglia, c’è un rapporto umano, di reciproca fiducia, oltre che di comodità. Il concessionario ufficiale è invece l’ospedale, lontano, freddo, che incute anche un po’ di timore. Uscendo dal paragone, va considerato anche l’aspetto economico, dato che tra una riparazione presso il concessionario e quella del “meccanico sotto casa” corrono un bel po’ di soldi.
Lasciamo dunque alle case il prezioso compito di costruire vetture sempre più belle e complesse e sosteniamo la riparazione indipendente, purché sia all’altezza delle auto moderne; ed ecco che il nostro compito è quello di creare non solo meccanici liberi ma riparatori “sapiens”, cioè in grado di comprendere le complessità dell’auto e saperle riparare con velocità e professionalità.
Alcuni ritengono che la legge Monti abbia tradito le attese, favorendo alla fine proprio le case; cosa ne pensa?
Non sono d’accordo. La legge Monti ha operato esattamente nel senso della riparazione multimarca, bisogna solo attendere che entri in funzione a dovere, anche perché quando ci sono grandi cambiamenti ci vuole tempo per far digerire l’evoluzione.
Chiaramente, nonostante ci sia una legge che salvaguarda il riparatore indipendente, è lui stesso che deve divenire un bravo professionista. Nell’ambito di questo cambiamento, quindi, il meccanico deve imparare le nuove tecnologie.
Da parte nostra, per raggiungere questo scopo, oltre a produrre i migliori strumenti di diagnosi possibili, abbiamo capito che dobbiamo fornire un’ampia gamma di servizi perché i riparatori possano effettuare al meglio il proprio lavoro. Alla fine del 2007, per esempio, avevamo ben 30 scuole e altre 4 sono in fase di apertura, inoltre abbiamo stipulato un accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione e possiamo contare su 6 scuole pubbliche dove si insegna agli studenti a lavorare. A queste realtà forniamo anche i nostri strumenti, i libri e il nostro personale qualificato per rendere sempre attuale la formazione. Credo che neanche aziende del calibro di Fiat possano contare su un simile impegno, tanto per fare il confronto con una casa auto.
C’è poi un aspetto non secondario della legge Monti che non tutti sembrano aver colto e riguarda l’altra metà della mela: le officine autorizzate. Qualsiasi officina dipendente non lo è più come una volta: con la legge Monti l’officina che si associa al marchio Fiat non è più costretta a lavorare solo con auto Fiat, ma può intervenire su tutte. Certo, magari le garanzie le farà solo per il marchio Fiat, ma in questo modo l’officina potrà contare su un fatturato misto.
Parlando di Texa, che importanza ha avuto l’accordo stipulato con Google per la vostra azienda?
L’accordo con Google ha sicuramente un’importanza che trascende la nostra azienda, potremmo dire che si tratta di una vera e propria rivoluzione nel mondo della diagnosi.
Mi spiego meglio: quando l’elettronica ha iniziato a essere presente sulle auto, non esistevano i sistemi di autodiagnosi; il meccanico doveva, attraverso strumenti di diagnosi, cercare di capire quale era il problema e poi cercare di risolverlo. Per riprendere il paragone precedente, era come un medico, che attraverso i vari esami cerca di fare una diagnosi e poi di trovare una cura adatta. Poi l’automobile si è evoluta e oggi le centraline sono in grado di effettuare un autocontrollo dei propri sistemi. C’è stata quindi un’evoluzione, che i costruttori di strumenti hanno capito e alla quale si sono adeguati. In seguito si è compreso che per riparare una vettura era importante fornire anche informazioni tecniche sui sistemi, anche perché se un riparatore non riesce a risolvere un determinato problema con l’autodiagnosi, allora deve procedere alla vecchia maniera. Per questo i produttori, Texa tra i primi, hanno inserito le informazioni tecniche all’interno dello strumento stesso.
Questi due primi step potremmo definirli come le prime due dimensioni della diagnosi. Noi a questo punto ci siamo accorti che i problemi delle automobili sono spesso simili, quindi se si fosse riusciti a catalogare e memorizzare tutti i problemi che possono accadere nel mercato internazionale e mettere tutte queste informazioni in una rete disponibile a tutti sarebbe stato un ottimo strumento per il meccanico.
