C’è un settore del comparto auto che “sente meno” la crisi rispetto ad altri: si tratta della filiera aftermarket. Nel 2012, in Italia, sono stati spesi 26,9 miliardi di euro per riparazione e manutenzione autovetture: un 58esimo del Pil nazionale. Lo evidenzia Osservatorio Autopromotec. Come dire: l’aftermarket contribuisce a mantenere il mercato dell’auto. E c’è fiducia per il futuro
Il 2012 sarà un anno da ricordare per il comparto aftermarket automotive. Complice la crisi dei consumi che porta quantità sempre maggiori di automobilisti a preferire la riparazione al posto della sostituzione tout court del proprio veicolo, per la prima volta nella storia motoristica italiana la spesa globale per le riparazioni ha superato la spesa per l’acquisto di autovetture nuove. E’ quanto indica, in questi giorni, Osservatorio Autopromotec in un’analisi sull’effettivo importo per manutenzione e riparazione autoveicoli nel 2012.Il rapporto è stato reso noto in concomitanza con Autopromotec 2013, la rassegna biennale di BolognaFiere dedicata all’aftermarket automotive e alle attrezzature d’officina, che a sua volta ha confermato quello che l’analisi di Osservatorio Autopromotec ha messo “nero su bianco”. Vale a dire: grande attenzione alla filiera post – vendita, settore in concreto sviluppo soprattutto a livello internazionale; per le officine, indicazione – almeno teorica - di nuovo lavoro. E per gli automobilisti, una soluzione spesso scacciacrisi, a meno che l’entità dei lavori da fare alla propria auto non sia tale da sconsigliare interventi troppo dispendiosi.
Un fatto, però, è certo: dati alla mano, nel 2012 in Italia sono stati spesi 26,9 miliardi di euro per manutenzione e riparazione di autovetture. Quasi il 15% in più di quanto l’anno scorso è stato complessivamente speso per l’acquisto di autovetture nuove di fabbrica.
E se ci si vuole ancora divertire con i numeri e le proporzioni, ecco che il monte – spese 2012 per interventi di manutenzione e riparazione al parco auto circolante in Italia costituisce un 58esimo del Pil nazionale. Con la differenza che mentre quest’ultimo è tristemente in costante discesa, per l’aftermarket il panorama può essere visto in maniera differente.
E’ chiaro che non è tutto oro quello che luccica: da un lato, infatti, c’è da tenere conto del crollo nelle vendite di auto nuove, che dall’ultimo esercizio pre – crisi (2017) sono calate del 44% laddove il Pil è sceso del 6,5% e la produzione industriale del 25,4%. D’altro canto, va tenuto in considerazione il fatto che, nel 2012, il mercato dell’autoriparazione ha fatto registrare un calo del 10,5% del proprio giro d’affari.
E’ anche vero che quest’ultima situazione va in misura parziale vista nella decisione di molti automobilisti a rinviare verso tempi migliori eventuali interventi di manutenzione e riparazione alla propria autovettura non strettamente indispensabili, nonché a una certa diminuzione effettiva nell’impiego dell’auto di proprietà. E questo, se ce ne fosse bisogno, è dimostrato dal calo del 7% del traffico sulle nostre autostrade, della diminuzione del 10,8% dei consumi di benzina e del 10,4% del gasolio.
A questo punto, la domanda è: il mercato auto si risolleverà? E quale ruolo giocherà l’aftermarket? Se le prospettive restano quelle attuali, indica Osservatorio Autopromotec, non c’è ragione per non assistere a un concreto e reale ritorno alla crescita del mercato autoriparazione in Italia, ancora prima che la crisi economica venga superata. In fondo, l’Italia non è al centro di un processo di demotorizzazione: la crescita della dotazione di nuovi veicoli a motore è soltanto rallentata. Il mercato auto, in effetti, subisce una contrazione soltanto nell’eurozona, mentre è in fase di espansione nel resto del mondo. E si tratta di mercati nei quali, giocoforza, la domanda di apparecchiature, strumenti e attrezzature per diagnosi e autoriparazione resta elevata, soprattutto nei Paesi dove la motorizzazione di massa è scattata solo da pochi anni e nei quali, di conseguenza, la creazione di infrastrutture per l’assistenza automotive è in pieno sviluppo.
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