Si è parlato di intelligenza artificiale e dei suoi possibili impieghi nel mondo aftermarket: uno scenario affascinante, dove l’uomo conserva la sua centralità e sono richieste nuove competenze per beneficiare al meglio dei vantaggi che offre.
Un evento interamente dedicato a un argomento che ad oggi ancora spaventa molto, nel timore che l’intelligenza artificiale possa sostituire il lavoro dei professionisti.
Un timore infondato, come hanno avuto modo di raccontare nei loro interventi i relatori, personalità di spicco del nostro settore, professionisti che utilizzano l’intelligenza artificiale nel loro quotidiano e che ribadiscono, praticamente all’unisono, che l’intelligenza artificiale è uno strumento al servizio dell’uomo, che per essere davvero efficiente ed efficace deve essere utilizzato da professionisti competenti, che sappiano porre le domande giuste e verificare le soluzioni proposte da questo strumento, che non è una macchina pensante, bensì un enorme contenitore di dati, in grado di analizzarli velocemente in base ad algoritmi fissati dall’uomo e di restituire soluzioni sorte dallo specifico background delle esperienze.
Alessio Jacona, curatore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale per ANSA.it, che ha presentato e coordinato gli interventi, ha sottolineato a più riprese la centralità dell’uomo e la necessità di acquisire competenze specifiche nella gestione dell’intelligenza artificiale, oltre che l’importanza di non perdere questa occasione per rimanere competitivi sul mercato.
Vediamo dunque una sintesi degli interventi, che hanno permesso di capire, attraverso una serie di esempi concreti, a cosa può portare l’intelligenza artificiale applicata al mondo automotive e dell’autoriparazione.
A tal proposito anticipiamo l’intervento finale della mattinata, quello di Renzo Servadei, amministratore delegato di Autopromotec, che ha “giocato” con l’intelligenza artificiale, ponendo “in diretta” delle domande specifiche su come l’intelligenza artificiale avrebbe potuto aiutare il mondo della riparazione aftermarket e come vedeva l’officina del futuro.
In sintesi, ha risposto, dunque, che l’IA può aiutare nella diagnostica dell’auto, nella diagnosi predittiva, ma anche nella gestione dell’analisi guasti, velocizzando i tempi dell’intervento e contribuendo ad aumentare la sicurezza su strada.
Può offrire un ampio supporto in fase di accettazione del veicolo, immaginando un check dell’auto in arrivo più dettagliato e completo in un minor tempo. L’immagine è quella di uno “Stargate”, che automaticamente scansiona l’intero veicolo prima di farlo procedere per gli interventi di manutenzione e riparazione.
Roberto Lonardi, Public Relations per Volvo Car Italia
Padrone di casa, Roberto Lonardi, ha raccontato come l’IA sia già molto presente sulle vetture Volvo. “Volvo fa da tempo uso di funzioni di intelligenza artificiale nella progettazione delle auto e nella definizione delle caratteristiche di prodotto, specialmente sul fronte della sicurezza, nonché nell'interazione con i clienti. Un esempio per tutti è quello della EX90 e della sua tecnologia Driver Understanding, che rende l'auto in grado di capire le condizioni psicofisiche di chi siede al volante e di prevenire eventuali situazioni di rischio. Si stabilisce così un nuovo livello di interazione fra uomo e macchina, che diventa comunicazione”.
Francesco Ricciardi, Vicepresidente del Gruppo Car Design & Engineering ANFIA
“AI e Innovazione Ingegneristica: Efficienza e Creatività”
Nella fase di sviluppo di un veicolo, come di qualsiasi altro articolo, prima di arrivare al prodotto finito si attraversano diverse fasi: progettazione, specifica, realizzazione e test. In questo processo si coniugano perciò due elementi importanti: l’efficienza e la creatività. L’IA può essere implementata in entrambi, con dei risultati importanti a livello di risparmio di tempo.“Fornita l’informazione iniziale, infatti, l’IA generativa è in grado di restituire una soluzione in un tempo fino a cinque volte inferiore a quello di un team di esperti con un approccio che ricorda quello del pensiero laterale” spiega Ricciardi. Ma questo non significa che non sia fondamentale l’apporto umano, anzi. “Ci vogliono professionisti esperti per fare le domande giuste per ottenere un risultato valido, così come ci vogliono dei professionisti competenti per valutare le risposte fornite dall’IA” sottolinea Ricciardi.
