Fino a che gli automobilisti ignoreranno la vera funzione e l'importanza degli ammortizzatori nessuno potrà pretendere da loro che si rechino dal meccanico per un controllo periodico o per una sostituzione. E' necessario dunque sensibilizzare e responsabilizzare chi guida.
Anche questo mese approfondiamo la nostra indagine nell'ambito di un singolo mercato di nicchia, in questo caso quello degli ammortizzatori, avvalendoci della collaborazione autorevole di alcune delle aziende che operano in questo mercato in qualità di produttori o distributori. Abbiamo coinvolto società sia del settore auto che del settore Veicoli Industriali. Con loro in particolare abbiamo cercato di capire come si ripercuote sul mercato dei ricambi l'evoluzione in senso migliorativo dei prodotti. Cosa è bene fare poi per diffondere tra gli automobilisti maggiore consapevolezza sull'importanza degli ammortizzatori per la sicurezza attiva dei passeggeri. Infine abbiamo provato a raccogliere i diversi pareri sulla pratica di revisione degli ammortizzatori.
La scelta delle Case costruttrici
Quando si parla delle sospensioni di un veicolo, ci si riferisce a tutto l'insieme degli organi meccanici che servono ad attutire le sollecitazioni a cui la strada sottopone il veicolo. Nelle primissime auto le sospensioni consistevano semplicemente nelle balestre, poi dall'inizio degli anni '30, e cioè da quando l'assale rigido anteriore fu abbandonato, comparvero le prime sospensioni a ruote indipendenti. Le sospensioni moderne sono costituite da un numero piuttosto consistente di singole parti, riconducibili per comodità a quattro gruppi principali: elementi elastici (soprattutto molle; ammortizzatori; pneumatici; dispositivi idropneumatici.
La grande maggioranza delle Case auto ha scelto fino ad oggi di equipaggiare i propri veicoli con sospensioni di tipo McPherson. Sono formate da un cilindro telescopico nel quale è integrato l'ammortizzatore, l'attacco del montante del mozzo ruota e l'elemento elastico, che può essere costituito da una molla elicoidale integrata nel gruppo, o da una coppia di barre di torsione disposte longitudinalmente.
Le Case automobilistiche che privilegiano soluzioni come il sistema McPherson sono orientate al contenimento dei costi e dello spazio occupato dall'intero sistema delle sospensioni. Inoltre, tale sistema, ha raggiunto un alto grado di affidabilità, grazie anche all'utilizzo di accessori che ne hanno ridotto rumorosità e vibrazioni e ne hanno aumentato la durata. Per il sistema bitubo il discorso è diverso, in quanto si tratta di un ammortizzatore che adotta la tecnologia a gas a bassa pressione, che risulta essere migliorativa rispetto al classico ammortizzatore idraulico ed alternativa alla tecnologia a gas ad alta pressione che proprio nella versione McPherson, non garantisce un sufficiente grado di comfort della vettura.
Il successo del sistema McPherson ha coinciso con il declino delle sospensioni a quadrilatero. In questo caso due bracci sono posti su due piani trasversali le cui estremità da una parte sono incernierate al telaio o ai rinforzi della scocca e dall'altra sono collegati con il montante del fuso a snodo. Il movimento dei bracci è assicurato anche da boccole elastiche o silentblock.
Con gli ammortizzatori di tipo McPherson la guida gode di molti vantaggi e nessun difetto considerevole; gli inserimenti risultano più pronti e immediati consentendo così migliore tenuta di strada, il sistema è più silenzioso ed è più facile poter intervenire, se necessario, sulla geometria del veicolo.
Notiziario Motoristico: La scelta delle Case automobilistiche negli anni si è rivolta sempre di più verso sospensioni di tipo McPherson e ammortizzatori bitubo. Quali sono i vantaggi significativi per preferire questa soluzione alle altre?
