La decisione di aprire un centro di revisione si basa spesso su ragionamenti irrazionali quanto quelli di chi compra un Gratta&Vinci. “Me la sento, andrà bene” non è l’approccio migliore, quando si devono investire migliaia di euro.
Una costellazione di eventi eccezionali
Quanti sanno che il 50% dei centri fa meno di 1.500 revisioni all’anno? E che metà del mercato è in mano al 20% dei centri, mentre l’altro 50% rimane al restante 80%? Già questo dovrebbe scoraggiare ad aprire un centro. Ma a molti non basta. Andiamo un po’ più nel dettaglio con un grafico (tratto dal post “La mattanza dei tonni”, pubblicato sul blog di Osservatorio Revisione Veicoli). Le due curve mostrano la crescita in percentuale dei volumi e dei centri, per classi di revisionato. Le diverse classi dividono i centri in cinque gruppi. I primi due sono quelli messi peggio: sopravvivono. Il terzo gruppo resiste, ma è attaccato dal basso e dall’alto. Gli ultimi due gruppi vanno bene, ma le dimensioni sono il loro punto debole: se i volumi calano, i costi fissi diventano dei macigni. Chi pensa di aprire un centro, si deve concentrare sul primo gruppo, quello delle classi da 0 a 2.000 revisioni annue. Il 63% dei centri rappresenta un misero 30% dei volumi, ma chi apre oggi deve sapere che per anni rimarrà nella parte più bassa della curva, quella dove il 14% dei centri revisiona meno del 2% di tutti i veicoli. Ne vale la pena? Per chi non è ancora convinto, ecco allora un grafico già mostrato nel numero di giugno di Notiziario Motoristico: le etichette in giallo sono i volumi previsti tra il 2016 e il 2019. Il tunnel laterale e leggermente inclinato in cui si muove la curva significa recessione. In recessione molti chiudono. Chi pensa di compensare i bassi fatturati dei centri con l’officina, deve prima leggere la direttiva 2014/45/EU e il post “I quattro punti che faranno a pezzi centinaia di centri di revisione” sul blog di Osservatorio Revisione Veicoli. In sintesi: 1) la figura del responsabile tecnico scompare, sostituita da quella dell’ispettore. Chi è RT al 21/5/2018 mantiene il ruolo, ma deve seguire corsi di aggiornamento periodici. Dopo il 22 maggio, serve la laurea in ingegneria. 2) Vietato il conflitto di interessi tra chi revisiona e chi ripara. La direttiva consente la separazione dell’attività di officina da quella di revisione. Se va male, significa sdoppiare l’azienda; se va bene, significa che l’ispettore non può lavorare in officina. 3) Vengono introdotti nuovi controlli e nuove attrezzature; altri soldi da investire. 4) Viene istituito un organismo di sorveglianza con ampi poteri. Sarà privato o pubblico? Non si sa; ma dovrà chiudere chi non è in regola. In conclusione: chi è comunque intenzionato ad aprire un centro di revisione, è necessario che prima faccia un’attenta analisi, informandosi, parlando con i colleghi di cui si fida, chiedendo un parere a esperti del mercato, cercando dati, analisi, statistiche e, alla fine, decidendo in modo razionale. Chi pensa invece di non averne bisogno, accetti almeno un consiglio: comprarsi un Gratta&Vinci!
Scarica i dati aggiornati su: www.osservatoriorevisioneveicoli.com
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