L’IA, infatti, può fornire molte soluzioni diverse a una stessa domanda, e per questo si parla di “creatività”, ma non è detto che siano tutte risposte coerenti e applicabili con il modello che si sta cercando di sviluppare. Senza dimenticare che i dati a disposizione dell’IA non sono altro che informazioni su qualcosa di esistente, che l’IA rielabora, ma non necessariamente rappresentano il “nuovo”.
L’importanza e la centralità del fattore umano nel monitoraggio dei risultati per riconoscere gli errori e intervenire sui dati di addestramento o sugli algoritmi o, ancora, su eventuali problemi di codifica e implementazione, onde evitare che si ripetano sono assolutamente fondamentali.
“C’è quindi bisogno di figure professionali specializzate sia per la regia sia per l’affinamento dei processi – spiega Ricciardi – ma anche di creare dei gruppi di lavoro nuovi rispetto a oggi, in grado di esprimere nuove competenze”.
Parafrasando una dichiarazione di Steve Jobs, che paragonava il computer a “una bicicletta della mente”, Ricciardi conclude dicendo che l’IA, per la sua velocità ed efficienza nell’aiutare lo sviluppo di prodotti e processi, potrebbe forse essere paragonata a “un razzo della mente”.
Cinzia Carbone, Head of Sales di Solera
“L’IA corre veloce, e noi?”
Fortemente convinta dell’utilità di strumenti come l’intelligenza artificiale, Cinzia Carbone ha confessato che in molti la definiscono un “pusher della tecnologia” proprio in nome di questa sua convinzione.“La realtà - spiega Carbone - è che come consumatori noi già usiamo quotidianamente e con soddisfazione tutta la tecnologia che ci permette di avere informazioni e vantaggi in termini economici o di tempo, eppure quando si parla di intelligenza artificiale e di applicare tecnologie digitali in azienda, allora scatta un meccanismo quasi di difesa.
In pratica, ci sentiamo minacciati dal fatto che questi strumenti siano più veloci di noi e con capacità di apprendimento superiori alle nostre. Abbiamo paura e siamo portati a pensare che la tecnologia possa sostituirci. Ma non è così”.
Nel nostro settore ci sono già grandi aziende (e qui il riferimento è prevalentemente alle assicurazioni e alle grandi flotte, i grandi canalizzatori) che utilizzano sistemi supportati dalla IA, ad esempio, per la compilazione automatica delle pratiche documentali oppure nella gestione dei contact center o dei prezzi delle polizze; realtà che convivono con altre molto più piccole, specialmente nel mondo della riparazione, dove non c’è quasi nulla.
Questo perché per molti di loro sicuramente digitalizzare dei processi ha ancora un costo troppo elevato, oltre alla ritrosia di cui si parlava prima.
Eppure, racconta Carbone, ci sono già molte soluzioni disponibili anche in Italia, strumenti che permettono di risparmiare tempo, per esempio delle applicazioni che permettono a una compagnia di assicurazione o a un gestore di flotte la raccolta guidata delle foto dei danni di un veicolo dopo l’incidente e mandarle velocemente per poi, grazie all’ausilio della IA, fare in pochi secondi una valutazione del sinistro, conoscere la gravità, l’ubicazione e la tipologia del danno e stabilire come trattarlo: se inviare il veicolo presso un carrozzeria fiduciaria, far intervenire un perito, liquidare il danno o direttamente il veicolo se non riparabile.
Vantaggi per tutti dunque? Si, anche per l’autoriparatore che potrà sapere in anticipo che tipo di intervento lo aspetta e dedicarsi solo a quello velocizzando anche le procedure burocratiche.
I sistemi ci sono, dunque, ma non vengono utilizzati in ragione dei costi e della diffidenza che provocano, spiega Carbone.
“Il settore aftermarket – afferma Carbone - e in particolare quello dell’autoriparazione in Italia deve guadagnare in competitività e può farlo – già da ora - attraverso l’impiego di prodotti esistenti sul mercato. Per Solera l’IA non è una cosa lontana e non deve rimanere un patrimonio di pochi e soprattutto non deve limitare le decisioni dell’umano, al contrario le deve potenziare”.
È necessario valorizzare l’utilizzo di questi strumenti per diffondere una cultura diversa e un diverso approccio, soprattutto per le piccole realtà imprenditoriali del mondo della riparazione. Così come, conclude Carbone, è importante lavorare sull’interfaccia per il cliente finale, per rendere sempre più intuitivi e dunque utilizzabili questi strumenti.
