Una volta c’era l’amianto, poi è sparito ed è stato sostituito da altre leghe che comprendevano anche il rame. Oggi anche questo metallo è messo in discussione e probabilmente sparirà dalle pastiglie del futuro. Ecco come vede l’evoluzione dei prodotti frenanti un’azienda produttrice italiana che “pensa in grande”.
Sono due donne a gestire una delle poche realtà industriali completamente italiane nella produzione di pastiglie freno nel Centro Italia. Stiamo parlando di Alessia ed Arabella Massi, che dal 2013 guidano Gama SpA: sede e stabilimento di produzione ad Ancarano, in provincia di Teramo e clienti in tutto il mondo.
Una gestione non semplice viste le odierne dinamiche di mercato e le stringenti normative ambientali. Un’azienda di famiglia attiva già dal 1973 con una storia e una filosofia in continua evoluzione. In ogni caso, le due sorelle hanno ristrutturato completamente il modo di lavorare di questa azienda negli ultimi due anni, puntando fortemente su ricerca, sviluppo e innovazione, al punto di poter vantare già un riconoscimento internazionale nel campo dei nuovi materiali.
Vediamo allora quali sono per Gama i destini che attendono le pastiglie, perché ciò che oggi sono i primi esperimenti delle case auto, domani saranno i prodotti su cui tutti i meccanici dovranno “sporcarsi le mani”.
Gli Stati Uniti e il 5%
In effetti, è già dal 2010 che negli Stati Uniti si è iniziato a parlare di pastiglie “copper free”, cioè con basso contenuto di rame e di altri metalli pesanti.
I primi stati a partire sono quello di Washington e della California con le prime direttive che oggi coinvolgono sia i produttori di autovetture, sia gli importatori e distributori di ricambi. In sostanza, da qui al 2021, la presenza di rame prevista sarà del 5% ad arrivare al 2025 in cui spariranno le pastiglie con contenuto di rame e metalli pesanti e tutti dovranno adattarsi (da tale data la soglia di rame ammessa scenderà infatti allo 0,5%).
Anche in Europa è iniziato un forte dibattito in merito, non fosse altro perché le piattaforme produttive delle case automobilistiche uniformano i propri standard e ancor più la spinta sulla tutela ambientale resta tra i primi punti a livello mondiale.
Gama ha investito oltre quattro anni di studi e ricerca sul “copper free” ed è in grado oggi di proporre i primi prodotti “Rame 0”, cioè con presenza totalmente nulla di tale metallo; prodotti che continuano ad assicurare lo stesso livello di qualità e prestazioni delle pastiglie.
Ricerca e sviluppo motore del business
Tuttavia, l’analisi dei metalli pesanti (che sostanzialmente fungono da lubrificanti nella fase di frenata) ha portato l’azienda a interrogarsi su futuri alternativi per le mescole delle pastiglie freno e, coinvolgendo il polo di ricerca di Chieti e l’università di L’Aquila, ha presentato da pochissimo (prima uscita in pubblico a Dresden per l’Eurobrake 4-6 maggio 2015, la manifestazione che fa il punto sullo stato dell’arte del frenante) una nuova soluzione di pastiglie freno che utilizzano i nanotubi.
Questa tecnologia è ancora altamente sperimentale, e utilizza come base il grafene, un materiale innovativo (a base di carbonio) dalle incredibili potenzialità.
Stiamo insomma parlando di nanotecnologie, come quelle utilizzate nei microprocessori, in ambiente medico e che, nel mondo dell’auto, finora hanno prodotto al massimo i repellenti acqua per i parabrezza.
L’aftermarket? Un comparto difficile
I freni GMaster (marchio con cui sono commercializzati nel mondo) non sono tuttavia molto noti nel nostro paese.
L’azienda lavora principalmente con l’estero e punta molto su grandi distributori nazionali ma soprattutto sull’OES. Gama, cioè fornisce i ricambi di molte case auto che poi vengono commercializzati con il logo del produttore.
In ogni caso, proprio l’alta specializzazione di questa azienda fa sì che le oltre 900 referenze prodotte siano tutte omologate ECE R90 e, qualora i nuovi progetti andassero nella direzione in cui si sono incanalati, non è escluso che l’azienda torni a “spingere” il proprio marchio anche sul nostro territorio.