Così abbiamo iniziato ad archiviare tutti i vari problemi che si presentavano sulle vetture e a catalogarli, ma quando ci si trova con 20.000 informazioni disponibili, il problema diventa trovare quella giusta. E allora abbiamo siglato un accordo con una società che sapesse fare un ottimo motore di ricerca e lo abbiamo fatto con Google, che credo non abbia bisogno di presentazioni, e che oggi porta il nostro caso come esempio.
Oggi l’autoriparatore che utilizza Texa ha un prodotto che è in grado di fare la diagnosi di primo e secondo livello e in più può contare su tutte le informazioni e le conoscenze condivise da tutti i meccanici, lui compreso, che hanno risolto problemi reali sul campo. Oggi produciamo circa 100 bollettini alla settimana e riteniamo che questo fattore è forse quasi più importante della diagnosi di primo e secondo livello, perché se uno trova il problema nella rete lo ha già risolto. Noi abbiamo creato un network che unisce tutti i riparatori che utilizzano il nostro strumento: non a caso sosteniamo di aver creato la terza dimensione della diagnosi, una dimensione potenzialmente illimitata che nasce dalla stessa esperienza dei riparatori.
Texa tuttavia non produce solamente strumenti di autodiagnosi; quali crede siano gli strumenti indispensabili per il futuro?
Oggi l’autoriparatore deve offrire un servizio completo. Ogni officina dovrà avere uno strumento di autodiagnosi, quindi questo è l’elemento più importante. Noi produciamo anche analizzatori gas di scarico e strumenti per la diagnosi e la ricarica dei sistemi aria condizionata e su questi è necessario analizzare le due linee separatamente.
Per quanto concerne l’analisi dei gas, per esempio, gli strumenti non sono più fondamentali per la riparazione, ma lo diventano per la legge, che impone il controllo delle emissioni di scarico delle auto. Molte officine hanno già questo tipo di strumenti, quindi il mercato tende alla sostituzione. Un mercato importante, perché lo strumento deve essere omologato con le nuove normative, ma pur sempre relativo alla sola sostituzione.
Per l’aria condizionata, invece, il discorso è leggermente differente: prima la diagnosi e la ricarica di questi impianti era destinata solo agli specialisti, mentre oggi questo servizio è alla portata di molti. Credo quindi che nell’A/C il bacino potenziale sia maggiore rispetto a quello dell’analisi gas.
Quali sono gli altri mercati che secondo Texa cresceranno in futuro?
Attualmente dividiamo la nostra attenzione su due fronti: l’estero e la riparazione integrata. Per quanto riguarda i mercati fuori dall’Italia, abbiamo filiali in Spagna, Germania, Inghilterra, Francia e abbiamo appena aperto in Polonia. Nelle prossime settimane, inoltre, apriremo la nostra filiale anche in Russia. L’apertura di filiali tuttavia è solo il primo step, perché per fare un buon lavoro bisogna sempre offrire anche il servizio: in altre parole, nelle filiali più recenti stiamo mettendo in piedi un sistema di scuole e un call center ben funzionante.
Per quanto riguarda i prodotti, invece, attualmente stiamo puntando molto sul TMD, uno strumento in cui crediamo molto e che permette di effettuare la diagnosi anche a distanza. Per questo la nostra priorità è sempre incentrata sugli investimenti in ricerca e sviluppo, che crediamo siano le uniche attività in grado di mantenerci sempre all’avanguardia in questo settore.
Ricerca e sviluppo che richiedono sempre più manodopera specializzata: per questo ingrandite la sede?
Abbiamo visto che l’attuale struttura non è in grado di ospitare tutti i nuovi assunti e così abbiamo deciso di ampliarci. Il problema è notevole, al punto che oggi, per far fronte a questa situazione, abbiamo preso temporaneamente in affitto un altro capannone di 3.000 m2.
La nuova ala dell’azienda dovrebbe essere pronta per il 2009 e servirà per far posto a tutto il nuovo personale, specialmente per la ricerca e sviluppo.
Del nuovo stabilimento mi piace sottolineare una cosa: oggi abbiamo un’estensione di oltre 100.000 m2 di terreno, che saranno destinati non solo alla produzione, ma anche per creare spazi utili per i dipendenti e un ambiente gradevole.
Siamo un’azienda costruttrice di strumenti, ma non ci preoccupiamo solo della produzione, ma anche di tutte le infrastrutture perché i nostri partner possano utilizzarli al meglio, siano essi autoriparatori o nostri dipendenti.
Approfondimenti:
www.texa.it