L’ accelerazione della razionalizzazione della filiera della distribuzione indipendente di ricambi che stiamo vivendo negli ultimi anni sta trasformando l’aftermarket automotive, rendendo il mercato italiano sempre più simile a quello internazionale, almeno nelle promesse. Il consolidamento della filiera a livello della distribuzione ha visto alcuni dei più importanti distributori italiani, appartenenti anche a gruppi distributivi differenti, confluire in un’unica azienda, alla ricerca di un rafforzamento delle condizioni di acquisto e delle evidenti economie di scala, fra le quali la razionalizzazione degli stock dei ricambi nei magazzini della nuova azienda.
Se la pressione sui fornitori è stata una delle attività che si sono manifestate con maggiore evidenza, gli interventi successivi hanno invece maggiori difficoltà di realizzazione nel breve termine. La criticità risiede nel fatto che chi da sempre ha fatto le cose in totale autonomia decisionale e con buoni risultati, si deve abituare a una nuova realtà e aderire a nuove disposizione organizzative gestite “dall’alto” da persone senza una specifica conoscenza del mercato e delle sue specificità. Certamente nei fatti le aziende internazionali di distribuzione hanno ragione: le dimensioni dimostrano che il loro metodo è corretto e porta (se non nel breve termine) a una crescita delle quote di mercato, almeno nei paesi dove operano e si sono sviluppate.
Sarà così anche per l’Italia? In parte sicuramente, ma la distribuzione indipendente, se specializzata e con una gamma profonda, ha ancora molto da dire e non solo nel breve. La distribuzione locale, a livello del ricambista, è e sarà per molto ancora il punto di riferimento indispensabile per i riparatori e di supporto per le attività di riparazione, sempre che sappia crescere, più che in sconti, in qualità dei servizi proposti. I veicoli di nuova generazione, per essere riparati, richiedono nuove competenze, investimenti in termini di attrezzatura e di formazione. I gruppi di acquisto, anche a livello dei ricambisti, se vorranno mantenere la loro posizione di centralità nel servizio all’officina, dovranno investire in maniera coerente sui propri clienti autoriparatori, uscendo dalla mentalità che sino ad oggi ha fin troppo disperso le risorse messe a disposizione su questa attività. Una strada indipendente esiste, solo se professionalmente perseguita.