Riccardo Sesini, Head of Digital Transformation at VHIT SpA di Bosch
“Manifatturiero Intelligente: come la Gen IA aumenta la produttività”
L’impiego dell’IA nel settore manifatturiero, per quanto ponga delle problematiche reali in termini di investimenti e di energia (“i server che gestiscono una tale quantità di dati sono divoratori di energia elettrica”), può essere molto utile e per certi versi fondamentale per aumentare la produttività e la competitività - spiega Sesini - e a sostegno di questa tesi presenta due esempi concreti, relativi ai processi di manutenzione dei macchinari e all’analisi dei requisiti dei clienti nello sviluppo di soluzioni personalizzate.L’intelligenza artificiale, infatti, è in grado di analizzare velocemente e in maniera accurata, tutta la documentazione tecnica, i manuali di manutenzione e lo storico degli interventi, suggerendo quindi cosa verificare, e come, in caso di guasto di un macchinario.
Questo risulta particolarmente utile non solo nella prevenzione dei malfunzionamenti, ma anche, ad esempio, nel caso in cui il problema si presenti durante il turno di notte, quando non è presente il tecnico responsabile e il manutentore generico può essere supportato dall’IA per trovare la soluzione e far ripartire l'impianto senza doversi fermare fino al mattino successivo.
Nel secondo esempio, Sesini illustra il supporto dell’IA artificiale nell’analisi della documentazione relativa ai bandi e alle richieste del cliente. Una documentazione complessa e dettagliata, che un gruppo di ingegneri solitamente impiega diverse settimane a vagliare.
Grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale, è possibile effettuare una pre-analisi dei requisiti molto rapidamente, contando su un buon livello di affidabilità: gli algoritmi della IA, infatti, possono valutare automaticamente fino al 70% delle specifiche tecniche fornite, con un tasso di precisione superiore al 94%.
“Tale livello di automazione – conclude Sesini - riduce notevolmente il carico di lavoro manuale, garantendo risposte più rapide e accurate alle richieste dei clienti e aumentando la soddisfazione e l'efficienza operativa”. È importante però tener sempre presente che il ruolo dell’uomo rimane fondamentale in questo processo e l’IA è uno strumento a supporto di professionisti competenti.
Infine Sesini sottolinea come tutte queste procedure, che dovrebbero quindi essere implementate non solo sul versante della produzione, ma anche nel lavoro d’ufficio, sarebbe meglio se fossero supportate da una IA “proprietaria”, cioè con strumenti realizzati in Italia e non solo con quanto ci arriva da altri paesi, come USA e Cina, proprio perché più il background è specifico su ciascun paese meglio è per l’accuratezza dell’analisi dei dati.
Marco Bettin, Direttore Commerciale di Launch Italy
“Prevenire è meglio che curare”
Con l’intervento di Bettin si entra in officina e si parla concretamente di come l’IA possa supportare l’autoriparatore, ma anche il gestore di flotte, grazie alla diagnosi predittiva, che permette non solo di avere un risparmio economico, evitando i fermo macchina, ma anche un risparmio di tempo, facilitando le valutazioni diagnostiche e avendo la possibilità di testare virtualmente il risultato dell’intervento di manutenzione o riparazione.Ad esempio, laddove uno strumento di diagnosi propone una serie di codici errore, l’IA, sulla base di una banca dati di casistica guasti, può indicare quale sia il problema e suggerire la soluzione.
Inoltre, raccogliendo e interpretando da remoto e in tempo reale i dati delle centraline e dei sensori di bordo, l’IA è in grado di individuare errori o anomalie che potrebbero anticipare un malfunzionamento, permettendo di prevenire problemi e ridurre i costi di riparazione.
“La rivoluzione predittiva rappresenta un passo decisivo verso una gestione intelligente dei veicoli, permettendo di ottimizzare le performance, migliorare la manutenzione programmata e aumentare l’affidabilità a lungo termine”, spiega Bettin.
La possibilità per i gestori di flotte, ma anche per i privati, di pianificare gli interventi in base alla condizione reale del mezzo, è anche un grande vantaggio in termini di sicurezza su strada, perché il parco circolante può essere meglio monitorato e gestito, rispetto alla classica manutenzione da tagliando che fa riferimento solo al chilometraggio.
Non da ultimo, Bettin sottolinea l’importanza di questo supporto dell’IA anche in prospettiva di una maggior diffusione dei veicoli elettrici, non solo perché si può monitorare lo stato della batteria per evitare di trovarsi fermi, ma anche perché potrebbe suggerire ad esempio quando ricaricare la batteria, dove e a quale prezzo.
Le problematiche attuali e le sfide che ci troviamo davanti sono oggi soprattutto ricollegabili a tre fattori: innanzitutto un parco circolante ancora piuttosto vecchio, e dunque dove sensori e centraline offrono ancora una quantità di dati non sufficienti per ottenere il massimo dell’efficienza dall’IA.
