Iaam 2015, tenutosi durante la seconda giornata di AutopromotecEDU 2015, ha approfondito un aspetto chiave del prossimo futuro: il rapporto fra auto e web.
Il convegno ha dedicato particolare attenzione al tema delle tecnologie dell’informazione e comunicazione applicate ai veicoli, alle normative a riguardo e alle numerose sfide che queste comportano per i vari operatori del settore.
Josef Frank, già direttore aftermarket di Clepa (European Association of Automotive Suppliers) e moderatore dell’incontro, ha così commentato la scelta del tema:"L’industria automobilistica rappresenta l’epicentro della forte tendenza alla connettività che il nostro mondo sta vivendo, con vetture caratterizzate da componenti elettronici sempre più all’avanguardia e connessi con il mondo esterno. Per la comunità dell’aftermarket, quindi, Iaam 2015 rappresenta un’opportunità importante per esaminare temi, tendenze e soluzioni riguardanti questo contesto in rapida evoluzione."
Dopo il messaggio di apertura affidato a Gianmarco Giorda, direttore Anfia, incentrato sulla lieve ripresa del mercato in atto dal 2013 e sull’importanza della telematica per una mobilità sempre più intelligente e sostenibile, il convegno ha visto la partecipazione di molti esperti e operatori del settore.
Luca Montagner, associate director di Icdp Italia (International Car Distribution Programme), ha offerto un aggiornamento su volumi, operatori e quote di mercato dell’aftermarket europeo, offrendo anche un’interessante prospettiva al 2020. In termini di volumi e di valore, ad eccezione del Regno Unito, l’indagine di Icdp ha registrato una diminuzione in Europa, dal 2009 al 2012, della richiesta di operazioni legate alla riparazione e manutenzione auto, con il mercato indipendente che ne controlla la maggior parte (eccezion fatta per la Germania). Per quanto riguarda le reti legate ai costruttori auto, l’Europa a cinque (Germania, Italia, Francia, Spagna e UK) conta 49.000 operatori nel 2014 e in molti di questi mercati (un’eccezione è l’Italia) é il post vendita che dà il maggior contributo alla profittabilità del dealer. Sul fronte degli indipendenti, più del 50% fa parte di reti; degno di nota il dato globale su tutti i cinque mercati, legato al miglioramento del mercato indipendente su quello ufficiale. Cosa si preannuncia per il 2020? La domanda di servizi legati alla riparazione e manutenzione dovrebbe decrescere in termini di volumi in media dell’8% rispetto al 2012, meno in termini di valore. Per il circolante, le previsioni sono di un aumento dell’anzianità, a causa essenzialmente della diminuzione nella vendita di auto nuove. Le officine delle reti costruttori sono destinate, nelle previsioni, a ridursi ulteriormente di numero, così come il numero di indipendenti, che dovrebbero però incrementare la propria quota di mercato, malgrado il loro business complessivo sia previsto anch’esso in riduzione. In ultimo, investigato da Montagner il comportamento online dei clienti europei: qui si ipotizza un importante aumento di consultazione di siti internet in vista di una prenotazione di un intervento service; un aumento della vendita di pneumatici online (attualmente il 20% degli automobilisti acquista tramite web); un aumento della vendita online di parti di ricambio (circa il 30% compra via Internet), che potrebbe avere un effetto dirompente, impattando pesantemente soprattutto sul mercato indipendente.
Alberto Bernini, regional director south Europe automotive aftermarket Bosch, ha offerto un interessante sguardo sul concetto di Internet of things, l’Internet delle cose, il mondo in cui terminali e oggetti connessi a Internet sono programmati per funzionare autonomamente ed essere sempre più efficienti. Uno dei maggiori settori in cui il mondo sempre più digitale sta impattando è proprio quello dell’automobile, che vede la mobilità di un futuro prossimo caratterizzata da tre prerogative: auto elettrica, auto a guida autonoma e auto connessa. Si calcola che attualmente i dispositivi connessi in rete siano circa sette miliardi nel mondo (all’incirca uno ciascuno, considerando che la popolazione mondiale è di 7.3 miliardi di persone). Tale quota, nel giro dei prossimi 5/7 anni, dovrebbe quanto meno raddoppiare e raggiungere 14 miliardi di unità in rete. Bosch offre il suo contributo con la produzione di sensori elettromeccanici che permettono la connessione tra le cose, il cui fatturato è già di ben 1,3 miliardi di euro. Tali sensori servono proprio per trarre dati dalle cose connesse: per esempio, un sensore di un parcheggio indica preventivamente alle auto collegate dove posteggiare o aiuta il possessore di un’auto elettrica a trovare la colonnina di ricarica libera. Il veicolo del futuro non sarà solo sempre più connesso, ma anche elettrificato e automatizzato e in tal senso l’obiettivo di Bosch è dimezzare il costo delle batterie (proprio com’è avvenuto anni fa per l’alimentazione Diesel, rendendola accessibile a tutti). Attraverso la connessione, infine, osservando il comportamento di guida del conducente, si potranno creare per il cliente soluzioni meglio profilate per quanto riguarda per esempio il noleggio o l’assicurazione, a patto di salvaguardare il flusso delle informazioni e il rispetto della privacy.
