Se così fosse, continua l’istituto di ricerca, sarebbe veramente grave perché il dato del luglio scorso è inferiore al massimo ante-crisi del 2008 del 20,5%.
L’attività manifatturiera è in difficoltà anche nel complesso della UE ed in particolare in Germania. Come è noto, le difficoltà della UE, che riguardano la maggior parte dei Paesi (e non solo per la produzione industriale, ma anche la crescita del prodotto interno lordo) rendono possibile che si ridiscuta il patto di stabilità.
Come è noto, il patto di stabilità è uno degli elementi principali che hanno impedito all’Italia di superare la crisi economica iniziata nel 2008 con il risultato che l’Italia e la Grecia sono gli unici due paesi dell’Unione Europea in cui il PIL pro capite del 2018 è inferiore a quello dell’inizio del secolo (2001) con uno scarto del 2,20% per la Grecia e di ben il 3,96% per l’Italia con tutto quello che ne consegue per le famiglie e le imprese.
Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, al di là delle considerazioni che si possono fare sul fatto che è stato necessario che andasse in difficoltà l’economia tedesca per porre mano alla riforma del patto di stabilità, l’occasione che si offre al nuovo Governo italiano di far adottare regole che consentano finalmente anche al nostro Paese di superare i livelli ante-crisi in termini di PIL pro capite va assolutamente colta anche perché l’economia italiana è l’unica economia avanzata nel mondo che non ha ancora superato la crisi iniziata nel 2008.
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