Emilio Ardengo - O.S.R.A.V. Alfeo Moret: "La soluzione per una sospensione di tipo McPherson, sicuramente è stata dettata inizialmente per un'esigenza di contenimento dei costi; infatti la soluzione di tipo tradizionale, soprattutto per l'avantreno, prevedeva una sospensione decisamente più complessa ed articolata, dove l'elemento ammortizzatore (di tipo telescopico) non era altro che un componente e neanche preponderante del complessivo, poiché la sua funzione era ed è ancora quella di un freno che smorza le sollecitazioni dell'intera sospensione.
La tipologia di costruzione dell'ammortizzatore bitubo, è quella ancora oggi maggiormente utilizzata dai costruttori per l'asse posteriore, in quanto è facilmente applicabile al ponte con l'abbinamento delle molle elicoidali non coassiali, in alcuni casi ancora con le molle a balestra, ed anche con le barre di torsione.
La semplificazione di tale applicazione sul traino posteriore rimane l'ultimo baluardo della vecchia tipologia costruttiva, che sta via via lasciando il posto ad un nuovo concetto di sospensione: il tipo MULTI-LINK, che altro non è che un'ammortizzatore portante di tipo McPherson, inserito però in un sistema di sospensione a bracci e a leve, che permette all'ammortizzatore l'allineamento ideale (in tutte le condizioni) rispetto all'angolo di campanatura delle ruote".
L'automobilista
L'esperienza ci dice che gli operatori del settore automotive affrontando e dibattendo giornalmente i problemi e le questioni relative al loro mercato, facilmente perdono di vista l'automobilista. Cioè si tende a sopravvalutare le informazioni e le nozioni sull'auto in possesso di chi le guida, che invece considera quasi sempre il veicolo solo un mezzo per i suoi spostamenti, ignorando completamente l'aspetto tecnico del suo funzionamento e naturalmente le questioni relative a ricambi originali o alternativi. Questa scarsa conoscenza anche delle nozioni più elementari sui componenti e sui sistemi che fanno funzionare le auto, fa si che l'automobilista debba poi affidarsi totalmente ai consigli dell'autoriparatore e che non prenda quasi mai di sua iniziativa la decisione di fare della manutenzione preventiva o dei controlli specifici. Quando poi si tratta di parti che sono "nascoste"sotto al cofano o sotto il telaio, è difficile che l'automobilista addirittura consideri che questi parti "esistano"e che magari vadano periodicamente sostituite o testate. Gli ammortizzatori rientrano per il momento in questo gruppo di componenti soggetti ad usura, ma trascurati da chi guida.
Le conoscenze dell'automobilista sugli ammortizzatori sono veramente scarse e nella sua cultura di prevenzione e sicurezza stradale generalmente non è compreso l'ammortizzatore (si ferma a pastiglie freni, pneumatici, tergicristallo, fari). Chi dovrebbe adoperarsi e in che modo per diffondere l'idea che anche gli ammortizzatori sono importanti per la sicurezza di guida? La vostra azienda fa o potrebbe fare qualcosa in tal senso?
Gianluca Tassi - Tenneco Automotive: "Tenneco Automotive è stata la prima azienda ad occuparsi di questo problema. Da oltre un decennio siamo impegnati nella sensibilizzazione dell'automobilista sui pericoli che si corrono guidando un'auto con ammortizzatori scarichi. Le nostre attività sono state essenzialmente tre: coinvolgere la stampa di settore e non per "far parlare"di ammortizzatori; incontrare gli addetti ai lavori (gli autoriparatori) per consigliare loro tecniche di controllo efficaci e tecniche di approccio alla clientela sul problema ammortizzatori; attività di comunicazione a vari livelli sul problema".
