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Il veicolo è una Mini Countryman diesel, che nasconde la turbina dietro il cruscotto, e l’unico modo per accedervi è quello di smontare l’avantreno. Un lavoro impegnativo, soprattutto in termini di tempo, oltre che di ricambi.
Ho immaginato fosse una attività interessante per il riparatore, dato il preventivo conseguente, ma dopo poche battute la percezione che ho avuto è che preferisse non prendere il lavoro.
Troppo tempo da dedicarci, poco quello a sua disposizione; l’officina era infatti intasata di veicoli e la gestione delle riparazioni programmate unita alle urgenze sembrava aver superato ampiamente la possibilità di controllo.
Solo dopo la mia insistenza, a scapito di qualsiasi possibilità di negoziazione del preventivo, ha accettato di riparare il veicolo. Non credo sia solo una mia sensazione che le autofficine, sia OE sia AM, siano intasate di lavoro, incapaci di affrontare appieno, a causa della massa di richieste, il compito da svolgere.
La mancanza di nuove leve in questo settore imprenditoriale comporta un progressivo ma visibile rallentamento della capacità di produrre manutenzioni e riparazioni, a scapito anche dell’assorbimento dei ricambi necessari allo scopo.
Se da un lato il numero dei veicoli circolanti non diminuisce, anzi aumenta, dall’altra è la capacità della loro manutenzione che diminuisce, comportando effetti negativi sui consumi di ricambi.
I principali dealer stanno investendo nella costruzione di una rete di riparatori, soprattutto di carrozzeria, ma non solo, per sostenere il ripristino dei veicoli usati che rientrano nella loro distribuzione, possibile che ciò non possa avvenire anche nel mondo AM?