A distanza di tre anni dall’ultimo evento in presenza, torna Autopromotec, atteso evento fieristico dell’aftermarket automobilistico.
Questo importante incontro degli operatori della filiera automotive avviene in un anno pari, segno del rimescolamento delle carte degli appuntamenti fieristici slittati in tutta Europa negli ultimi anni e che si sono alla fine tutti programmati nel 2022. Una situazione che dovrà essere ripensata e riorganizzata a favore di una alternanza tradizionale negli anni, almeno degli eventi più significativi.
Il contesto economico nel quale si aprirà questa edizione bolognese è sicuramente complesso; la crisi pandemica prima, le conseguenze sulle disponibilità delle materie prime e la cosiddetta “operazione speciale” russa in Ucraina determinano un evidente rallentamento del nuovo immatricolato sia per mancanza di prodotto finito, sia per l’inflazione e in particolare il rincaro dei carburanti per autotrazione raffreddano la volontà degli utenti nell’acquisto di un nuovo veicolo.
Il conseguente invecchiamento del parco veicolare circolante porterà sicuramente dei benefici al settore post-vendita automotive, ma anche delle criticità, quali la difficoltà di reperire alcune parti di ricambio per le riparazioni, una maggiore presenza del ricambio OES nel mercato aftermarket, dovuto al tentativo di recuperare fatturato e margini da parte della rete dei costruttori auto rimasti senza prodotto nuovo da vendere.
La concentrazione degli operatori a tutti i livelli della filiera sta ridisegnando la mappa della produzione e della distribuzione, lasciando per il momento quasi invariata quella dei riparatori, che dovrà comunque strutturarsi per un mercato di riparazione sempre più nelle mani di operatori professionali per il nuovo immatricolato soprattutto se elettrico, o sempre più esigente nelle mani del privato alla ricerca del miglior compromesso qualità/prezzo.
Confidiamo che il tempo dei rapidi cambiamenti tecnologici imposti dalla politica ecologica possa raffreddare gli ingenui e miopi entusiasmi nell’affidarsi alle batterie cinesi alimentate da elettricità prodotta dal metano russo, lasciando alla industria europea il tempo di trovare le soluzioni tecnologiche migliori per la trazione dei veicoli in relazione alle risorse disponibili e anche alla loro facilità di reperimento.