Carlo Covini - Cecauto: "Ritengo non del tutto vera l'affermazione che l'automobilista non abbia conoscenza circa l'importanza degli ammortizatori per la sicurezza stradale. Infatti da quando Monroe, ormai da alcuni anni, ha affrontato televisivamente con degli spot pubblicitari tale problema, si è assistito ad una maggiore presa di coscienza da parte dell'automobilista. Penso quindi che Monroe sia riuscita nell'intento di unire una comunicazione "socialmente utile" ad un messaggio che comunque mirava fondamentalmente a spingere la domanda del prodotto dal basso.
Sono comunque d'accordo che in generale le aziende dovrebbero investire maggiormente in campagne di sensibilizzazione dell'automobilista; quaesto è però un compito che spetta in modo prevalente ai produttori".
Emilio Ardengo - O.S.R.A.V. Alfeo Moret: "La sospensione nel suo complesso è molto articolata, quindi c'è bisogno di una grossa conoscenza sul campo (esperienza concreta), oltre che una conoscenza approfondita dei componenti e del loro funzionamento.
Per esemplificare, noi diciamo sempre che è l'assetto prima di tutto che fa vincere o perdere le gare, infatti i CV non servono se non si riesce a svilupparli a terra, e mentre per il motore si possono fare molti test a banco, per l'assetto bisogna provare e riprovare sul veicolo e quindi sulla strada.
Ecco che quindi la diffusione dell'informazione va fatta oltre che dai "media"in modo teorico, anche direttamente (tutti i giorni sul campo) dai Tecnici (intesi come installatori, meccanici o gommisti che siano) verso l'utente finale.
La nostra azienda crediamo sia stata una delle prime ad attivarsi in questa direzione proponendo alle officine ed ai gommisti i propri programmi di formazione ed istruzione, teorica e pratica.
Di fronte alla vastità dell'utenza, ed alla reazione di questa, abbiamo comunque l'impressione di essere dei missionari, perché i nostri interlocutori non hanno ancora capito (o meglio fanno finta di non capire?!), in quale direzione si svolgerà il loro lavoro futuro".
Micaela Trettl - N.T.P.: "La nostra ditta sviluppa (avendo anche un'officina attrezzata per farlo) degli assetti personalizzati per tipo di vettura e tipo di guida adottati dai piloti, si cerca altresì di far capire che l'assetto non è dato esclusivamente dalle molle ma da tutto il suo insieme (molle, ammortizzatori, barre anti rollio)".
Il mercato degli ammortizzatori
Tutte le aziende che forniscono gli ammortizzatori alle case automobilistiche vendono anche con il proprio marchio gli stessi prodotti in Aftermarket. E' chiaro dunque che le stesse lasciano uno spazio relativamente piccolo alle altre aziende che operano esclusivamente nel mercato dei ricambi. Si tratta comunque di una nicchia di mercato dove i prodotti di ricambio non devono necessariamente essere "la copia"di quelli originali, e spesso e volentieri possono essere migliori nelle prestazioni rispetto agli originali. Infatti in Aftermarket vengono realizzati ammortizzatori con tubo più spesso, stelo di diametro maggiorato, ecc.
Così come altre componenti dell'auto, anche gli ammortizzatori sono oggi molto più duraturi di un tempo e spesso è sufficiente sostituirli una sola volta nella vita di un auto. La concorrenza tra le aziende che operano nel mercato del ricambio è dunque molto agguerrita. Vuole descriverci come si presenta effettivamente questo mercato e in che cosa consiste la vostra offerta per mantenere o guadagnare quote di mercato?
Emilio Ardengo - O.S.R.A.V. Alfeo Moret: "Quando alla precedente domanda abbiamo risposto che i nostri interlocutori non hanno capito in quale direzione andrà il mercato futuro, ci riferivamo in modo particolare proprio al fatto che la tecnologia e la ricerca marciano a velocità "supersoniche", rispetto alla riparazione ed all'assistenza. Di fatto la forte competitività tra i produttori di primo equipaggiamento ha portato ad un sensibile miglioramento della qualità intrinseca del prodotto e del servizio, per cui tutta la componentistica è e sarà sempre più affidabile, a scapito quindi dei lavori che un tempo si facevano in officina.
