Un mercato sempre più competitivo, dove le pastiglie freno vengono anche regalate per promuovere la vendita di altri prodotti.
Ne parliamo con Vilma Marastoni, amministratore di E.T.F., azienda specializzata nel frenante.
Ciò che conta è la qualità, al di là di ogni altra considerazione. È su questa certezza che si basa l'impegno quotidiano di Vilma Marastoni, general manager di E.T.F., che guida l'azienda con Luigi Biorci, direttore generale.
L'esperienza di una vita nel settore automotive permette di guardare al mercato con estrema lucidità, evidenziando le problematiche del settore e affrontando le sfide che pone senza scendere a compromessi sulla sicurezza e la qualità.
Una strategia che ripaga in termini di fidelizzazione del cliente e consente all'azienda di continuare con fiducia a investire sulla gamma prodotti, affinché il cliente possa sempre trovare da E.T.F. un programma freni completo.
Nonostante il quadro globable sicuramente non roseo, infatti, E.T.F. mantiene un atteggiamento positivo e, come afferma Vilma Marastoni: “la nostra società non intende arretrare e continua a investire su gamma e qualità dei prodotti. Del resto la conquista della fiducia della clientela è quello che porta i risultati nel tempo.”
La gamma è sempre aggiornata
E.T.F. offre al mercato indipendente prodotti di elevata qualità, equivalenti a quelli di primo equipaggiamento. La ricerca di nuove tecnologie di produzione e l'investimento in macchinari d'avanguardia permettono all'azienda di mantenere sempre alto il suo standard di qualità, continuamente testato con controlli anche a campione. Le certificazioni ottenute sono la dimostrazione di una comprovata affidabilità dei prodotti E.T.F.
L'altro punto di forza della società è il costante aggiornamento di gamma, che infatti oggi conta oltre 1.540 modelli di pastiglie freno, 1.400 referenze di dischi freno, 720 per le ganasce freno.
In continuo incremento anche la gamma dei segnalatori di usura.
L’obiettivo è quello di offrire alla clientela la possibilità di potersi rifornire da E.T.F. per qualsiasi veicolo, sia esso un modello europeo, giapponese, coreano o americano, immettendo sul mercato sempre nuovi articoli che possano rendere l'offerta E.T.F. sempre più interessante.
Il mercato: estero e Italia
L'attività dell'azienda di Santena ha sempre privilegiato l'estero e infatti la maggior parte delle vendite è sempre stata rivolta ai mercati internazionali, con un’incidenza attuale sul fatturato del 72%, con delle punte anche oltre l’80%. Una scelta che ha inciso molto anche sulla capacità e l'impegno di E.T.F. nel mantenersi competitiva anche a fronte di normative e richieste di standard alle volte più stringenti di quelli italiani, almeno per ciò che riguarda il passato.
Negli ultimi cinque anni l’azienda ha dedicato anche molte attenzioni al mercato interno, ridefinendo una rete con distributori e agenti a seconda delle zone, e raggiungendo risultati molto positivi.
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Tre domande a Vilma Marastoni
Come è cambiato il mercato?
I mercati negli ultimi quattro anni sono molto cambiati, e mentre in passato la clientela creava dei magazzini ricchi di ogni tipologia di articolo, oggi la stessa clientela è portata ad acquistare in base alla richiesta giornaliera. Si comprende quindi come lo stesso cliente che si trova di fronte a un circolante formato da un elevato numero di brand e modelli, ma ciascuno composto da poche unità, non sappia prevedere cosa e quanto andrà a vendere.
Per tale ragione il nostro magazzino di Santena è fornito di una vasta gamma di prodotti che si articolano sui veicoli sia europei, sia di provenienza extra europea.
Questo crea ovunque una dispersione enorme di energie e un aumento di costi. In maniera particolare questo atteggiamento di non fare scorte è preponderante per il mercato interno. Di fatto lo è sempre stato, in quanto in Italia, eccetto pochissimi, non esistono grandi operatori del settore, ma oggi è diventato un fenomeno ancora più esteso.
Quali sono le problematiche più pressanti per l'aftermarket in Italia?
Oltre a questo problema del fare magazzino, c'è una forte battaglia sui prezzi e una difficoltà di solvibilità; tutte condizioni dovute alla attuale situazioni di crisi nei diversi settori e all'impoverimento delle famiglie, sia per l'Italia, sia per altri paesi del Sud Europa.
