Il documento, intitolato “Le strutture delle officine nell’aftermarket auto europeo”, evidenzia che l’82% dei centri sono indipendenti, mentre il 18% OES.
Lo studio, inoltre, segnala una costante crescita di reti di autoriparazione a livello europeo. Basti pensare che nel 2015 erano 384, mentre nel 2017 396.
I network di autoriparatori, a seconda del tipo di attività e di specializzazione, possono essere suddivisi in sei categorie: meccanico (che non tratta gomme, riparazione cristalli, e service A/C considerati come attività specialistiche); carrozzeria (fanno parte di questa categoria anche le officine che fatturano più del 50% grazie alle riparazione di carrozzeria); gommisti; posa cristalli (anche in questo caso sono stati considerati coloro che fatturano più del 50% con la sostituzione e riparazione vetri auto); fast fit puri e altri (per esempio gli specialisti nelle riparazione elettronica, gli ex elettrauto italiani per intenderci).
L’analisi Wolk, inoltre, segnala che l’82% dei centri aftermarket sono indipendenti e che il 52% di questi è specializzato in un’attività specifica.
Per quanto gli ingressi in officina, invece, in Europa la media è di 882 vetture per centro. Al primo posto la Germania, con più di 1.400 macchine per officina, seguita dal Regno Unito, che supera le 1.300 vetture, Austria e Francia. L’Italia, invece, è ottava con poco più di 1.000 auto per centro. Chiudono la classifica la Macedonia, con 390 auto per officina, seguita da Turchia, Slovenia e Lettonia.