Con la tipologia di circolante sul mercato, e la viabilità (parlando dell'Italia) non siamo arrivati al punto che si debbano cambiare gli ammortizzatori solo una volta nella vita dell'auto... probabilmente in futuro si tenderà in questa direzione, ma è talmente vulnerabile la casistica di rottura e usura dell'ammortizzatore che per il momento il problema non si pone come prioritario.
Purtroppo (per noi) le aziende più blasonate usano in questa fase delicata di mercato solo la leva del prezzo (che è ovviamente in discesa), utilizzando solo sulla carta il programma di formazione che non è altro che una forma di pubblicità mascherata, poiché l'unico obiettivo è quello di vendere a breve e non invece rivolto a creare e sviluppare la domanda.
Il nostro impegno massiccio è rivolto (data la nostra struttura ed i nostri obiettivi) in quest'ultima direzione, cercando di fidelizzare al massimo gli operatori che si vogliono in futuro dedicare e specializzare allo sviluppo della sospensione dove non si venda solo il prezzo, che invece è dato da una sommatoria di servizi da dare al cliente per essere giustamente remunerati per il proprio operato".
Carlo Covini - Cecauto: "Sicuramente l'ammortizzatore è "vittima" un po' come tutti i prodotti, di un notevole miglioramento qualitativo che ha inevitabilmente ridotto le vendite sull'Aftermarket. Il progressivo ridursi dei volumi ha così generato una spirale sui prezzi con livelli ogni giorno più bassi. Da parte nostra cerchiamo di lavorare sulla mentalità dell'officina, in linea con il nostro programma APS, offrendo un servizio migliore alla clientela, con check-up gratuito, garanzia di 1 anno presso tutta la nostra rete di officine e comunicazioni mirate agli automobilisti, grazie al file dei possessori della "vantage card APS-CECAUTO" che in Italia sono oggi alcune decine di migliaia".
Micaela Trettl - N.T.P.: "Il mercato è diventato molto competitivo ma nel contempo selettivo ed è quindi il rivenditore che deve fare la differenza in competenza, velocità e merce proposta. Noi notiamo un ottimo riscontro delle persone che ci contattano per le più svariate informazioni sui prodotti da noi commercializzati. La nostra ditta segue anche con un'officina mobile tutti i clienti che hanno bisogno di assistenza in pista, questo per dare un servizio veramente completo e competente in tutti i frangenti.
Un prodotto poco considerato anche dalla Motorizzazione CivileSe il sistema frenante non è del tutto efficiente le auto non superano le revisioni obbligatorie; lo stesso avviene se i fari non funzionano o non sono centrati, se le emissioni allo scarico sono troppo inquinanti, ecc. La revisione può invece essere superata anche quando gli ammortizzatori non hanno più forza elastica o sono danneggiati. Questo è segno che anche la Motorizzazione Civile in fondo non considera il mal funzionamento degli ammortizzatori un elemento grave e pericoloso per la guida.
Attualmente nelle operazioni di Revisione, vengono controllati gli ammortizzatori, ma non c'è l'obbligo della loro sostituzione anche se esausti, l'operatore può solo suggerire all'automobilista di mettere a punto l'auto. Lei cosa ne pensa? Qual è la situazione all'estero?
Alessandro Rollè - Delphi: "Attualmente gli ammortizzatori andrebbero sostituiti ogni 100.000 chilometri. Occorrerebbe che opportuni banchi di revisione potessero stabilire il decadimento delle prestazioni dell'ammortizzatore rispetto ad un valore nominale fornito dalle Case automobilistiche. Ad oggi non esiste un banco di questo tipo (è molto difficile separare la caratteristica dell'ammortizzatore dal resto della sospensione) e l'unico metodo per valutare con certezza il decadimento dell'ammortizzatore è smontarlo e controllarlo singolarmente. Per il mercato estero valgono le stesse considerazioni di quello italiano".
