Il rapporto ACI-Censis dipinge una prospettiva non proprio rosea per il futuro delle vendite di auto. Quasi nessuno degli intervistati ha intenzione di acquistare un'auto nel 2013, e più della metà estende l'intenzione ai prossimi tre anni. Quando si riprenderà il mercato se ne riparlerà, e gli intervistati esprimono una preferenza verso i marchi nazionali e le alimentazioni alternative (che registrano numeri positivi).
Il titolo (“Dove è finita l'auto? Analisi di una crisi senza precedenti”) non è dei più positivi...
Nel rapporto ACI-Censis dello scorso anno, il 7,2% degli intervistati si era dichiarato pronto ad acquistare un'auto nuova nel 2012. E nel 2012 (nei primi 11 mesi), in concreto, si è visto come le nuove immatricolazioni siano calate del 20% rispetto al 2011, attestandosi sulle 1.314.868 unità (una percentuale negativa tripla rispetto alla media del -7% dell'Unione Europea, con 10.327.276 vetture immatricolate).
Se questi sono stati i numeri del 2012, cosa aspetterà il mercato del nuovo nel 2013, dato che la percentuale di intervistati intenzionati a comprare un'auto è dimezzata, calando al 3,7%? Aumenta anche (di circa 9 punti) la percentuale di chi dichiara di non voler acquistare un'auto nei prossimi tre anni (52,6%).
I motivi? La crisi economica, in primis, ma anche l'elevato tasso di motorizzazione del Paese e la saturazione del mercato: dal 2007 al 2011 sono infatti stati venduti in Italia più di 10 milioni di vetture. Con 606 auto ogni 1.000 abitanti, siamo secondi solo al Belgio, a livello europeo, per densità di vetture per popolazione (la media del continente è di 417). Il circolante italiano è attualmente abbastanza stabile: oltre al calo delle nuove immatricolazioni, e al decremento del 10% nella vendita dell'usato, sono aumentate (del 3%) le rottamazioni, che si sono attestate sulle 1.202.308 unità.
Non dimentichiamo poi i costi del possesso e della manutenzione. Gli effetti del redditometro, per esempio, si faranno sentire su particolari segmenti del mercato: secondo il 20% degli intervistati, infatti, anche chi può permettersi un'auto di alta gamma rinuncerà a comprarla per questo motivo (in effetti nei primi 11 mesi del 2012 le auto di questo segmento hanno subito un calo delle vendite del 35%). I costi di gestione, in generale, sono aumentati del 4,5%, nonostante si sia registrato un calo dell'uso dei mezzi e del chilometraggio intorno al 6%. Il costo unitario per chilometro è infatti aumentato da 0,32 a 0,36 euro e il costo medio annuo di gestione è passato dai 3.278 euro del 2011 ai 3.425 euro dell'anno che sta finendo. Il maggiore responsabile dell'incremento è il carburante. Per quanto riguarda le spese di manutenzione, quella ordinaria rimane pressochè stabile, calando solo di 2 euro, mentre quella straordinaria cresce del 10,5%, passando da 128 a 142 euro.
L'inversione di tendenza per il mercato del nuovo sarà possibile quando si verificheranno vari fattori. Secondo gli intervistati, i più importanti sono la fine della crisi, la reintroduzione degli incentivi alla rottamazione e un netto calo del costo del carburante.
E quando il mercato si sarà ripreso? Quali saranno le scelte degli automobilisti? Se il 39% ancora non sa rispondere, il 33% si orienta verso marchi italiani, mentre solo il 28% sceglierà auto straniere. Interessante notare che nella fascia di età tra i 30 e i 44 anni, marchi nazionali ed esteri se la giocano esattamente alla pari.
Relativamente all'alimentazione, il 23,3% sceglierebbe Diesel, il 14,5% benzina, mentre oltre un terzo degli intervistati è orientato verso scelte ecologiche: gpl (16,9%), metano (9,5%), ibrida (4%), elettrica (3,7%). Le alimentazioni alternative stanno sicuramente vivendo un trend più che positivo. Le vendite reali del 2012 hanno visto raddoppiare gli acquisti di vetture alternative, che hanno totalizzato 168.000 unità contro le 85.000 del 2011, conquistandosi una quota di mercato pari quasi al 13%.
Il gpl è infatti l'unico carburante che abbia registrato un aumento dei consumi nel periodo di riferimento: + 6,5%, mentre benzina e Diesel calano rispettivamente del 10,5% e del 9,5%.
Analizzando il circolante attuale, le province italiane che dimostrano più coscienza verde e che hanno la maggiore incidenza di vetture ecologiche sul totale sono ubicate prevalentemente sulle coste nord adriatiche con relativo entroterra. In particolare, superano il 15% di incidenza Ancona, Macerata, Fermo, Rovigo, Forlì-Cesena, Reggio Emilia, Ferrara, Bologna, Ravenna (che tocca il 19%). Fanalino di coda, con un percentuale al di sotto dei 2 punti, sono Imperia, Sondrio, Gorizia e Trieste.
Il rapporto ACI-Censis
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