Neil Pattemore, technical advisor di Figiefa (International Federation of Automotive Aftermarket Distributors), ha introdotto il suo intervento parlando della posizione di superiorità acquisita dalle case auto e derivante dalla presenza della telematica a bordo veicolo. Presenza che, secondo Figiefa, offre ai costruttori la capacità esclusiva di rimanere costantemente in contatto con l’automobilista e di fornirgli servizi esclusivi, oltre a poter effettuare diagnostica remota rendendo di fatto la connessione Obd, on-board diagnostics, sempre meno importante (solo per l’analisi delle emissioni). La proposta dei costruttori è infatti di avere l’esclusivo accesso ai veicoli, processando i dati esclusivamente sui loro server. Così come si prospetta attualmente, la situazione risulta a totale svantaggio del mercato indipendente, che non avrebbe più accesso ai dati veicolari e che dovrebbe appoggiarsi direttamente ai costruttori, suoi principali competitor, per poter continuare ad operare. Per consentire pari opportunità a tutti gli attori del mercato, il Parlamento Europeo ha proposto l’introduzione di una modifica alla normativa eCall che ad ottobre entrerà in vigore; tale modifica dà mandato alla Commissione di redigere una proposta legislativa sui “requisiti tecnici per la realizzazione di una piattaforma interoperabile, sicura e aperta”. In attesa che la Commissione si pronunci in tal senso, Afcar (alleanza per la liberalizzazione della riparazione auto in Europa) propone oggi una soluzione transitoria, che vede la possibilità da parte delle Case e degli Indipendenti di poter accedere a server condivisi, gestiti da un soggetto terzo.
Jürgen Buchert, Ceo di TecAlliance, ha illustrato le soluzioni che consentono ai professionisti della vendita e della riparazione di essere “connessi” e di partecipare attivamente a questa grande opportunità economica. Le vetture connesse cambieranno il mercato e l’obiettivo è fornire soluzioni informatiche standardizzate anche all’officina indipendente. A oggi il valore di mercato legato alla connessione in rete delle auto è pari a 170 miliardi di euro, una cifra destinata a impennarsi rapidamente, impossibile da sottovalutare per gli operatori del settore automotive. La maggior parte dei guidatori (oltre il 56%) non ha ancora un’idea ben chiara di cosa significhi “auto connessa”, ma quel che più conta è che è disposto e ben propenso ad accettare questo nuovo tipo di “standard di comunicazione”. In altri termini l’auto diventerà una sorta di smartphone intelligente su quattro ruote. Google, Facebook e i social network faranno sicuramente carte false per entrare in questo business e tutti i dati rilevati dalla connessione saranno via via oggetto di mercato. Quella che è stata l’evoluzione del cellulare, insomma, trasformato nel tempo in smartphone con tanto di app (servizi) per migliorare l’interazione col mondo esterno, avverrà anche per l’auto. In tal senso i costruttori auto stanno già cavalcando l’onda attraverso l’integrazione di sistemi touch screen e comandi vocali per assicurarsi un contatto diretto e continuo con il cliente automobilista. Prestigiosi marchi automobilistici stanno guià investendo nel know how di aziende software per ottenere ad esempio mappe e servizi indispensabili per incrementare il loro giro d’affari. Rimane da chiedersi, dal punto di vista dell’automobilista, se questi sia disposto a pagare servizi aggiuntivi in connessione. Per ora la risposta è più sì che no, proprio come avviene per le App.