Mi rivolgo direttamente a Umberto Seletto, PVL manager Esso Italiana, che mi ha inviato una “calda” missiva (si veda la rubrica Lettere al Direttore qui di fianco) relativamente alla lettera di Diego Belmonte, direttore generale Groupauto Italia, pubblicata su Notiziario Motoristico di novembre 2011 a pagina 11.
Gentile Umberto, Le rispondo ben volentieri, anticipando la replica di Diego Belmonte (a pagina 10) e lasciando alla prossima edizione l’intervento di chiunque voglia dare il suo commento rispetto a questo argomento: questa testata è a disposizione del confronto del mercato, da sempre.
L’opinione espressa nella lettera di Belmonte è da me largamente condivisa; infatti non mi pare che il mercato della riparazione, a distanza di dieci anni dalla introduzione della prima versione del Regolamento conosciuto con il nome del nostro attuale Presidente del Consiglio, abbia portato il necessario equilibrio fra riparazione autorizzata e indipendente.
La continua attenzione della Commissione Europea per limitare atteggiamenti anti concorrenziali dei costruttori auto dimostra già da sola la mancanza della “sana concorrenza” da Lei dichiarata in premessa. Non basterà la 461/2010, nessun Regolamento sarà sufficiente ad arginare la volontà dei costruttori di rendere durissima la vita di chi non accetta le condizioni spesso esasperate delle autorizzazioni imposte dai costruttori sia ai concessionari sia alle officine autorizzate. Mi piacerebbe infatti sapere, e questa domanda potrebbe girarla per me ai suoi amici di AsConAuto, quanti concessionari si sentono ostaggio delle condizioni imposte dai costruttori e accettano supinamente, spaventati dall’idea di essere estromessi dal mercato della vendita e della riparazione al di fuori del cappello del costruttore.
Mi risulta, infatti, che le reti dei costruttori abbiano bilanci assai poco soddisfacenti e che più del 40% di essi abbia chiuso il bilancio da più di due anni in perdita. Si può spiegare con il masochismo o Lei può propormi qualche altra chiave di lettura di questa evidenza?
La vita degli indipendenti non è facile: da una parte i costruttori auto, attraverso una solida campagna di comunicazione dedicata al cliente finale, spingono quest’ultimo a utilizzare solo la rete autorizzata per la manutenzione e riparazione poiché è l’unica ad avere la competenza tecnica, nonché ricambi di qualità che si suppone salvino addirittura la vita, molto spesso di tutta la famiglia. Aggiungo a questo stile di comunicazione gli allungamenti di garanzia che arrivano anche a sette anni e la manutenzione “regalata” per due o più anni all’interno del costo della vettura; non si può parlare in questo caso di costi occulti, di mancanza di trasparenza e di libertà di scelta? Potrei anche dilungarmi con molti altri esempi che rendono davvero difficile accettare l’idea che questo sia un mercato libero e quindi l’automobilista possa scegliere liberamente il miglior riparatore per la propria auto.
Gentile Umberto, siamo tutti schiacciati dai costruttori: i concessionari costretti a fare investimenti indebitandosi irragionevolmente rispetto alle prospettive di vendita di auto nuove, ma con la carota della vendita di ricambi, sempre che ne siano capaci e che gli investimenti non siano superiori ai presupposti profitti; gli autoriparatori autorizzati anch’essi obbligati a comprare attrezzature a volte pure inutili e con un costo complessivo della autorizzazione spesso ingiustificata paragonata al circolante; gli indipendenti discriminati rispetto alle informazioni per la riparazione e denigrati dalla pubblicità delle case.
Mi vuole ancora convincere che non sia corretto suggerire a questi ultimi di non contribuire, comprando i ricambi dai costruttori, ai profitti di chi ne vuole la scomparsa?
Approfondimenti
Leggi la lettera di Umberto Seletto
Leggi la prima lettera di Diego Belmonte al direttore di Notiziario Motoristico e la replica (di Belmonte) alla lettera di Umberto Seletto
Leggi la lettera inviata al Direttore da Angelo Scamacca sul mercato indipendente