News | 14 January 2016 | Autore: Redazione

Renault e Fca affondano in borsa

I titoli crollano rispettivamente del 20% e del 10% di fronte al calo possibile delle vendite sul mercato di Mosca. Ma per Fca pesano presunte irregolarità nelle immatricolazioni, mentre per il colosso francese si teme addirittura un dieselgate simile a quello di Volkswagen.

Per Fiat Chrysler Automobiles il rumor che fa scattare una serie di sospensioni e nuovi forti ribassi è made in Usa: parte da Automotive News, secondo cui due concessionari avrebbero denunciato il gruppo accusandolo di aver offerto denaro per falsificare i dati di vendita. Per Renault, ancora peggio: le indiscrezioni, a Parigi, parlano di perquisizioni legate a un’indagine per frode da mettere in rapporto con il dieselgate targato Volkswagen.
Che qualcosa sarebbe cambiato ne avevamo già parlato a novembre, dicendo che il caso Volkswagen sarebbe stato solo una punta di un iceberg. Infatti, nel nostro editoriale, anticipammo di tenere gli occhi aperti: "Solo negli USA si poteva far fare la fine del tacchino a un costruttore auto. Ad oggi, pur essendo molti meno i veicoli coinvolti nel “Dieselgate” VW dei 40 milioni di tacchini che solo negli Stati Uniti vengono serviti sulle tavole degli americani la terza domenica di novembre, non è detto che non vengano col tempo superati". (per leggere l'articolo originale clicca qui).

Nuovo scandalo emissioni?
È questo, il sospetto di un nuovo scandalo emissioni, ad aggravare sulle Borse europee una situazione che, per i titoli dell’automotive era già ai limiti della caduta libera. Alle 13 di giovedì, dunque a metà seduta, Renault perdeva il 20,25%, con quotazioni a 69 euro. Ed è stato a quel punto che sono arrivate le prime dichiarazioni ufficiale. Anche sui flash d’agenzia, suonavano da subito come una conferma: «Renault dice che i suoi uomini stanno pienamente cooperando».

Iniziano i dubbi su Fca?
Diversa la situazione per Fca. Sono due concessionari Usa, secondo le anticipazioni di Automotive News, ad accusare il gruppo guidato da Sergio Marchionne di truccare i dati di vendita americani. Non sarebbe cosa da poco: getterebbe lunghe ombre su quella «striscia» di record iniziata quasi subito, nell’era post salvataggio, e continuata anche per tutto il 2015, con incrementi percentuali spesso superiori a quelli dei diretti concorrenti. E infatti, benché siano gli stessi analisti dell’auto a mostrarsi scettici rispetto alle accuse o quanto e meno a ridimensionare il caso e le possibili conseguenza, il titolo in Piazza Affari è stato più volte sospeso per eccesso di ribasso, riammesso, risospeso. A metà seduta, all’ennesima riammissione, perdeva il 10%. Nel conto si stanno, certamente, soprattutto gli effetti combinati Russia-Renault. Ma l’unico commento rilasciato fin lì da Detroit non ha di sicuro aiutato: «Potremo dire qualcosa se e quando le denunce di cui si parla ci verranno notificate».
 

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