In secondo luogo agli investimenti necessari nelle nuove tecnologie, che non tutte le realtà, soprattutto quelle più piccole e meno strutturate, possono affrontare oggi.
Infine, il problema della formazione del personale, perché sempre più saremo di fronte a tecnologie molto avanzate, che richiedono competenze specifiche.
Franco Benati, sales manager di Sipav, a CEMB Group Company
“Robot Intelligente al servizio dell’accettatore in officina”
Per certi versi è un po’ uno sforzo di immaginazione quello che ci chiede di fare Benati, che ci parla di un’officina dove, in un futuro non troppo lontano, IA e professionisti collaborano in un momento fondamentale come quello dell’accettazione.Oggi, l’accettazione di un veicolo è affidata prevalentemente a un operatore che, con l’ausilio di alcuni strumenti, verifica lo stato del mezzo e di alcune sue dotazioni. Si tratta prevalentemente di valutazioni ancora “manuali”, nel senso che la procedura non è automatica ed è gestita da un addetto.
Un ruolo che può trasformarsi in maniera importante se integrato con un l’ausilio ad esempio di un robot dotato di intelligenza artificiale, che possa muoversi attorno a tutto il veicolo e, iniziando dalla lettura della targa, possa scansionare ogni elemento “visibile” (dalle ruote alla carrozzeria, ma anche le pastiglie freno ad esempio) e dialogare con i sistemi di bordo (come ADAS e sensori), per raccogliere tutte le informazioni e analizzarle, restituendo velocemente una valutazione oggettiva e completa dello stato del veicolo.
A quel punto la figura dell’accettatore in officina diventa quella di una persona con competenze nuove, capace di programmare e configurare un sistema, di gestire e interpretare una serie di dati e informazioni complessi, e di comunicare con il cliente in maniera più efficace e trasparente, per spiegare le necessità di un intervento e stabilendo una relazione di fiducia.
Non solo, continua Benati, un’accettazione come questa porta con sé un risparmio di tempo notevole, non solo per la velocità del robot nell’elaborare i dati raccolti, ma anche perché, ad esempio, non sarà più necessario spostare l’auto da un punto all’altro dell’officina o metterla su un ponte per fare le prime ispezioni.
Benati parla dei vantaggi dell’IA anche in termini di sicurezza, perché renderebbe possibile, ad esempio dialogando con gli ADAS, verificare direttamente in officina attraverso una simulazione e dunque senza prova su strada, il funzionamento di alcuni dispositivi come il cruise control o la funzione di frenata assistita.
E ancora, la digitalizzazione delle informazioni comporta anche una preparazione all’intervento di manutenzione o riparazione più rapida, ad esempio sapendo già quale tipo di ricambio montare.
Renzo Servadei, Amministratore Delegato di Autopromotec
“Manutenzione tailor made: l’auto che pensa a me”
Renzo Servadei, a conclusione di tutti gli interventi e dopo l’esperimento di dialogo con l’intelligenza artificiale descritto all’inizio, parla dell’officina del futuro come di un’officina “straordinaria”, dove l’intelligenza artificiale trasforma la manutenzione in un’esperienza su misura, a vantaggio anche del consumatore finale.Ecco sei motivi elencati da Servadei per cui l’impiego dell’IA nel mondo della riparazione può piacere anche agli automobilisti:
1. Prevenzione dei guasti: grazie alla diagnostica predittiva, l'IA identifica segnali di usura o anomalie prima che diventino problemi seri. Questo evita costose riparazioni improvvise e disagi come restare in panne.
2. Risparmio di tempo: l'auto pianifica le manutenzioni in base alle abitudini di guida e agli impegni del proprietario, suggerendo appuntamenti nei momenti più convenienti.
3. Riduzione dei costi: intervenendo solo quando necessario e ottimizzando la sostituzione dei componenti, si evita di spendere inutilmente su controlli o ricambi superflui.
4. Esperienza personalizzata: ogni conducente è diverso, e l’IA lo sa. Analizza dati come lo stile di guida, il clima locale e i tipi di percorsi più frequenti per proporre manutenzioni su misura.
5. Maggiore sicurezza: prevedendo problemi e suggerendo interventi mirati, l’auto resta sempre nelle condizioni ideali per garantire viaggi sicuri.
6. Valore nel tempo: una manutenzione ben pianificata e sempre aggiornata mantiene l’auto in ottime condizioni, aumentando il suo valore di mercato.
E per vedere tutto questo, conclude Servadei, l’appuntamento è a Bologna, dal 21 al 24 maggio 2025, ad Autopromotec.