Presentata al grande pubblico la campagna R2RC, e per la prima volta tutti, ma proprio tutti, chiedono la stessa cosa: parità con le concessionarie.
Da una parte i giornalisti, dall'altra, dietro un tavolo, i principali rappresentanti della riparazione indipendente: A.D.I.R.A., A.I.C.A., CNA Autoriparazione e Confartigianato Autoriparazione, per la prima volta uniti e coesi in un progetto comune. Una conferenza stampa in pompa magna per ribadire ai media e alle istituzioni un concetto semplice: la B.E.R. va rinnovata, e non messa in un cassetto. In realtà la campagna R2RC chiede molto di più e si batte da circa due anni in tutta Europa per il riconoscimento dei lavoratori della filiera indipendente: dai produttori di ricambi agli autoriparatori, ai carrozzieri e a chiunque voglia mettere, in maniera professionale, le mani su un'auto che circoli nell'Unione senza aver cucito sulla tuta il marchio di una casa auto. Ma veniamo alla cronaca di questo piccolo evento per il mondo mediatico che ha, invece, un importante risvolto per la visibilità del comparto indipendente.I numeri
Presentato dal giornalista Roberto Pippan, responsabile della redazione economica del giornale Radio Rai, ha aperto i lavori Gian Primo Quagliano, presidente di Econometrica, società di studi e ricerche nel settore automotive. Quello che emerge è un quadro chiaro: in Italia la riparazione delle auto è un piatto ricco che fa gola a tutti, in primo luogo alle case auto. Tradotto in numeri, infatti, la riparazione equivale a circa 100.000 piccole e medie imprese, con una occupazione media di 3,5 unità lavorative ad azienda, per un controvalore, tanto per parlare di soldi, di circa 33,7 miliardi di euro. Chiaro che sono cifre importanti, basti pensare che si tratta di un valore pari a oltre la metà di quello generato dalla sola vendita di auto nuove, circa 50 miliardi di euro nel 2008. Per questo attorno alla riparazione c'è un grande fermento e per questo, per la prima volta, tutti i protagonisti del comparto indipendente hanno trovato un punto di accordo e un obiettivo comune: garantire agli operatori il diritto alla riparazione.
Il diritto di riparare
A spiegare il concetto in maniera semplice è Bruno Beccari, presidente di A.D.I.R.A. (associazione distributori indipendenti di ricambi) che durante il suo intervento ha spiegato a una platea di giornalisti, anche non del settore, le problematiche che un autoriparatore indipendente deve affrontare quotidianamente: dall'azzeramento spie fino alla reperibilità di informazioni tecniche per effettuare lavori a "regola d'arte". L'accesso a tali informazioni consente a queste realtà di sopravvivere in un contesto sempre più competitivo. Le auto, infatti, sono sempre più complesse. Beccari spiega, a una platea quasi stupita di giornalisti non del settoer, che in un'auto sono presenti un numero spropositato di centraline e che la conoscenza dei codici di accesso a tali centraline è un prerequisito fondamentale anche solo per poter effettuare la manutenzione di un veicolo. Nula di nuovo sotto il sole, verrebbe da pensare, invece è importante che queste informazioni arrivino anche al grande pubblico. è infatti proprio il cliente finale a preferire, dopo il quarto anno di vita della sua auto, l'officina indipendente. Una scelta, che, è stato spiegato da Gian Primo Quagliano, non è dettata dal risparmio economico (o almeno non esclusivamente da questo): il motivo principale di portare lì la propria auto è la capillarità delle officine indipendenti e la comodità che rappresentano rispetto alle poche concessionarie e officine autorizzate. Una riduzione delle officine, quindi, rappresenterebbe una perdita di libertà nella scelta per il consumatore.
Anche i consumatori sono d'accordo
E, infatti, sono anche le principali associazioni di consumatori, Audiconsum e Federconsumatori, che per bocca dei propri rappresentanti (Fabrizio Premuti, responsabile nazionale Audiconsum, e Claudio Paielli, direttivo nazionale Federconsumatori) fanno sapere di appoggiare pienamente la campagna R2RC. Le associazioni dei consumatori hanno il compito di tutelare la libertà di scelta dei cittadini, evitando che azioni di monopolio e lobby obblighino le persone a dipendere direttamente da poche aziende. è il caso dell'auto, dove i costi della manutenzione effettuata presso le concessionarie rappresentano una voce importante di spesa per l'automobilista. La possibilità di scegliere il riparatore che si preferisce è invece, secondo le associazioni, un diritto del cittadino, e come tale va difeso. Come? Ovviamente, rendendo competitive le aziende del settore, ossia mettendole in condizioni di competere alla pari con le concessionarie delle case. Una paritareità che, spiega Marco Turco, responsabile nazionale CNA Autoriparazione, non si è ancora raggiunta, perché troppo spesso si getta discredito sulle officine indipendenti e alcuni concessionari, ancora oggi e nonostante la B.E.R., minacciano anche la non applicazione della garanzia in caso di manutenzione effettuata fuori del canale ufficiale.
Gli strumenti indipendenti
Un capitolo a parte lo meritano le attrezzature per le officine. Spetta a Renzo Servadei, segretario nazionale di A.I.C.A (associazione italiana costruttori attrezzature) spiegare ai poco informati giornalisti presenti la differenza tra indipendenti e autorizzati sul fronte strumenti. Se, infatti, ogni officina autorizzata è obbligata ad acquistare le attrezzature fornite dalla casa automobilistica, il riparatore indipendente può avvalersi di un ampio ventaglio di strumenti progettati e realizzati per funzionare sul maggior numero di vetture possibile. Una comparto industriale, quello delle attrezzature, che rappresenta una vera e propria punta di diamante nel sistema industriale italiano, tanto che, proprio nel nostro paese, si concentra una delle più alte percentuali di produttori mondiali, con aziende che esportano i propri prodotti in tutto il mondo. Ma se le attrezzature sembrano essere il prodotto "anticiclico" per eccellenza, che va bene quando l'economia va male per dirla in maniera semplice, è anche vero che i produttori si trovano di continuo a dover combattere e investire capitali importanti per riuscire a ottenere le informazioni di accesso alle centraline delle auto.
La politica risponde?
A seguire con attenzione le vicende dell'aftermarket italiano è Bartolomeo Giachino, sottosegretario ai Trasporti, che sottolinea che "ogni futura decisione sulla Monti deve basarsi su considerazioni riguardo alla concorrenza". Fatta questa doverosa premessa, l'Onorevole ha reso noto che "questa legislatura crede che le infrastrutture e i trasporti siano la leva per far ripartire l'economia" e che, quindi, il governo è pronto ad aprire un tavolo con le parti chiamate in causa da questo regolamento. Il sottosegretario ha quindi chiesto ai rappresentati del comitato R2RC di presentare in breve tempo una serie di proposte da discutere direttamente presso il ministero, ricordando come questa legislatura si sia impegnata per venire incontro alle richieste del mondo industriale. In particolare, ci tiene a sottolineare Giachino, nel decreto "milleproroghe" è stata inserita la modifica all'articolo 75 del Codice della Strada, che rende non necessaria la delega della casa auto per la riomologazione del mezzo. Uno spiraglio verso una legge sul tuning tanto richiesta in Italia secondo il sottosegretario, poco più di un "cucchiaino d'acqua" a fronte di un vuoto normativo grande come il mare secondo Raffaele Cerminara, segretario nazionale di Confartigianato Autoriparazione.