Si fa presto a dire agli autoriparatori che si devono aggiornare professionalmente, investire in attrezzatura, utilizzare ricambi di qualità, migliorare l’esperienza dei clienti con officine sempre più accoglienti e con servizi che coprano a 360 gradi le esigenze degli automobilisti. Si fa presto.
Capita poi che, una volta fatto tutto ciò che sembra indispensabile per rimanere al centro della riparazione, soprattutto quella canalizzata, arrivino le offerte dei principali operatori con tariffe della mano d’opera che superano di pochissimo i venti euro/ora; imbarazzante.
Si chiede qualità, professionalità, rapidità e precedenza sui servizi, ma si riconosce un compenso incongruo; per quanto ancora il nostro mercato si può permettere di continuare a giocare al ribasso, sapendo che con certe cifre il servizio contrattualizzato non ha alcuna possibilità di essere effettuato correttamente?
Alcuni gruppi della filiera della riparazione si sono chiamati fuori da questo gioco al ribasso, rinunciando a lavorare con clienti che a conti fatti non sono profittevoli, altri invece continuano a sottoscrivere accordi che non sono sostenibili se si vuole lavorare seriamente.
Le officine autorizzate dalle case auto, lavorano con tariffari che superano anche gli ottanta euro/ora, per poi proporsi anche a meno se l’automobile non è di ultima generazione; la riparazione indipendente invece dovrebbe lavorare a tariffe che sarebbe riduttivo chiamare ridicole?
La mancanza di fiducia costringe gli operatori del nostro settore a un confronto svilito di contenuti, il cui unico obiettivo è puntare a condizioni economiche esplicitamente insostenibili, dando per scontata una buona percentuale di attività opache, dando ragione a quegli operatori che anziché strutturarsi e investire continuano a lavorare con le regole di un vecchio gioco che prevede buona flessibilità e tanto pelo sullo stomaco.