Asso Ricambi prova a tracciare il futuro dell’IAM alla sua convention. Obiettivo: essere pronti al cambiamento.
Ogni anno, pandemia esclusa, la convention Asso Ricambi rappresenta una sorta di sessione di autoanalisi: guardare il mercato, la sua evoluzione e prepararsi ai cambiamenti che sono destinati a modificare le logiche su cui finora si basava il mondo dell’aftermarket.
La convention, che ha avuto luogo presso l’UNA Hotel Expo Milano Fiera lo scorso 18 ottobre, è stata aperta dal presidente Andrea Camurati e dal direttore Giampiero Pizza, che oltre a celebrare i successi del gruppo hanno anche spiegato il tema dell’iniziativa, per cui bisogna “imparare a leggere il presente per poter scrivere un nuovo futuro, saper essere i protagonisti di una nuova generazione di aftermarket e puntare a obiettivi ambiziosi”, il tutto con il sottinteso che questo non sia solo uno slogan, ma una seria riflessione che porti ad azioni concrete.
A rafforzare questo messaggio ci pensa Umberto Seletto, fondatore di AnticrisiDay e storico nome del post-vendita automotive, il cui intervento vola alto, tra citazioni colte della nave di Teseo (una nave che nella legenda rimase in vita per secoli grazie ai costanti adattamenti e rifacimenti n.d.r.) cui bisogna rifarsi per essere pronti ad affrontare il futuro e detti popolari: “il tetto si ripara quando c’è il sole”.
Il nodo centrale del suo intervento è anche una previsione. Secondo l’ex manager di Exxon Mobil, infatti, nel prossimo futuro, dai tre ai cinque anni, il settore aftermarket vedrà numeri in crescita e riuscirà a concludere buoni affari e questo porterà liquidità nelle tasche dei vari attori che però non dovranno disperderla, ma capitalizzare questo momento e anzi, prepararsi a un futuro probabilmente più incerto, tra transizione tecnologica e cambiamenti dei consumi.
A Paolo Saluto, del Politecnico di Torino, spetta il compito di fornire dati e numeri sull’andamento del mercato fino ad oggi e fare delle previsioni che, di fatto, confermerebbero quanto sostenuto proprio da Seletto: il mercato si è ripreso e tutto sommato non se la cava male.
A dare qualche schiaffo alla platea ci pensa Mauro Baricca, formatore e “coach” di imprese (e a sua volta imprenditore), che stimola i partecipanti proprio sull’analisi dei conti.
L’intervento più fuori dal coro e anche più visionario è però quello di Alberto Mattiello, professore della Bocconi, che riveste numerosi incarichi in Italia e all’estero e che si autodefinisce un “Future Thinker”, ossia un “immaginatore di scenari futuri”. Secondo Mattiello saranno cinque i fattori che impatteranno in maniera importante sul mondo automotive.
Il primo è il 5G, che permetterà lo scambio di dati in tempo reale. Questo porterà a un’evoluzione dei sistemi di comunicazione importante: se oggi l’auto dialoga (a volte) con strumenti di diagnosi e telemetria a distanza, in futuro sarà in grado di comunicare anche con le infrastrutture, generando uno scambio di informazioni continuo tra l’auto stessa e l’ambiente circostante in maniera istantanea. Come diretta conseguenza, ci sarà l’evoluzione del cloud, ossia i software che vivono sulla rete e che permetteranno quindi di sfruttare le intelligenze artificiali per predire il futuro: l’obiettivo non è sapere quando si romperà un componente, ma intervenire prima che ciò avvenga eliminando i fermi tecnici. Sempre in termini di tecnologia anche la robotica farà la sua parte. Secondo Mattiello i robot con cui conviveremo assomiglieranno molto più ai robot aspirapolvere piuttosto che a umanoidi che ci passeggeranno accanto e questo è un futuro che è già presente: nei sistemi di delivery saranno proprio i mezzi a guida autonoma la prossima frontiera, che sono già utilizzati in molte parti del mondo.
Dal punto di vista più auto centrico, però, i cambiamenti maggiori arriveranno dal Fit for 55, ossia l’idea di regolamentazione europea che prevede la neutralità carbonica delle auto a partire dal 2055 (per neutralità carbonica si intende che l’intero ciclo di vita dell’auto non porti a un aumento delle emissioni di CO2) e dalla rivoluzione della supply chain: il futurologo, infatti, sostiene che, nonostante il tema sembri un po’ passato di moda nei media main stream, la stampa 3D rappresenta ancora oggi un importantissimo settore di ricerca e sviluppo su cui tutte le aziende si stanno focalizzando e in un futuro non troppo lontano anche i ricambi potrebbero essere prodotti quando servono e nei luoghi dove servono, evitando quindi i costi e tempi logistici.
In tutto la convention ha coinvolto gli oltre 100 associati in una tre giorni che si è dipanata tra visite culturali e momenti formativi (gli AssoLab, AssoServiceLab) che hanno permesso, per la prima volta dalla pandemia, di incontrarsi nuovamente di persona.
Molto apprezzati gli incontri one to one fra associati e fornitori e lo spazio dedicato per la prima volta anche ai partner di servizi e convenzioni del Programma Officine Asso Service e alle principali software house di settore.
In particolare, la giornata del 18 ottobre ha ospitato anche gli incontri one to one con una selezione di fornitori, sponsor dell’evento, secondo la formula consolidata negli anni che consente di rinsaldare la relazione con i partner, cuore pulsante delle politiche commerciali del Consorzio.
Con una novità: spazio quest’anno anche ad un’area espositiva dedicata agli incontri individuali con i partner dei servizi e convenzioni del Programma Officine, le principali software house di settore ed una selezione di fornitori di Attrezzatura, che si è svolta martedì 19 ottobre.
Molto varia anche l’offerta tematica di contenuti affrontati nei seminari, parallelamente agli incontri dell’area espositiva, con il contributo di consulenti e collaboratori del Consorzio.
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