Gianluca Tassi - Tenneco Automotive: "Attualmente in sede di revisione (in Italia ed all'estero) l'ammortizzatore viene indirettamente controllato insieme a tutto il gruppo sospensione. Tale controllo non è però molto indicativo della effettiva funzionalità degli ammortizzatori, i quali andrebbero controllati smontandoli dall'auto e ponendoli su di un banco dinamometrico. L' obbligo di sostituzione non sussiste in quanto ciò che si controlla non è l'ammortizzatore ma l'intera sospensione".
Ammortizzatori rigenerati
A margine del mercato degli ammortizzatori si trovano anche i prodotti rigenerati. Si tratta di una realtà interessante e, comunque uno la pensi in merito alla loro validità, rappresentano un'alternativa in più per l'automobilista. Noi crediamo che la loro qualità dipenda molto dalla serietà dell'operatore che realizza la revisione e dalla qualità dei singoli pezzi che vengono utilizzati (diverse decine). Poi il prodotto finito è confrontabile con un prodotto nuovo utilizzando gli appositi banchi prova e saranno gli esiti di questi test a dare un responso. Ci sentiamo comunque di "spezzare una lancia" in favore di questa attività, perché crediamo che chi vuole operare in Aftermarket, offrendo un motivo di risparmio all'automobilista e valorizzando i veicoli anche quando hanno già percorso migliaia di chilometri, debba poi sostenere per coerenza anche le attività di revisione. Esse rifutano la filosofia "dell'usa e getta"e restituiscono valore a prodotti usati ma ancora validi, contribuendo tra l'altro a ridurre i rifiuti di difficile smaltimento.
Qual è la sua opinione sugli ammortizzatori rigenerati?
Carlo Covini - Cecauto: "Senza voler nulla eccepire sui rigeneratori di ammortizzatori e sul prodotto da loro offerto, ritengo che l'ammortizzatore sia talmente importante per la sicurezza della vettura che non valga la pena da parte dell'automobilista di risparmiare in questa direzione. Oltretutto, il prezzo del rigenerato di qualità non è poi così conveniente rispetto ad un nuovo garantito da grandi case internazionali operanti nel primo impianto".
Emilio Ardengo - O.S.R.A.V. Alfeo Moret: "Come persona di parte non sono sicuramente il più obiettivo nel rispondere alla vostra domanda.
Di certo comunque è che la stagione del rigenerato così com'é stato inteso nel tempo, per quel che ci riguarda è tramontata oltre dieci anni fa con l'avvento del nostro TOP line, dove per la prima volta non si utilizzava più la rotazione dell'usato, e dove si iniziò a fornire un ammortizzatore con taratura maggiorata del 30% rispetto alla taratura originale, e quindi particolarmente adatto al mercato del ricambio su veicoli con una certa percorrenza alle spalle; siamo così passati dal concetto di ammortizzatori rigenerati a quello di elaborati, sostituendo tutte le parti interne logorate con parti nuove e recuperando quindi solo "la bottiglia"(carcassa esterna); in pratica siamo andati a realizzare un ammortizzatore con la stessa garanzia del nuovo, ma con prestazioni di frenatura migliorate, e ad un prezzo favorevole di mercato, dato appunto l'utilizzo della vecchia carcassa.
Il produrre secondo la normativa ISO 9000 ci ha portato a dare al mercato il prodotto che mancava, come sicurezza, garanzia ed affidabilità che il cliente si aspetta.
Operando solo in direzione della qualità, e constatando che le "bottiglie" nei nuovi modelli sono sempre più complesse e quindi costose, riteniamo che vi sia ancora spazio per questo prodotto oramai di nicchia, sempre che i costruttori più importanti non decidano di continuare con il trend del prezzo di vendita in discesa".
