Gestione del fine vita del veicolo secondo le normative europee? Cobat risponde con la nuova piattaforma aperta a tutti Percorso Cobat e il progetto Cyclus, un network di demolitori certificati.
Presentata ufficialmente lo scorso 19 ottobre a Roma nella Sala Capranichetta di Piazza Monte Citorio, la nuova rete Cyclus: un network di autodemolitori certificati che, grazie alla piattaforma digitale certificata Percorso Cobat, garantisce alle case produttrici di autoveicoli e agli operatori della demolizione trasparenza, tracciabilità e sicurezza dei dati nella gestione delle vetture fuori uso.
Il progetto Cyclus ben si inserisce nell’ambito delle attività Cobat, volte a perseguire la sostenibilità ambientale e un’efficienza del sistema di i riciclo dei rifiuti in Italia, tutto in un’ottica di trasparenza e legalità.
In particolare, Cyclus risponde al Regolamento Europeo sull’ELV (End of Life Vehicle) avanzato dalla Commissione europea al fine di promuovere in senso integrale la circolarità del comparto automotive (dalla progettazione sino al fine vita) e di ottimizzare la governance di settore rafforzando la responsabilità estesa del produttore e la collaborazione con gli operatori del trattamento, diventa ancora più urgente.
La piattaforma Percorso Cobat ideata da Cobat, che come sottolinea Claudio De Persio, amministratore delegato di Cobat e di Haiki+, è aperta a tutti e attualmente conta l’adesione di quattro marchi automobilistici e oltre centocinquanta dei maggiori player italiani nel campo dell’autodemolizione.
Questo sistema è in grado di assicurare la corretta gestione di ogni componente di qualsiasi tipo di vettura, inclusi i veicoli ibridi e elettrici, abilitando da un lato le case automobilistiche all’accesso ai dati relativi ai veicoli che hanno immesso sul mercato e dall’altro gli autodemolitori all’inserimento dei dati dei componenti di ogni veicolo in ingresso.
La piattaforma consente inoltre di consultare report, statistiche e schede degli automezzi intendendo contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale e al risparmio energetico.
Il contesto del fine vita auto in Italia
Nell’Unione Europea, secondo i dati elaborati dall’Eurostat, si generano ogni anno circa 6 milioni di veicoli fuori uso, con il nostro Paese che supera di poco il milione. L’Italia, oltre ad avere un parco circolante sempre più vecchio, con un’età media che supera i 12 anni, vanta anche il primato europeo per possesso di automobili, con 672 auto e 897 veicoli ogni 1.000 abitanti (dati ISPRA del 2022).In tale contesto la filiera italiana ha raggiunto una percentuale di recupero totale che si attesta secondo lo “Studio sulle problematiche del riciclo e recupero dei veicoli fuori uso” a cura della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile solo all’84,7%, decisamente lontano dal raggiungimento dell’obiettivo del 95%, sia per l’assenza delle forme di recupero energetico sia per la difficoltà di trovare un circuito di valorizzazione per i materiali a minore valore di mercato.
Alla tavola rotonda di presentazione di Cyclus hanno partecipato, oltre a Claudio De Persio, Amministratore Delegato di Cobat e di Haiki+ e al Direttore scientifico di Eprcomunicazione Roberto Della Seta, numerose personalità legate al settore della sostenibilità e tutela ambientale: Silvia Grandi, Direttore Generale Economia Circolare del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Onorevole Patty L’Abbate, Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati; Onorevole Marco Simiani, Membro della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati; Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e di Andrea Minutolo, Responsabile scientifico di Legambiente.
L’evento è stato dunque l’occasione per ricordare il ruolo di fondamentale importanza che ha il settore del riciclo dei veicoli fuori uso per l’economia europea e nazionale.
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