La diminuzione nell'uso delle vetture (dimostrata anche dalle statistiche di vendita dei carburanti) condiziona di fatto le attività di riparazione e manutenzione, nonostante un parco auto che sta invecchiando, con un conseguente notevole calo sui consumi dei ricambi.
La concorrenza è davvero così forte nel settore frenante?
Sì, assolutamente, anche a causa della battaglia dei prezzi cui accennavo.
Tutti gli operatori nel campo automotive che in passato producevano o vendevano ricambi hanno evidenziato che alcune tipologie di ricambio non hanno più richiesta. Pertanto, anche coloro i quali in precedenza non trattavano prodotti di questo settore ora cercano di svilupparlo. Questo non fa che aumentare la concorrenza, perché entrano in gioco più attori e in molti casi si tratta anche di gente inesperta, che offre prodotti di bassa qualità e affidabilità.
Si trovano quindi su tutti i mercati mondiali materiali frenanti di tutti i generi, e a tutti i prezzi. Alcuni clienti ci dicono infatti che il prodotto offerto dalla ditta X piuttosto che Y è di scarsa qualità, ma finiscono poi con il comparare il prezzo, pretendendo di avere la qualità al prezzo dell’asiatico.
Mi spiego con due esempi.
Giusto di recente, un cliente estero, con il quale abbiamo un rapporto trentennale, ci ha mostrato il prezzo (2,10 euro) di alcune pastiglie freno provenienti dal Far East per una vettura che in Italia non è mai stata importata, la Lada Ziguli (di cui il mercato russo è pieno). Ebbene, abbiamo fatto un po’ di calcoli insieme e siamo arrivati alla conclusione che con questo prezzo non si riescono nemmeno ad acquistare le materie prime. Lo stesso cliente però ci ha confermato che, salvo su questo codice, per le altre referenze la differenza di prezzo non è poi così grande, e ci conferma che anche nel Far East ci sono aziende e aziende.
Questo fenomeno di prezzo sotto costo di materie prime però non riguarda solo l'estero, ma anche prodotti per vetture circolanti da noi, come per esempio la Fiat Punto. In questo caso è la fantasia del venditore a fare il prezzo: ogni 10 pastiglie ne vengono regalate 2, 3 o anche 4.
Di fatto resta comunque che l’offerta è superiore alla richiesta e che tutti si affannano per vendere, magari anche sottocosto, per rimanere sul mercato e far girare i soldi.
E in questo meccanismo rientrano un po' tutti, anche aziende storiche del settore, che stanno battagliando solo ed esclusivamente sul prezzo, inventando nuove linee e nuovi marchi. Assicurano però che la qualità è la stessa loro, ma io mi chiedo: perché se la qualità è la stessa, cambiano il marchio?
In E.T.F. preferiamo non intraprendere questa strada.
E.T.F. in breve
La società E.T.F. nasce nel 1978 incentrando la propria attività di produzione su due specializzazioni: freni e frizioni, realizzate con la collaborazione di altri partner produttivi, con i quali i legami diventano societari nel 1982. In particolare, E.T.F. è nata grazie allo stimolo apportato da un importante cliente tedesco, che sin nel 1989 portò l’azienda a essere una delle prime imprese italiane a certificarsi per la qualità presso il TUV di Essen, con le prime produzioni di pastiglie e ganasce senza uso di amianto. A questa certificazione ne seguirono poi molte altre e costantemente ci sono nuovi modelli in omologazione.
Nell’anno 2000 l'azienda decise di abbandonare il settore della frizione per dedicarsi principalmente al frenante, sviluppando sempre di più la tecnologia e la gamma.
Oggi l'azienda porta sul mercato del ricambio indipendente pastiglie e dischi freno, ganasce, ceppi freno e segnalatori di usura, per un totale di oltre 3.700 codici a catalogo, con applicazioni che spaziano dai veicoli europei agli asiatici e americani.
Le lavorazioni si suddividono fra la sede di Santena, dove si trova il magazzino per le materie prime e lo stoccaggio dei prodotti finiti, e quella di Lecce, centro produttivo, con rifornimenti settimanali.
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