Gianluca Tassi - Tenneco Automotive: "Test commissionati al TUV hanno dimostrato come su alcune vetture gli ammortizzatori rigenerati hanno una scarsa durata. Rigenerare un ammortizzatore eliminando tutte le cause per le quali lo stesso ammortizzatore sia divenuto inefficiente, è un procedimento in genere molto costoso. Pensiamo quindi che gli ammortizzatori rigenerati esistenti oggi sul mercato siano il risultato di interventi non strutturali e quindi non pienamente risolutivi del problema. In altre parole gli interventi sulle carcasse mirerebbero al ritorno alla funzionalità senza eliminare le cause della "caduta" delle performance".
La parola ai professionisti
Vista questa "carrellata" di opinioni sui prodotti ricondizionati, abbiamo deciso di andare ad interpellare un rappresentante degli installatori di ammortizzatori, cioè quei professionisti (un numero molto ristretto in tutta Italia) altamente specializzati che si occupano di sostituzione e installazione di ammortizzatori. Generalmente questi operatori svolgono anche una funzione di revisione o modifica degli ammortizzatori di serie, come nel caso della Romolo Cappelli Ammortizzatori di Milano, che svolge questa attività già da tre generazioni. Abbiamo rivolto loro tre domande.
Sono diversi i componenti di un auto che è possibile revisionare anziché sostituire con un ricambio nuovo. Alcuni di questi componenti si prestano meglio al ricondizionamento altri meno. Gli ammortizzatori in questo senso come vanno considerati e perché?
Andrea Cappelli - Romolo Cappelli Ammortizzatori: "L'ammortizzatore è l'organo idraulico della sospensione e regola la velocità con cui la scocca si muove rispetto alle ruote e quindi smorza le sollecitazioni dei componenti elastici (molle, balestre, barre di torsione). Essendo sottoposto ad un carico gravoso è soggetto ad una progressiva usura. Mediamente la vita di un ammortizzatore è di circa 13-15milioni di cicli, pari a 60-70 mila chilometri. Dopo tale percorrenza l'ammortizzatore subisce un notevole deperimento. La struttura portante dell'ammortizzatore non si usura, ma si danneggiano i componenti interni (molle, membrane, rasamenti, fasce elastiche, ecc.) che sono circa 50 pezzi. Il 70% di tali parti è soggetto ad usura ma è sostituibile, perciò l'ammortizzatore si presta molto bene alla ricostruzione. Gli scettici sulla validità di un processo di ricostruzione, dovrebbero vedere i risultati comparativi dei test di fatica ed efficienza su ammortizzatori nuovi e ricostruiti: gli esiti sono entusiasmanti! Naturalmente poi resta l'enorme vantaggio a favore del prodotto ricondizionato: un costo mediamente ridotto del 50% rispetto al nuovo".
Viviamo da almeno vent'anni nell'era dell'"usa e getta" e a questa filosofia ha contribuito molto anche il settore dell'auto. Vi sono riparazioni meccaniche e di carrozzeria che non vengono più eseguite preferendo la sostituzione dei pezzi danneggiati. Sopravvivono solo le riparazioni che risultano a tutt'oggi significativamente più economiche rispetto alla sostituzioni. Da questo punto di vista che previsioni può fare riguardo al lavoro di ricostruzione degli ammortizzatori per i prossimi anni?
"Le Case costruttrici producono modelli di auto sempre più diverse anche a livello dei singoli componenti e la vita media di un auto è sempre più breve. Tutto ciò fa si che tenere a magazzino tutti i ricambi necessari alla loro manutenzione diventa un grosso impegno logistico e finanziario. Per questo motivo credo che il mercato del ricondizionato crescerà nonostante l'offerta del nuovo.
Aggiungerei che esiste anche un aspetto "ecologico" importante, perché l'ammortizzatore usato anziché andare in discarica con il suo carico inquinante (olio, vernice, ecc.) viene disassemblato e le parti da eliminare vengono gettate in modo differenziato: gli olii esausti raccolti e inviati ai consorzi per il riciclo, le parti metalliche danneggiate spedite alle fonderie".
