26.919 milioni di euro: questo è quanto gli italiani hanno speso per la manutenzione e riparazione delle auto nel 2012; una cifra rilevante, che per la prima volta supera la spesa sostenuta per l’acquisto di nuove vetture (fonte Osservatorio Autopromotec).
Peccato però che in realtà l'ammontare delle spese sia calato e non di poco: rispetto al 2011, infatti, si registra un -10,5%.
La spiegazione è semplice: la crisi generale, che ha investito anche il nostro paese, ha portato a una contrazione di tutte le spese, da quelle per l'acquisto di un veicolo nuovo a quelle per la sua manutenzione ordinaria e straordinaria. Vengono così ridotti e/o rimandati tutte le spese e gli investimenti, da quelli superflui a quelli necessari. Risulta così contagiata negativamente anche la cosiddetta anticiclicità del settore aftermarket; se nella prima fase della crisi si è preferito rimandare l'acquisto del nuovo a favore della riparazione del vecchio, oggi si comincia a non riparare più l'auto a meno che non sia proprio strettamente necessario. Ne soffrono gli interventi di manutenzione ordinaria e di conseguenza la base delle lavorazioni d'officina.
Se questa tendenza negativa dovesse continuare, segnala l'Osservatorio Autopromotec, anche le conseguenze negative sulla sicurezza della circolazione potrebbero essere molto serie. È evidente, infatti, che rinviare manutenzioni necessarie non solo fa aumentare la probabilità di incidenti stradali, ma comporta anche un aggravamento delle loro conseguenze. Trascurare la manutenzione del parco auto ha inoltre anche un altro effetto fortemente negativo: le auto che non ricorrono regolarmente a interventi di officina con il tempo diventano sempre più inquinanti.
Come uscire da questo circolo vizioso?
CNA Autoriparazione suggerisce una iniziativa ad hoc: rilanciare la manutenzione con una riduzione dell'Iva sugli interventi e con la deducibilità delle spese sostenute per l'assistenza e la manutenzione. Il provvedimento dovrebbe essere adottato in ambito europeo, ma la richiesta di CNA fa riferimento proprio al fatto che l’Unione europea, nel maggio del 2009, ha adottato una direttiva che consente di fissare aliquote Iva ridotte su servizi ad alta intensità di lavoro. Tra questi servizi attualmente non rientra però la riparazione automobilistica, ma ora, anche alla luce della nuova situazione determinatasi, appare necessario che la possibilità di applicare aliquote Iva ridotte venga estesa anche all’autoriparazione. Ciò anche in considerazione dei pericoli per la circolazione automobilistica e per la tutela dell’ambiente, del fatto che il settore dell’autoriparazione, attualmente in forte crisi, dà lavoro in Europa a 2,8 milioni di persone e del fatto che è indubbio che i servizi di autoriparazione sono ad alta intensità di manodopera e non delocalizzabili.