Conferito recentemente l’incarico di direttore della business unit aftermarket del gruppo a Luca Betti, la multinazionale definita “tascabile” dal suo presidente Giorgio Girondi ha oggi un nuovo ambizioso obiettivo: prendersi in aftermarket le quote corrispondenti all’ottimo lavoro fatto sul primo impianto.
Abbiamo incontrato a Dubai, durante la fiera Automechanika, Luca Betti ed Eduardo Martì, rispettivamente direttore della business unit aftermarket e direttore EMEA aftermarket di UFI Filters.
Quale occasione migliore per chiedere direttamente agli interessati quale fosse la principale strategia per raggiungere l’ambizioso traguardo che si è dato l’azienda: crescere in aftermarket proporzionalmente alla penetrazione sul primo equipaggiamento. In pratica, questo significa raddoppiare o quasi il proprio fatturato in aftermarket nei prossimi tre anni.
Luca Betti non è nuovo a imprese difficili: “Quando il lavoro è stimolante mi diverte, e non ho mai accettato incarichi impossibili”. Con questa premessa, il nuovo direttore della B.U. aftermarket di UFI giudica la crescita del gruppo prevista per i prossimi tre anni un traguardo raggiungibile, al quale apporterà tutta la propria esperienza e determinazione, maturate in quasi vent’anni di incarichi di grande responsabilità all’interno dell’azienda.
Lei ha una forte esperienza maturata con il lavoro fatto con i costruttori di primo impianto, come pensa che questa possa esserle d’aiuto in aftermarket?
Luca Betti: Lavorare con i costruttori è un lavoro fatto di analisi, di soluzioni a problemi che ti permettono di essere percepito dal tuo cliente non solo come un fornitore, ma come un partner affidabile e di qualità. Veniamo scelti per queste ragioni dai costruttori, mi piacerebbe riuscire a fare in modo che siano le stesse ragioni che ci facciano crescere anche in aftermarket.
Non sarà semplice, le logiche di acquisto sono differenti…
Luca Betti: Ne sono consapevole. Non si tratta infatti di migliorare il prodotto, su quello non ci sono spazi di crescita, nel senso che è lo stesso fornito in primo equipaggiamento. Penso soprattutto a due livelli di intervento: alle procedure interne, per elevare il livello di servizio, e alla consapevolezza esterna alla forza del gruppo.
I processi interni possono migliorare attraverso una migliore standardizzazione dei processi. Per esempio, un livello di servizio anche del 90%, che in aftermarket può ritenersi soddisfacente, in primo equipaggiamento sarebbe intollerabile.
L’altro aspetto è che non mi pare nel mercato aftermarket si conosca a fondo la reale forza del gruppo UFI Filters, per questo cercherò di avvicinare il mercato alla nostra realtà, per far comprendere meglio che UFI è un produttore di cui il mercato aftermarket non può farne a meno oggi, e per il futuro.
Su quali paesi ritenete di dover maggiormente investire?
Eduardo Martì: Abbiamo un posizionamento che ci soddisfa in paesi come l’Italia, la Spagna, il Portogallo. Attraverso un forte accordo con Nexus, essendo un fornitore preferenziale, contiamo di rafforzarci nei paesi del Nord Africa e dell’area mediorientale. La nostra presenza in fiera a Dubai è un segno della nostra determinazione.
Rimane il fatto che dobbiamo migliorare la nostra penetrazione in paesi come la Germania, la Francia e l’Inghilterra, dove per logiche distributive il nostro prodotto è stato negli anni penalizzato. Recuperare queste quote e incrementare dove siamo già forti è una nostra priorità.
Luca Betti: Abbiamo investito in paesi emergenti, mi sono occupato personalmente dello sviluppo di due unità produttive in India, dove siamo cresciuti molto anche in aftermarket. Ritengo che in alcuni paesi dove non siamo presenti, bisognerà fare lo stesso tipo di investimenti se vogliamo crescere.
Oggi i tempi sono maturi, l’azienda ha la volontà e la capacità di sostenere questi investimenti. La coerenza che ha fatto diventare UFI Filters grande nel mondo è la stessa con cui oggi affronta il mercato, porterò in questa busness unit la consapevolezza della nostra forza anche in aftermarket.
Luca Betti: una carriera nella filtrazione UFI
Sin dal 1988 Luca Betti lavora per il gruppo UFI; all’epoca si occupava di progettazione di impianti per la produzione di filtri, grazie alla laurea in ingegneria meccanica.
Gli impianti progettati venivano venduti nei paesi emergenti del Nord Africa e in Cina.
Dopo questa esperienza, nel 1993 Luca Betti diventa responsabile export per UFI, quando ancora l’azienda muoveva i suoi primi passi in Oriente e soprattutto con vendite riferibili all’OES.
Dal 2008 Luca Betti viene incaricato dello sviluppo del primo equipaggiamento per i paesi dell’area Asia e Pacific. Basti ricordare che nel 1997, le quote di UFI verso quei clienti erano ancora attorno al 30% del proprio fatturato, mentre oggi rappresentano l’80% del fatturato.
Nel 2012 Betti rientra in Europa con l’incarico di seguire il primo equipaggiamento per i veicoli industriali, per poi nel 2013 occuparsi anche del primo equipaggiamento per i costruttori di autovetture. Nel 2015 il nuovo incarico con la responsabilità della business unit aftermarket del gruppo.
Mercedes-AMG C63: il filtro aria è UFI
Un esempio di produzione per il primo impianto, che rappresenta una sfida non indifferente per le prestazioni richieste dalla commessa, è quello del filtro aria completo per i motori 4.0 476 CV e 510 CV della nuova Mercedes-AMG C63.
L’airbox completo di pannello filtrante, infatti, presenta tutto il know-how UFI sviluppato nel settore racing e aerospaziale e trasferito nella produzione di filtri per l’automotive.
Il modulo di filtrazione è stato concepito e realizzato dai tecnici UFI in collaborazione con il team Mercedes-Benz, tenendo in considerazione le tendenze in fatto di downsizing dei motori, che comportano spazi e pesi ridotti, garantendo al contempo le massime capacità filtranti e un contenimento della rumorosità del propulsore.
Il corpo dell’airbox è una struttura in plastica, completamente integrata nel motore, il pannello filtrante è del tipo long life ed è il cuore di questa struttura: è composto da fibre in cellulosa e ha una capacità certificata secondo ISO5011, per trattenere anche le particelle più piccole che potrebbero andare
a danneggiare i delicati sistemi di un propulsore tanto performante.