Quali sono le principali richieste dei clienti riguardo alla modifica dell'assetto standard degli ammortizzatori e perché?
"I costruttori di auto nella scelta dell'assetto di una vettura spesso prediligono la soluzione più confortevole a discapito però della precisione di guida. Va detto che le auto di oggi godono comunque di una sicurezza e stabilità soddisfacenti per la gran parte degli utenti, ma gli automobilisti più attenti spesso lamentano l'eccessivo beccheggio e rollio provocati dall'assetto confortevole degli organi elastici delle sospensioni. Una molla più rigida fa ondeggiare meno la vettura, un ammortizzatore più rigido la fa ondeggiare più lentamente. Abbinando molle di qualità ad ammortizzatori opportunamente tarati è possibile ottenere un comportamento del mezzo più piacevole per i suoi occupanti. Difficilmente un automobilista che ha provato una vettura con sospensioni sportive si adatterà in seguito alla guida di un auto con sospensioni di serie".
Ammortizzatori per Veicoli Industriali
E' difficile valutare l'intervallo ideale per la sostituzione degli ammortizzatori nei Veicoli Industriali, anche perché bisognerebbe distinguere tra quelli relativa alla cabina, al gruppo sterzante e al rimorchio, che hanno ovviamente un'usura diversa. Comunque l'intervallo rispetto ad un auto è molto più esteso arrivando ad essere anche del doppio dei chilometri. A determinarne la lunghezza entra concretamente in gioco il tipo di servizio che il veicolo è chiamato a eseguire: brevi e frequenti tragitti o lunghe e lunghissime percorrenze. Inoltre l'introduzione delle sospensioni pneumatiche, che come larga diffusione risale ai primi anni '90, ha rappresentato una piccola rivoluzione: l'ammortizzatore risulta ora più sollecitato e sottoposto ad usura, anche se in maniera diversa a seconda della sua posizione.
Spesso gli automobilisti non sanno esattamente cosa sia un ammortizzatore o comunque non si preoccupano di sostituirli se non è il meccanico a dire loro di farlo, ignorando che un ammortizzatore scarico rende la guida e la frenata più pericolose. Quanto influenza negativamente guida e frenata dei V.I. un ammortizzatore scarico? Il camionista rispetto all'automobilista è un cliente più informato e consapevole sul suo veicolo?
Giacomo Parrini - Partex: "Il camionista, soprattutto se paragonato all'automobilista, è generalmente una persona estremamente informata a livello tecnico e segue in prima persona il suo mezzo: è spesso in grado di richiedere lui determinati interventi al meccanico piuttosto che aspettare suggerimenti".
Franco Moiso - Contec: "Viaggiare con gli ammortizzatori scarichi è sicuramente molto pericoloso; lo sanno bene i camionisti che passano gran parte della loro giornata sulla strada e sono, perciò, attenti alla manutenzione dei loro veicoli. Il loro mezzo è il loro mestiere e vogliono essere in grado di svolgerlo in tutta sicurezza".
Visti questi punti di riflessione, vuole offrire lei una descrizione del mercato degli ammortizzatori per V.I.?
Giacomo Parrini - Partex: "Non ci sono particolari politiche di fidelizzazione tra produttore e rivenditore, mentre non so dire quale possa essere la situazione nel passaggio successivo. Tra produttore e rivenditore ci sono comunque rapporti stabili e di lunga durata (es. clienti ventennali), nonostante esistano situazioni concorrenziali (per esempio per i prezzi), il settore ammortizzatori è caratterizzato da una suddivisione di quote di mercato già consolidata rispetto a quanto avviene per altri prodotti. E' difficile avere a che fare con clienti occasionali o che cambiano di continuo fornitore o situazioni del genere: i rapporti sono acquisiti, anche se non bisogna sottovalutare eventuali tentativi di concorrenza, soprattutto per quanto riguarda il discorso economico più che quello qualitativo".