Il mercato indipendente della riparazione e della manutenzione sta attraversando - come si direbbe in “politichese” - un momento di riflessione; come già scritto recentemente non esiste una sola causa, ma un accumulo di esse, fra le quali l’incertezza politico-economica ha probabilmente il peso più grande.
La concentrazione di alcune delle più rilevanti realtà della distribuzione europea, fenomeno che ha contaminato inevitabilmente anche l’Italia, sta cambiando l’equilibrio fra le forze, mettendo sempre più in un angolo la produzione, sottomessa a una distribuzione sempre più aggressiva. Questo fenomeno, che nei paesi dove la concentrazione della distribuzione è un fatto consolidato, non è una novità: gli scaffali dei ricambisti cambiano colore con lo schiocco di due dita se l’accordo non viene firmato alle condizioni volute, spesso sottocosto.
Questa realtà, assimilabile a quanto già avvenuto nel mondo food, deve le ragioni di questa traiettoria alla miopia industriale delle grandi aziende produttive, che sono passate da una proprietà imprenditoriale a quella di un fondo di investimento. Senza una lucida strategia industriale e con l’obiettivo della crescita e dei massimi risultati in termini di EBITDA, i molti manager che si sono succeduti negli ultimi venti anni hanno trasformato i propri partner della distribuzione in ottimi speculatori e non a torto.
La scelta della multidistribuzione, che ha sì tolto dei feudi di benessere, ma anche una forte radicalizzazione dei distributori sul marchio, oltre che una conoscenza approfondita dei prodotti, ha livellato verso il basso il mercato, che sostituisce ora i brand non per ragioni tecniche, ma solo per opportunità economica. La fratellanza delle strutture commerciali con le aziende che investivano su di loro concedendo la distribuzione in esclusiva territoriale (i costruttori auto lo fanno ancora con i loro concessionari con la distribuzione selettiva qualitativa), è un retaggio del passato, abbandonato da molti in favore della crescita, che oggi è senza profitto e senza più crescita. Solo un cambio di passo potrebbe portare la produzione a riprendersi il ruolo abdicato, ritrovando la collaborazione con i partner della distribuzione (in esclusiva); senza, la dinamica è già sotto gli occhi di tutti.