Mentre la pandemia, speriamo, tira gli ultimi colpi di coda, il lascito di ormai due anni di emergenza sanitaria lascia al settore una eredità di tempo che bisogna assolutamente sfruttare.
Il rallentamento evidente delle nuove immatricolazioni, la mancanza di materie prime e soprattutto di micro processori, impediscono ai costruttori di consegnare veicoli nuovi al mercato, determinando un suo inevitabile invecchiamento. La corsa al car sharing, ai sistemi di mobilità condivisi andranno ripensati con formule che garantiscano la sicurezza agli utilizzatori, alchimia non semplice con le regole del distanziamento sociale.
Anche la corsa alla elettrificazione dei propulsori dei veicoli sembra aver perso lo smalto nello scontro politico e commerciale fra continenti che temono l’egemonia cinese su questa tecnologia. Tutte queste dinamiche favoriscono la riparazione indipendente, permettendole di metabolizzare meglio le trasformazioni tecnologiche dei veicoli, che pur non fermandosi, si presentano ora alle officine con minore impatto e urgenza di prima.
Questo ritrovato “comfort” in una corsa che sembrava persa, data la velocità del cambiamento tecnologico, ora è alla portata di tutti coloro che hanno la consapevolezza che la trasformazione in atto non si può fermare, ma almeno oggi si ha il tempo per imparare.