L’evoluzione tecnologica del motore e il ruolo del lubrificante: un binomio sempre più stretto che richiede formazione e preparazione. Ne parliamo con Marc Lombardi, sales manager Sud Europa e responsabile del progetto Champion Pit-Stop.
Se una volta l’automobilista che si fermava a far benzina si sentiva spesso chiedere se voleva una controllatina all’olio, oggi le cose sono cambiate e il cambio del lubrificante del motore è un’attività molto più complessa da gestire.I motivi? Fondamentalmente la tecnologia spinta che caratterizza i nuovi propulsori, che devono coniugare performance elevate sia in termini di potenza sia di riduzione delle emissioni. Questo ha portato a una forte specializzazione del lubrificante, tanto da poter affermare che si tratti di un vero e proprio ricambio, dove ciascuna formulazione è idonea solo per determinate applicazioni.
Inoltre, la diffusione della tecnologia del cambio automatico richiede una preparazione specifica all’autoriparatore che si trova a effettuare il cambio dell’olio di questo sistema; un’operazione che non è così “scontata”.
Ne parliamo con Marc Lombardi, sales manager Sud Europa e responsabile del progetto Champion Pit-Stop.
Cosa cambia per l’autoriparatore?
Il cambiamento a livello tecnologico comporta una diversa presa di coscienza dell’autoriparatore, perché deve imparare a distinguere fra un prodotto e l’altro e sapere cosa scegliere in base al modello di vetture entrata in officina per il tagliando.
Proprio come farebbe per i filtri, le pastiglie o qualsiasi altro ricambio.
L’evoluzione del settore significa anche la necessità di formazione, sia per sapere quale prodotto usare, sia per come usarlo, come stoccarlo e smaltirlo. Esistono, infatti, specifiche tecniche, ma anche normative con cui l’autoriparatore deve “fare i conti”.
Il progetto Pit-Stop di Champion
La risposta a queste nuove esigenze, nell’ambito delle attività promosse dal produttore dei lubrificanti a marchio Champion, la società belga Wolf Oil Corporation, si chiama Champion Pit-Stop: una soluzione che affronta il mondo del lubrificante a tutto tondo.
Il progetto, avviato in Italia come paese pilota nel 2013, ha ottenuto dei risultati decisamente positivi e incoraggianti, e oggi coinvolge 262 ricambisti e 457 officine.
La formula del network Pit-Stop è molto apprezzata perché punta sulla specializzazione e permette ai suoi affiliati, accompagnati e supportati da un partner come Wolf Oil, di diventare un punto di riferimento.
Il progetto parte con il coinvolgimento del ricambista, proprio perché si tratta di un prodotto tecnico e si vuole riaffermare la professionalità di questo elemento fondamentale nella filiera distributiva, che non ha solo il ruolo di “rivenditore”, ma è anche consulente tecnico dell’autoriparatore.
In Italia, dove il prodotto è distribuito in esclusiva dalle aziende C.D.R. di Torino e Lubriservice di Roma, il primo passo è quello di coinvolgere i ricambisti interessati, per formarli adeguatamente sul prodotto. Questi a loro volta coinvolgeranno le officine più disponibili per l’attività di formazione, che è un passaggio fondamentale per costruire la professionalità dell’affiliato Pit-Stop.
Il secondo elemento del progetto è il supporto alle attività di tipo commerciale: l’azienda, infatti, fornisce diversi materiali per l’allestimento del punto vendita e dettagliati leaflet sulle gamme prodotto, poster tecnici per individuare velocemente il lubrificante necessario per la manutenzione di ogni specifica vettura.
Tra le soluzioni più apprezzate, ci sono gli ormai “famosi” Oil Cabin e Barrel Concept, soluzioni che permettono di stoccare diversi lubrificanti Champion, selezionati in base alle esigenze dell’officina.
I vantaggi: la parola a Marc Lombardi
“In sintesi - ci spiega Marc Lombardi - quello del lubrificante è un business che può offrire marginalità importanti per l’officina e il ricambista, ma è necessario essere adeguatamente formati per gestirlo in modo corretto e profittevole.
La ricerca tecnologica è fondamentale in questo settore, proprio perché va di pari passo con l’evoluzione della tecnologia dei motori. Rispetto alla velocità della tecnologia, il mercato è più lento e fatica a stargli dietro. Ecco perché puntiamo così tanto sulla formazione e sulla preparazione tecnica degli affiliati al network Pit-Stop.
Quello che noi cerchiamo di trasmettere a ricambisti e officine è proprio il senso del valore aggiunto che possiamo offrire come produttori di lubrificanti. Noi ci poniamo come dei partner globali e non solo come sviluppatori di prodotto. Proprio per questo ci rivolgiamo esclusivamente a un canale distributivo di operatori specializzati.
C’è da rilevare anche che, in questo settore, una delle maggiori difficoltà da affrontare per gli operatori è la complessità logistica, perché ci sono dei quantitativi limitati che si possono tenere a magazzino e nello stesso tempo l’officina non può tenere ferma un’auto perché non ha l’olio in casa. Per questo le nostre soluzioni di stoccaggio sono molto apprezzate e rappresentano un valore aggiunto.
Un altro elemento che secondo me è fondamentale per la nostra attività è la presenza sul territorio. Stiamo cercando di sviluppare il più possibile la rete, ma nello stesso tempo curiamo da vicino i nostri clienti. Proprio perché non ci limitiamo a vendere il prodotto, ma ci proponiamo come partner, ecco che dedichiamo molte energie e risorse nella presenza sul territorio. È sicuramente faticoso e impegnativo, ma siamo convinti che la presenza diretta rappresenti una discriminante importante e si è rivelata una strategia vincente se guardiamo alla crescita del network. Il cliente si sente più seguito e tutelato e ci sceglie anche per questo.
Un altro vantaggio è la possibilità che diamo agli autoriparatori di eseguire una corretta manutenzione del cambio automatico con la sostituzione dell’olio. Proponiamo, infatti, alle officine Champion Pit-Stop sia una gamma completa di lubrificanti sia la ATF Machine, un apparecchio lavacambi automatico”.
Le nuove frontiere della tecnologia
Quali sono le tendenze e le nuove sfide del settore? Marc Lombardi le individua in quelli che vengono definiti “attriti fluidi”. In pratica si tratta di coniugare le esigenze della bassa viscosità dei lubrificanti per creare meno attriti, a tutto vantaggio di una miglior performance del motore e un abbassamento delle emissioni, con quelle di una maggior durata e di una adeguata protezione del motore.