Sono passati quasi due secoli dal primo motore a scoppio e nessuna tecnologia sembrava potesse mettere in dubbio questa soluzione dedicata alla mobilità; non i motori a idrogeno né tantomeno quelli elettrici potevano essere ragionevolmente in competizione con quelli a combustione interna. Tant’è che io stesso, solo pochi editoriali addietro, parlavo di bufale che non erano ”solo campane”, ma nell’era di internet nulla è più certo, soprattutto per lungo tempo e quindi ciò che sembrava appartenere a epoche lontane, oggi sembra essere sempre decisamente più vicino.
Saranno le recentissime affermazioni dei principali costruttori auto, come quella di Marchionne che indica il 2025 come l’anno della produzione dell’ultimo motore diesel per il Gruppo FCA, e l’abbandono quasi unanime da parte della maggioranza di una soluzione tecnologica che, grazie al common rail, ha raggiunto delle performance davvero difficilmente battibili da altri propulsori, ma che oggi viene messa in discussione, soprattutto per colpa dei numerosi scandali legati alle emissioni di polveri sottili, che non sono facilmente gestibili né con i filtri antiparticolato né con le centraline elettroniche (a volte taroccate).
Saranno poi queste ultime il peggiore dei mali? A prescindere da cosa si pensa sull’argomento, ormai il dado è tratto e l’industria automobilistica vede l’ibrido (benzina/elettrico) come meta della mobilità nel prossimo futuro e forse un giorno anche solo l’elettrico.
Certamente non sono trasformazioni che possono avvenire da un giorno all’altro, ma se vediamo come in alcuni paesi abbiano vietato la circolazione ai veicoli con motore a scoppio e come anche in Italia quest’anno nel periodo della siccità molti comuni abbiano vietato la circolazione agli Euro 4 diesel senza scatenare alcuna polemica, allora la strada sembra essere già tracciata.
L’acceleratore del cambiamento è sicuramente la politica, che speriamo lasci il tempo alle industrie europee di governare meglio la tecnologia ibrida ed elettrica, laddove i principali produttori attuali si trovano in Estremo Oriente.
Mentre aspettiamo che l’inerzia del cambiamento faccia il suo corso, ho sempre la speranza che un motore come quello Diesel possa ancora dire la sua, anche nell’epoca delle emissioni zero, magari grazie a una nuova tecnologia di immagazzinamento delle particelle con una innovativa e ancora inesistente tecnologia. Sino ad allora ci toccherà restare a guardare a un’industria sia produttiva sia riparativa destinata a cambiare velocemente rotta, per evitare di finire come i maniscalchi del 1850 sostituiti dai gommisti.