Una realtà dinamica che affronta il mercato unita e con nuovi progetti: a cinque anni dalla sua nascita Claudio Santin, direttore del Consorzio PDA, tira le somme – positive – di questa esperienza.
I primi cinque anni, vissuti in un contesto globale particolarmente difficile, si può dire che siano stati una bella gavetta per il Consorzio PDA, che ha saputo crescere, nonostante la situazione contingente negativa e le difficoltà fisiologiche che incontra un'azienda ai suoi esordi.
Oggi è il momento di un primo bilancio, per fare il punto sul percorso fatto e per iniziare a raccontare quali saranno le novità dopo questo primo lustro; ne parliamo con Claudio Santin, direttore del Consorzio.
I numeri di oggi
È vero che il Consorzio PDA è nato da poco, ma si basava su un'idea nuova e sull'esperienza consolidata dei suoi fondatori. Il coraggio e l'intraprendenza delle nuove idee, unite a professionalità e competenze, hanno permesso al Consorzio di crescere e raggiungere risultati importanti.
Ad oggi, infatti, il Consorzio, partito fin da subito sui due fronti del mercato auto e truck, raduna attorno a sé 19 distributori auto e sette distributori carro, che assicurano una diffusione capillare sul territorio con magazzini ben forniti. Sono parte del gruppo anche 52 ricambisti e 380 officine.
Attualmente il gruppo sviluppa un fatturato di circa 40 milioni di euro e ha stretto accordi con i maggiori fornitori protagonisti del mercato, su un potenziale di 150 milioni di euro.
La strategia del consorzio
La scelta di fondare un gruppo consortile permea tutta l'attività di PDA (Progetto Distribuzione Automotive) e non sempre è una scelta facile, perché bisogna sapersi confrontare apertamente e saper mediare tra le diverse posizioni a vantaggio di tutti.
La difficoltà maggiore è legata sopratutto alle scelte strategiche, che vanno sempre condivise e “divise in parti uguali” tra fornitori e soci. Sono i soci, infatti, quelli che lavorano per l'inserimento dei prodotti sul mercato, scontrandosi con una realtà dove c'è un surplus di offerte e un numero ridotto di operatori, spesso legato anche al problema del ricambio generazionale che non c'è.
Vivere un consorzio vuol dire crescere di idee e scambi culturali e di integrazione tra le parti, cercando il giusto compromesso in una catena distributiva che ha una sua “non logica”, per effetto del territorio in cui si opera, dove ci sono situazioni in cui c'è anche chi la fa da padrone, complice proprio quel cambio generazionale che manca.
Il consorzio PDA ha un'altra strategia, che si chiama “integrazione tra le parti”, dove ognuno svolge il suo compito e fa la sua parte nel proprio ambito, arrivando in questo modo a una reale integrazione.
Al via la carrozzeria e...
Nelle strategie commerciali del Consorzio PDA ci sono iniziative che mirano alla sua crescita in entrambi i settori in cui opera, auto e carro.
Tra le novità che verranno portate avanti c'è anche il progetto carrozzeria, che nasce e si sviluppa in un'ottica di piena integrazione fra le parti. Un comparto che ha una sua modalità di approccio al mercato e che dunque va affrontato con una competenza specifica; da qui la necessità di muoversi senza fretta e senza trascurare le specificità di questa filiera distributiva.
Tra gli altri progetti in fase di definizione, al momento in fase di studio, il Consorzio sta valutando un potenziale accordo internazionale, a copertura di quello che può essere considerato come il completamento di una fase di maturazione che sta dando i suoi frutti.
Il Consorzio sul mercato
Come dicevamo prima, PDA ha scelto di essere consorzio, ma cosa significa questa scelta sul mercato? Quali sono gli scenari che si trova ad affrontare e in cosa PDA si distingue dagli altri gruppi che operano nel nostro paese?
Diamo la parola a Claudio Santin, che dipinge un quadro del mercato dove affiorano diversi tentativi di essere filiera, non tutti guidati però dalla stessa filosofia di filiera tradizionale. “La situazione del mercato aftermarket in Italia è complessa, ci sono alcuni distributori che mirano a un'espansione importante sul territorio.
In passato abbiamo già assistito a situazioni simili, ad andamenti sinusoidali del mercato, con altalene di alti e bassi e crescite controllate dall'interno; limiti o divieti nelle importazioni dall'estero e poi la piena liberalizzazione, con tutti i prodotti e i marchi disponibili per tutti. Una situazione che porta anche a una difficoltà nella gestione dei costi fissi per le grandi realtà, che per ovviare al problema cercano accordi diversi, anche fra concorrenti che agiscono su uno stesso territorio.
Alcuni ritengono che questa possa semplicemente essere una fase evolutiva, e ciascuno fa le sue scelte, ma personalmente mi chiedo quale sarà il prezzo di tutto questo.
Quanto durerà questa fase? Quando arriveremo a un assestamento e a quali condizioni? Cosa faranno le aziende per rientrare nei costi e quali costi verranno tagliati?
Sono tutte domande lecite e che noi come consorzio pensiamo di dover affrontare in un modo diverso. Il Consorzio PDA, infatti, applica un'altra strategia, che si chiama integrazione tra le parti, dove si rispettano i ruoli e ognuno fa la sua parte nel proprio ambito, arrivando in questo modo a una reale integrazione e sinergia.
Il Consorzio PDA vuole guardare questo mercato in modo maturo, con operatori che sviluppano il proprio lavoro nel territorio di competenza, accettando e sostituendo le parti, proprio come un ricambio, che poi è quello che sappiamo gestire meglio.
Ecco perché il Consorzio PDA non è un 'circolo chiuso' e nemmeno una realtà di proprietà di qualcuno, ma è un'organizzazione in cui i soci sono tutti uguali e inseriti in egual modo.
In altre parole, quello che viene chiamato Consorzio altro non è che un gruppo integrato di amici, con scambi sia di prodotto, sia di cultura territoriale; ecco perché facciamo un passo alla volta senza stravolgere nessuno, con sempre maggiori risultati.
Oggi il Consorzio PDA è aperto a tutti: a tutti i distributori, i ricambisti e le officine che vogliono farne parte, con delle regole che sono di lavoro, su un territorio che ha bisogno. E forse, un domani, nascerà quello che realmente è il futuro del ricambio aftermarket. Noi, un'idea l'abbiamo.”