Stando alle statistiche presentate da Paolo Saluto del Politecnico di Torino durante l’incontro di Neoparts a Rimini, i primi cento ricambisti per fatturato in Italia, cioè il 2% del totale censito, fatturano il 21% del totale del mercato a livello officina. Quasi un miliardo di euro nelle mani di pochissimi operatori, valore cresciuto dal 2017 di 4 punti percentuali.
Sembra evidente che i grandi operatori della filiera della distribuzione indipendente crescano e concentrino maggiore fatturato, sia che essi facciano parte del primo livello dei distributori, sia che essi siano al secondo livello dei ricambisti. Insomma, i grandi crescono più velocemente degli altri player, conquistando il mercato degli operatori meno strutturati e competitivi.
Un fenomeno concentrato soprattutto al nord Italia certamente, anche se si intravedono operatori di tutto rispetto che crescono anche in altre regioni e che poi preferiscono investire al nord per crescere maggiormente.
Questa dinamica non può che portare a forti tensioni e accelerazioni da parte degli operatori della filiera, che saranno costretti a guardare all’interno della catena distributiva per trovare soluzioni che li rafforzino in un contesto competitivo sempre più aspro.
Sembrerebbe che la maggiore audacia in tal senso venga soprattutto da parte dei ricambisti, che avendo superato delle soglie ragguardevoli di fatturato, non disdegnano di ingolosire i componentisti, mettendo a disposizione dei volumi di acquisto interessanti.
Posizione più politicamente delicata quella dei distributori, che avendo compreso perfettamente i rischi della staticità, non possono fare strappi in avanti senza il rischio di conseguenze e di speculazioni del mercato.
Ciò nonostante, non si potrà attendere troppo tempo per fare ciò che in altri paesi europei è la regola della distribuzione ricambi, governata a due passaggi; il rischio è di essere estromessi dal mercato quando la concentrazione a livello ricambista sarà ormai troppo grande.