“Auto elettriche e ibride sono destinate a insidiare le vetture a benzina entro pochi anni”, ad affermarlo è la Cambridge Econometrics attraverso lo studio “Fuelling Europe’s Future”: un’analisi che presenta una serie di scenari lungimiranti per i veicoli europei, con un focus sugli impatti economici e sociali di ogni scenario.
Negli ultimi anni sono stati fatti notevoli passi in avanti anche in Italia e sul nostro mercato sono cominciate ad apparire le prime auto elettriche, ma si tratta di una quota ancora non particolarmente rilevante.
Nel 2017, infatti, stando ai dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ogni 100 nuove vetture immatricolate, 12 hanno alimentazione alternativa (contro le 10 del 2016) e ogni 10.000 nuove auto immatricolate, solo 10 sono elettriche (7,5 nel 2016).
Insomma, la strada da percorrere è ancora molto lunga, costosa e difficile. Dall’altra parte però, quello che si credeva un “mondo lontano”, è diventato oggi quasi un “mondo alla nostra portata”.
Secondo gli esperti britannici, infatti, entro il 2030, le auto elettriche e ibride saranno il 50% del mercato, mentre entro il 2050 quasi tutte le vetture vendute in Europa saranno a zero emissioni. Lo studio, inoltre, segnala come la transizione verso la e-mobility porterà più posti di lavoro (+206.000), minori importazioni petrolifere (4.9 miliardi di euro risparmiati in Europa) e riduzione dell’inquinamento e dello smog (emissioni ridotte dell’88% entro il 2050).
Si tratta di proiezioni ancora molto lontane, la “scossa” al mercato arriverà, ma non ora. Gli autoriparatori avranno quindi il tempo, il modo per entrare in quest’ottica e approfondire argomenti e problematiche che la manutenzione e riparazione di un veicolo elettrico comportano.
Da non dimenticare, infine, che ci sarà bisogno di investimenti in infrastrutture: fino a 23 miliardi nelle stazioni di ricarica dei veicoli elettrici entro il 2030 dei quali 9 miliardi per coprire stazioni pubbliche.
Ma perché in Italia l’auto elettrica non funziona come in altri paesi? Difficile trovare una risposta, ma le ragioni sarebbero riconducibili agli incentivi fra i più bassi d’Europa, alle poche colonnine di ricarica presenti sul territorio, alla minor percentuale di popolazione urbana rispetto agli altri paesi, ma soprattutto al prezzo di queste auto.
Insomma, ci sarà ancora tempo prima che queste vetture diventino una routine per l’autoriparatore…